In merito al procedimento penale celebratosi ieri dinanzi al Tribunale di Agrigento presieduto dal Dott. Giuseppe Lupo, che vede imputati per associazione a delinquere di stampo mafioso, l’ex Sindaco di Castrofilippo Salvatore IPPOLITO e Salvatore Bartolotta, ritenuto il capo famiglia della Cosa Nostra di Castrofilippo
L’associazione Libere Terre, associazione antiracket e antiusura, con la rappresentanza del suo presidente e socio fondatore Ignazio Cutrò, (che in seno al processo è costituita parte civile , in uno alla Provincia Regionale di Agrigento ed al Comune di Castrofilippo, tutti rappresentati e difesi dall’Avv. Arnaldo FARO del Foro di Agrigento), continua il suo impegno a difesa della legalità e del libero mercato, molto spesso conculcati dal fenomeno mafioso; fenomeno la cui aziona è tesa all’accaparramento e controllo del mercato ed , in genere, di ogni attività economica e produttiva.
E’ quanto emerso all’udienza dibattimentale di oggi, alla quale era personalmente presente Ignazio Cutrò, per sostenere l’azione di Libere Terre, di contrasto all’attività della Mafia: in particolare dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Di Gati che è stato sottoposto allo stringente esame dei Pubblici Ministeri e dell’Avv. Faro nell’interesse della parti civili, è emersa la grave ingerenza della Mafia nella spartizione degli appalti e del controllo del mercato, che annoverava tra i propri accoliti proprio il Sindaco del Comune di Castrofilippo Salvatore Ippolito; il quale con altri componenti mafiosi decideva la spartizione degli appalti tra le imprese in titolarità di soggetti mafiosi o vicini alla Mafia : il Sindaco , secondo le dichiarazioni dello stesso Collaboratore Di Gati, si sarebbe poi occupato di far in modo, sfruttando la sua posizione di vertice nel Comune di far si che gli appalti fossero assegnati secondo i desiderata della Mafia.
Lo stesso Sindaco prendeva consiglio , per la gestione della Cosa pubblica dal Bartolotta Antonino, ritenuto il Capo della famiglia, con il quale si incontrava con frequenza settimanale .
Pregnanza acquista, dunque , la circostanza della coincidenza in capo all’Ippolito del politico e del mafioso (avvicinato a Cosa Nostra), il quale era terminale e referente a sua volta di altri, e di maggior rango, personaggi politici e mafiosi (il Collaborante Sardino ha riferito che si incontrava con Giuseppe Falsone, capo della Mafia Provinciale fino al suo arresto): in pratica si è venuta a creare una situazione di devastante incidenza nel tessuto sociale dato che il politico, piuttosto che individuare , in uno agli altri organi comunali, oggi azzerati dai superiori provvedimenti autoritativi di scioglimento prodotti ed in uno al maggior referente politico regionale, obbiettivi pubblici e di interesse collettivo e, dunque, orientare la macchina amministrativa in proiezione del perseguimento degli stessi , individuava di contra obbiettivi funzionali alla Cosa Nostra provinciale , strutturando e spesso inventando appalti in funzione dell’affidamento degli stessi alle imprese vicine a Cosa Nostra o organiche della stessa.
Di Gati Maurizio ha infatti ben esplicitati i meccanismi che sorreggevano gli interessi di Cosa Nostra e ne consentivano il perseguimento:
(pag 121 dell’ordinanza cautelare) I finanziamenti , per la realizzazione del mercato ortofrutticolo giunsero tramite l’On. Cimino a Castrofilippo, il cui sindaco (l’odierno imputato Ippolito) da sempre vicino a cosa nostra, alla famiglia di Castrofilippo e Canicattì, su sollecitazione del Capo Mafia Provinciale Di Gati organizzò un incontro con la presenza dell’imprenditore di Camastra, Palilla……….
Continua il Di Gati: Quando seppi che a questo lavoro era interessato Lillo Di Caro di Canicattì (personalità mafiosa di spicco di quel centro) , non abbiamo avuto nessun ulteriore ruolo.
Sempre attraverso Aquilina ho saputo che erano stati promessi soldi all’Onorevole Cimino ed al Sindaco ( cioè all’Ippolito, circa 80.000 euro)
La superiore dichiarazione , resa non da un dichiarante qualunque, ma da un capo mafia, le cui dichiarazioni, peraltro, sono state riscontrate da attendibilità in altri processi e sentenze, e che qui sono relative a fatti ed accadimenti che si svolsero sotto la sua diretta osservazione e partecipazione e nel tempo(2003) in cui egli era nel pieno dei suoi poteri di capo della famiglia provinciale agrigentina, lasciano davvero sgomenti sulla irredimibilità della terra siciliana che è condannata —-prima ancora che dall’isolamento esterno , ratione loci , per assenza di infrastrutture e dalla deliberata volontà di mai mettere mano seriamente alla questione meridionale— dall’esistenza del fenomeno mafioso: si rifletta infatti che qui, cioè nella vicenda che ci occupa, i due uomini politici, ben individuati dal Di Gati, hanno, avvinti inter sese -e certamente Ippolito con i mafiosi locali- in un pactum sceleris, distratto risorse finanziarie (oggi scarsissime da reperire e da centellinare per l’essenzialità) , o comunque lasciato che esse potessero essere indirizzate ,piuttosto che per le finalità pubbliche già dette , per impinguare le casse delle famiglie e imprese vicine a cosa nostra, quando non pure in diretta titolarità mafiosa, per assicurare il prosperare di Cosa Nostra , mantenerne la sopravvivenza agevolarne l’azione
In altri termini le risorse si fanno arrivare, se ed in quanto esse saranno destinate a chi decide Cosa Nostra ed i politici mafiosi o, ancor peggio, collusi con la mafia.
Dirà di Gati : “A Castrofilippo so che c’è un gruppo di piccole imprese che fa capo ai fratelli Alaimo, che hanno tre iscrizioni di 3 400 mila euro……….. c’è Alfonso Barbetta che già avevo parlato su di lui ………………….che fanno il gioco che queste sei imprese vincono sempre a turno un lavoro da 2- 300 mila , 150.000 euro e i lavori piccoli se li dividono sempre loro, grazie all’appoggio del sindaco IPPOLITO Salvatore, che è molto vicino alla mafia, che già ne avevo parlato con il Dott. Asaro”
PM : “che vuol dire che era un finanziamento che arrivò grazie all’on.le Cimino ?”
Di Gati: in base al sistema che faceva arrivare i finanziamenti gli si paga poi una tangente in corso su chi vince il lavoro e perché chi fa arrivare i finanziamenti , come faceva l’On. Lo Giudice , che faceva arrivare i finanziamenti dove aveva persone vicine a lui ………… e Cimino fa arrivare i finanziamenti sapendo che il sindaco poi favorisce le imprese che lui gli dice da potere vincere”
Le imprese poi pagheranno una tangente del 3%.
Appare dunque di fondamentale importanza per Libere Terre e per Ignazio Custro , come per chiunque , che i fenomeni emersi nell’ambito del presente procedimento debbano essere debellati e stroncati, nell’interesse supremo della crescita economica e sociale della comunità provinciale e siciliana tutta.
Da qui l’invito del Cutrò rivolto a tutti gli imprenditori a fare squadra contro la prepotenza mafiosa e dei politici collusi e corrotti.