Da Centonove, a firma di Alida Amico
CALTANISSETTA – Dopo la fuga della Coop “Le Verdi Madonie” dal Frigomacello nisseno, la struttura ha chiuso i battenti. Restava sul tavolo il nodo della gestione del servizio di macellazione e del futuro dell’impianto, in cui lavoravano una dozzina di persone, dipendenti da una srl che operava in sub appalto. Nei giorni scorsi, si è svolto un vertice in Prefettura, concluso con l’impegno del sindaco Michele Campisi, di emettere un’ordinanza, al fine di assicurare la continuazione delle attività di macellazione e la salvaguardia occupazionale. Ma lo scorso lunedì, nel corso di una infuocata riunione convocata ad hoc, contrariamente agli impegni assunti, il primo cittadino si è tirato fuori. Rifiutando di emettere il provvedimento. Anche se per il Consorzio, in base al parere del proprio legale, l’avvocato Alfredo Galasso, la “prosecuzione del servizio di macellazione, che riveste interesse pubblico ed anche di natura sanitaria, poteva continuare ad essere assicurato mediante un provvedimento sindacale”. Immediata la replica del presidente dell’Asi. “Nel rispetto della legalità – ha dichiarato Alfonso Cicero – e ad onta di ogni tentativo di creare artatamente confusione, idonea ad alimentare conflitti sociali e puntando l’indice contro il sottoscritto, che agisce nel pieno rispetto delle norme, il Consorzio ribadisce l’impegno a provvedere, in tempi celeri e sulla base di ogni legittima procedura, anche urgente, all’affidamento della struttura”. Anche se non sarebbe compito dello stesso Consorzio – ha ribadito Cicero – assicurare la “funzionalità del servizio” abbandonato dalla cooperativa “Le Verdi Madonie”. In quanto riveste “interesse pubblico” sia dal punto di vista sociale che igienico-sanitario. Con l’assicurazione alle maestranze, che nell’affidamento della nuova gestione, saranno garantiti da parte del Consorzio, ente concedente, i “livelli occupazionali e le condizioni di espletamento del servizio nei confronti degli utenti”.
La scelta di mollare il Frigomacello, la cooperativa “Le Verdi Madonie” che dal 2004 gestisce gli impianti in contrada Calderaro di proprietà dell’Asi, l’ha comunicata ufficialmente con argomentazioni alquanto sibilline. “Tale determinazione è derivata dalla campagna diffamatoria a mezzo stampa – ha scritto in una nota inviata all’Asi ed al sindaco del capoluogo Michele Campisi – intrapresa dai vertici del Consorzio Asi e dalla Regione Sicilia, che ha portato ad una lenta ed inesorabile ostilità nei nostri confronti, sia diretta che indiretta, anche da parte degli istituti di credito…” Un attacco, insomma, sferrato al nuovo corso dell’Asi nissena – oggi presieduta da Alfonso Cicero ( dopo la precedente ultra trentennale guida targata Umberto Cortese), ma anche all’assessore regionale alle Attività produttive Marco Venturi. Con l’obiettivo, di addossare al vertice consortile, la responsabilità dei licenziamenti di una dozzina di lavoratori addetti al funzionamento degli impianti. Guerra all’Asi. Una mossa brusca, finalizzata a creare forte tensione e ad alimentare il conflitto sociale tra i dipendenti della società srl T.M.R – che in questi anni, ad insaputa del Consorzio, ha gestito il Frigomacello per conto delle “Verdi Madonie” – e l’Asi di Caltanissetta. Dove con l’elezione alla presidenza dell’ente di Alfonso Cicero, si respira una ventata di aria nuova: per la prima volta, sono stati scoperchiati gli intrecci tra mafia, politica ed affari. In primis la “scandalosa gestione” del Frigomacello. Danno erariale. Tant’è che sia nei confronti di Cortese, che all’ex direttore Salvatore Iacuzzo, Cicero ha già intrapreso un’azione di responsabilità (davanti alla Procura della Corte dei Conti), per un danno erariale all’ente, di circa 2 milioni di euro. La mega struttura di contrada Calderaro, di proprietà dell’Asi, finalizzata al ciclo completo della macellazione delle carni