Il contenzioso sulla Centrale a biomasse di Contrada Castellana del comune di Ribera si trasferisce dalle aule universitarie di Palermo alle aule giudiziarie della Procura della Repubblica di Sciacca. Infatti il Comune di Ribera aveva conferito apposito incarico di prestazione professionale all’equipe della Prof. Ing. Patrizia Livreri dell’Università degli Studi di Palermo per una valutazione tecnico-ambientale del progetto di cui all’autorizzazione n° 106 del 31.03.2010 rilasciato ai sensi dell’art. 12 del DLgs. n° 387/03. Oggi Angelo Renda, Segretario di Sinistra Ecologia Libertà, ha ritenuto che tale relazione fosse materia da essere trattata e messa sotto osservazione anche dalla Procura della Repubblica di Sciacca per la significativa qualità, carattere e portata delle irregolarità emerse.
Il dirigente politico riberese di SEL ha trasmesso alla Procura saccense una dettagliata esposizione ed approfondita analisi, da ricercare sotto il profilo giudiziario, di presunte e gravi lacune procedimentali ed istruttorie rilevate nel Decreto Regione Sicilia n° 106 del 31.03.2010, avente ad oggetto l’autorizzazione unica per la realizzazione e l’esercizio di un impianto per la produzione di energia elettrica alimentato a biomasse (olio vegetale) da realizzare nello stabilimento sito in C.da Castellana nel territorio di Ribera. Angelo Renda, nella comunicazione scritta espone ed analizza che da una accurata lettura vengono evidenziati, dall’equipe della Prof. Ing. Patrizia Livreri dell’Università degli Studi di Palermo, numerose e gravi lacune procedimentali ed istruttorie che, secondo il dirigente politico, necessitano accertamento su eventuali rilievi di azione giudiziaria.
Nell’esposto si evidenzia che dalla relazione emerge un quadro allarmante di mastodontiche anormalità ed enormi irregolarità:
– l’attività istruttoria svolta dalle competenti amministrazioni coinvolte ex lege al rilascio dell’autorizzazione di che trattasi appare “ictu oculi” in parte gravemente carente ed in parte del tutto omessa specie con riferimento agli aspetti relativi alla tutela del territorio;
– appaiono, infatti, evidentemente disattese le prescrizioni introdotte dal Piano Energetico Ambientale Regionale Siciliano (PEARS) là dove vengono normate e disciplinate le condizioni cui subordinare la realizzazione di impianti alimentati da biomasse nel caso in cui gli stessi debbano insistere su zone agricole ove vengano praticate particolari colture, ed appare altresì del tutto obliterata l’ulteriore preliminare ed indefettibile valutazione (normata all’art. 28 dello stesso PEARS) circa le modalità di reperimento delle biomasse da utilizzare. Orbene, nessuno degli atti relativi al rilascio dell’autorizzazione effettua una precisa e puntuale indagine mirata per l’appunto ad appurare il rispetto della prescrizione del PEARS e l’effettiva compatibilità tra il realizzando impianto e la peculiare vocazione agricola impressa al territorio,
– nessun intervento da parte delle competente autorità appare documentato ai fini della verifica di compatibilità tra i livelli di emissione prodotti dall’impianto e l’impatto che dette emissioni potrebbero avere sulla produzione agrumicola che com’è noto nel territorio del Comune di Ribera ha acquisito il prestigioso marchio DOP. D’altra parte, uno studio condotto allo Statewide Air Pollution Research Center dell’Università della California ha rivelato che l’esposizione di alberi di arance al biossido di azoto NO2 in concentrazioni di appena o.25 ppm (cioè 40 volte inferiori alle emissioni stimate per l’impianto proposto) provoca sia una significativa defogliazione sia un calo della produzione di frutti. Ciò indica che l’impianto proposto potrebbe seriamente compromettere la produzione agroalimentare del territorio, sede dell’impianto stesso, che vanta ad oggi un prezioso riconoscimento di marchio.
– la relazione tecnica evidenzia l’omessa precisazione del tipo di biomassa liquida da utilizzare come combustibile, in violazione dell’art. 28 del PEARS, e non consente un’esatta quantificazione delle emissioni inquinanti prodotte dallo scarico del motore;
– altra anomalia nel progetto esaminato è che non risulta descritto alcun sistema di abbattimento o di cattura della frazione non solubile del particolato;
– evidente, pertanto, la superficialità dell’istruttoria condotta sulla scorta di elementi generici ed imprecisi del tutto inidonei a consentire i dovuti e necessari approfondimenti e le obbligatorie verifiche prescritte a tutela della salute pubblica e della collettività;
– risultano, altresì, incomprensibilmente ritenute ai limiti di legge le emissioni che in ipotesi l’impianto dovrebbe produrre in assenza del dato fondamentale costituito dalla indicazione della particolare tipologia di combustibile da utilizzare, circostanza questa che rende del tutto priva di pregio e fondamento la valutazione sull’entità delle emissioni;
– a ciò si aggiungano, inoltre, non meno rilevanti ricadute sul piano della sostenibilità globale e locale dell’impianto provocate dalla mancata reperibilità del combustibile all’interno degli ambiti territoriali indicati nel PEARS;
– singolare,altresì, la mancanza nel novero dei pareri prodromici resi in sede di conferenza dei servizi, del parere dell’ENEL Distribuzione spa.
Le argomentazioni contenute nella relazione tecnico-ambientale denotano numerosi e diversi profili di illegittimità che inficiano insanabilmente l’autorizzazione unica rilasciata in favore della ditta Carmelo Palermo.
Quello che è successo, è inaudito! Come sia potuto accadere, chiede e conclude il dirigente politico di SEL Angelo Renda, che il rilascio di simile autorizzazione sia irrispettosa ed oltre modo lacunosa delle più elementari norme del Piano Energetico Ambientale Regionale Siciliano.