Carissimo don Carmelo, sono lieto del fatto che attraverso la tua risposta i lettori ( spero tanti) hanno certamente avuto la possibilità di conoscere meglio il delicato problema dei bilanci della Chiesa locale. Approfitto quindi del fatto di avere aperto un dibattito per chiederti di approfondire alcune questioni. Tu potresti rispondere (come ha fatto in parte): vai a cercarti queste notizie sui siti web o negli uffici della provincia o della regione. Ma io desidero che la Chiesa agrigentina, attraverso te, abbia il merito di diffondere tali notizie. Se io pubblicassi un’inchiesta su tale problema, l’economo e gli altri responsabili della Curia non avrebbero alcun merito. Ti prego pertanto di rispondere, se vuoi, direttamente e non rimandandomi ad altre fonti.
Hai spiegato che il 90% delle entrate arrivano dalla CEI grazie all’8per mille. A maggior ragione, quindi, tutti quelli che scelgono la Chiesa Cattolica quando compilano la dichiarazione dei redditi, dovrebbero essere bene informati sui bilanci, considerato che la Chiesa riceve praticamente tutto dalla loro generosità. Credo che su questo non si faccia abbastanza. Quando la Chiesa vuole fare sapere qualcosa che le sta a cuore usa ogni mezzo e risorsa. Nel campo dell’informazione su questo capitolo della vita ecclesiale si potrebbe fare di più.
Vorrei inoltre mettere a conoscenza, attraverso le tu risposte, i lettori di tutto il patrimonio immobiliare della Chiesa agrigentina, case e terreni. Mi risulta che molti appartamenti sono affittati quasi gratuitamente. In molti casi avviene certamente perché si tratta di sedi di organizzazioni ed associazioni che fanno molto per la Chiesa. Ma è sempre così ? Tutti gli appartamenti ed io locali spesso e ben utilizzati da chi li ha avuti in affitto per pochi spiccioli sono ben valorizzati? Taluni non sono chiusi da anni ed abbandonati da chi li avrebbe dovuti tenere aperti per le attività promesse ?
E i terreni ? Si dice che tanti ettari che appartengono alla Chiesa locale siano incolti. Quanti ne possiede la Chiesa agrigentina ? Quanti sono stati dati in affitto ? Quanto si ricava ? E quelli incolti non si potrebbero affidare a cooperative di disoccupati ed immigrati ? Non è uno spreco lasciarli incolti ?
Una curiosità personale riguarda Telepace. Quanto è costata in questi (tanti) anni questa operazione alla Chiesa agrigentina ? Purtroppo si dice che i costi sono stati enormi e i benefici molto modesti. Chiusa questa esperienza, si può sapere quanto ha versato ogni anno la Chiesa agrigentina per l’ ospitalità avuta dalla società con cui si è siglata la convenzione ? E’ vero che il rapporto è stato chiuso perché monsignor Montenegro si è reso conto che i costi erano esorbitanti ?
Infine torno sul problema dei bilanci condivisi. Ritengo che si possa fare molto di più. Gli uffici della Curia potrebbero organizzare degli incontri, invitando non solo i cassieri delle parrocchie, ma i responsabili delle maggiori organizzazioni del laicato, le persone più vicine ai parroci nell’organizzazione della vita delle parrocchie, i maggiori responsabili degli ordini religiosi, ecc. Quando bisogna preparare il piano pastorale si fanno molti incontri locali, zonali, diocesani con tali realtà. Perché non convocare i laici anche per predisporre il piano finanziario ? Perché non si tratta di fare appelli alla partecipazione, ma di organizzare tale partecipazione attraverso un calendario annuale di incontri.
Spero risponderai a queste domande senza rimandarmi a ricerche presso altre fonti. In ogni caso grazie, don Carmelo.
Elio Di Bella