e della loro momentanea conservazione, fu realizzata con 20 miliardi di vecchie lire (del “progetto obiettivo” della Regione), nella seconda metà degli anni 90’, dall’imprenditore Pietro Di Vincenzo (oggi in carcere per mafia). Contratto anomalo. Doveva rappresentare il “volano” per lo sviluppo dell’economia agricola e zootecnica del territorio, e compensare la chiusura delle miniere di zolfo. Invece, dopo una breve gestione affidata al Comune capoluogo, dal maggio 2004 – ricorrendo ad un ”anomalo” contratto di locazione (con canone annuo di 25 mila euro) – la struttura venne affidata dall’Asi presieduta da Cortese, alla cooperativa “Le Verdi Madonie” di Geraci Siculo. Facente capo ai “chiacchierati” fratelli Giaconia (che oltre alla macellazioni delle carni, spaziano anche nella distribuzione con il marchio Conad). Rinuncia di Cremonini. Contravvenendo all’obbligo della gara ad evidenza pubblica: che una prima volta, fu bandita nel 2003 dallo stesso Consorzio, e vide l’interessamento di Italcarni (del gruppo Cremonini, leader nel settore delle carni). Poi, però, inspiegabilmente rinunciatario. Finché saltarono fuori “Le Verdi Madonie” della famiglia Giaconia, a cui la mega struttura venne quasi “regalata”. Su richiesta dello stesso Cicero (allora commissario dell’ente), nel novembre 2010, l’ufficio del Territorio, ha infatti valutato come “prezzo congruo” il canone minimo annuo di 266 mila euro (oltre Iva), per il Frigomacello. Canone da adeguare I vertici dell’Asi, si erano attivati, in nome della legalità e della trasparenza gestionale, a richiedere alla coop “Le Verdi Madonie”, l’adeguamento del canone. Ma la richiesta è stata rigettata dalla cooperativa madonita. Con conseguente richiesta di risoluzione del contratto da parte dell’ente, pendente al Tribunale civile di Caltanissetta. “Si trattava di un canone irrisorio – commenta il presidente dell’Asi Alfonso Cicero – a fronte di un struttura di 4 mila metri quadrati, che ospita attrezzature per la macellazione ed una superficie esterna di 20 mila metri. Di sola Ici – calcola Cicero – l’Asi paga 50 mila euro l’anno”. Associazione a delinquere. Eppure, la cooperativa “Le Verdi Madonie” – come risulta dai bilanci e libri contabili – negli ultimi 5 anni, dal 2004 al 2009, ha dichiarato ricavi da capogiro, per 100 milioni di euro. Anche se una recente sentenza della Cassazione (n.10845/2011) svela altri scenari: i fratelli Giaconia – che hanno costituito nel 96 la coop Le Verdi Madonie, continuando ad esercitare sulla medesima il “controllo di fatto” – sono stati condannati in via definitiva, per associazione a delinquere finalizzata alla truffa ed all’evasione fiscale. Vengono ritenuti responsabili, infatti, della “creazione di società fittizie”(cosiddette “cartiere”), che invece di operare correttamente nella compravendita di carni – in Italia e all’estero – emettevano fatture per “operazioni inesistenti”. Organizzazione “criminosa”. Allo scopo di lucrare sull’Iva “indebitamente richiesta” a rimborso – si legge nella sentenza – ed evadendo anche le imposte dirette (con il sistema delle truffe “a carosello”). La “coesione familiare”, la capacità di “reagire” agli accertamenti dello Stato – secondo i giudici cassazionisti – la “complessità” stessa della struttura con “diramazioni anche all’estero” sono tutti “indici oggettivi di una organizzazione criminosa”. Finora, ha espresso “piena solidarietà” alla cooperativa che gestisce il Frigomacello, solo il parlamentare del Pdl Alessandro Pagano. ”E’ una solidarietà non di facciata – ha dichiarato ad una Tv locale – per i posti di lavoro e la ricaduta nei confronti degli allevatori della provincia penalizzati”. Pagano ha elogiato la gestione “unica” della coop Le Verdi Madonie. “Non riesco a capire come mai l’Asi è riuscita a decuplicare i costi dall’oggi al domani – si è lanciato – è evidente che ci sono troppi punti oscuri…” ALIDA AMICO