Che il giornalismo sta attraversando un periodo di profonda crisi è evidente e non è certo una novità. Del resto, salvo rare eccezioni, il giornalismo italiano non è mai stato quello dei colleghi d’oltreoceano, che, come cani da guardia, si sono posti a difesa della democrazia, vigilando sul potere ed informando l’opinione pubblica. La dipendenza delle testate giornalistiche e degli addetti all’informazione da partiti politici e dal mondo imprenditoriale chi per etica personale o chi, nella maggior parte dei casi, per percepire lauti guadagni, hanno fatto sì che le notizie si trasformassero nel frutto di un’abile distorsione ad opera di quanti volessero coprire i propri interessi.
Ad Agrigento, la non imparzialità dell’informazione, la politicizzazione delle testate e dei giornalisti, la mancanza di pluralismo dell’informazione e la dipendenza degli editori da potentati economici o politici, hanno finito con il dare il colpo di grazia alla già macilenta credibilità della stampa. L’informazione utilizzata come mero mezzo di propaganda politica, qui si è trasformata in qualcosa di ancora peggiore, assumendo i contorni di una mafiosità che da culturale è divenuta strutturale, crescendo ed alimentandosi del silenzio di quegli stessi organi che avrebbero dovuto esercitare il loro potere di controllo.
Accade così, che i giornalisti per salvaguardare i propri interessi, a volte veramente turpi, non esitano a sacrificare la realtà dei fatti svendendo la propria onestà intellettuale. Una notizia diventa tale soltanto se il suo rilievo sociale non si scontra con l’interesse personale del pennivendolo di turno, o del suo padrone. Viceversa, rimane in un cassetto dal quale verrà tirata fuori al momento opportuno. E fin qui, staremmo ancora dentro fenomeni di prostituzione intellettuale o di corruzione dell’informazione, che, seppur esecrabili, resterebbero impuniti dalla legge in quanto non configurabili come reato.
Fare un elenco degli appartenenti a questa categoria di giornalisti non servirebbe a nulla, visto che in una piccola città come Agrigento ci si conosce tutti e non è difficile raccogliere commenti od opinioni in merito a quel giornale o a quell’altro giornalista. Si va dal direttore di giornale che critica quel politico o quella manifestazione sol perché non ha preso un centesimo di pubblicità, per arrivare al giornalista che si fa pagare per diffondere e fare pubblicare un semplice comunicato stampa.
Il massimo dello squallore si crede lo si raggiunga allorquando si utilizza un giornale come strumento per le estorsioni. Ma processi e condanne per “estorsioni a mezzo stampa”, non sarebbero certo una prerogativa agrigentina (anche perché da noi, inspiegabilmente non è mai accaduto), visto che più Tribunali del Bel Paese hanno abbondantemente trattato l’argomento.
La vetta dello squallore la raggiunge chi vorrebbe persino costringere gli altri a rendersi complici di storie molto private, senza che abbia il coraggio di agire in prima persona. Una sorta di killeraggio a mezzo stampa che non è molto diverso da quello a cui abitualmente ricorrono i mafiosi. Vogliamo chiamarla “mafiosità dell’Informazione”? Anche in questo la misera cittaduzza primeggia…
Tornano alla mente le parole di tanti agrigentini, ultimo dei quali Gio Di Falco, che dinanzi la domanda “cosa si può fare?”, rispondono: “scappare via da questo lerciume”. Neppure Di Falco ha voluto aggiungere altro, ma non c’è dubbio che sull’argomento ci si potrebbe scrivere interi trattati oppure una raccolta di cento novelle, scritte da un qualche autore onanista mentale compulsivo, che tanto per stile letterario, quanto per caratura e stile di vita, assai lontano sarebbe da quelli di trecentesca memoria.
È la stampa, bellezza! La stampa! E tu non puoi farci niente! Niente…
Gian J. Morici
Complimenti. Realtà centrata in pieno.
Condivido al massimo!
GS
Condivisione piena rispetto a un “mondo” informativo che fa opinione comune da cui nascono “Vittime”, che poi si dimostrano corretti e competenti o leader che poi, scoperta la pentola, si svelano “rappresentanti” di interessi illegittimi e affaristici.
Ma spesso la verità dei fatti non emerge e resta nella cronaca o nella storia la “verità” dei potenti che controllano l’informazione.
complimenti al direttore Morici che a differenza di molti altri giornalisti scrive cose scomode ma che hanno un filo conduttore di verità, spero che l’ordine dei giornalisti possa prendere provvedimenti e anche gli altri organi competenti
Condivido anche le virgole.