Le giornate del referendum sono state esaltanti e sorprendenti: soprattutto per la realtà nella quale noi agrigentini viviamo.
Esaltante (e sorprendente) è stato il dato percentuale che allinea Agrigento a quello nazionale per quanto riguarda la partecipazione e l’esito.
Esaltanti (e sorprendenti), pure, la genesi e la conduzione della campagna referendaria.
Abituati, infatti, all’insipienza della politica locale, appare straordinario lo sforzo che i comitati, le associazioni, i sindacati e i partiti (della sinistra, ovviamente) hanno sostenuto in questi mesi.
Soprattutto perché al Comitato Referendario queste realtà (diversissime tra loro) hanno partecipato in maniera paritetica.
Ed è proprio da questo dato che noi del John Belushi/ARCI proponiamo una riflessione: per la prima volta, dopo decenni di lotte intestine, la sinistra agrigentina si è riunita attorno ad un tavolo con le proprie intelligenze e le proprie forze che, fatalmente, hanno portato ad una modifica esponenziale dei “numeri” che nella nostra Città sono sempre stati a favore della conservazione e della mediocrità nelle Rappresentanze Istituzionale.
Pur mantenendo le proprie identità, associazioni e partiti hanno superato steccati, attenuato differenze per il raggiungimento del risultato.
Risultato appagante che, però, deve assumere il carattere di punto di partenza per quella che può essere, a nostro avviso, una “buona pratica politica” per Agrigento: un’unità negli intenti, una programmazione che, passo dopo passo, individui un complesso di strategie per affrontare (e risolvere) alcuni problemi della Città.
La tanto proclamata politica “dal basso” può realmente dare una svolta, democratica e partecipata, alla vita di questa città.
La programmazione e l’individuazione delle strategie devono però, a nostro parere, accompagnarsi all’abbandono degli individualismi che, di tanto in tanto, anche durante la campagna referendaria sono affiorati; e non si potrà prescindere dall’azzeramento dei leaders (o presunti tali) di alcuni partiti e realtà politiche che troppi errori hanno commesso e che sono compromessi con chi, ad Agrigento, detiene i poteri della politica (clientelare), dell’economia, dell’informazione.
Fare piazza pulita.
Accanto (a volte da antagonisti) e all’interno dei partiti, del sindacato, della chiesa, delle associazioni culturali e ambientalistiche, si agitano forze non corrotte e determinate che in quelle intense settimane hanno acquisito forza e ancor più determinazione.
Invitiamo TUTTE le realtà e i soggetti autori della campagna per i referendum, incoraggiamo chi ha sostenuto quel grande successo, a un incontro, non più differibile, di confronto e pianificazione: non c’è tempo da perdere, qualcosa si può fare per la nostra Città.
Per il suo futuro.
E per il suo presente.