Per questa volta, e solo momentaneamente, pare scongiurata l’emergenza rifiuti per i Comuni dell’Ambito territoriale ottimale Gesa Ag2.
Giuseppe Catanzaro, numero 2 della Confindustria di Lo Bello, vicepresidente dell’associazione schierata contro il racket, non chiuderà la discarica di Siculiana, ha trovato l’accordo con la Regione.
Nell’impianto dell’imprenditore, definito dal quotidiano Repubblica “attivissimo e con buoni agganci politici (è amico del deputato finiano Giuseppe Scalia)”, arrivano i rifiuti di gran parte dell’isola.
Infatti, oltre a quelli dell’Ambito territoriale ottimale Gesa Ag2, la discarica agrigentina accoglie la spazzatura di Pantelleria, di Alcamo, di Marsala e all’occorrenza, come durante l’emergenza campana del 2007, anche i rifiuti provenienti da altre regioni.
Una storia interessante quella della discarica di Siculiana, che passata da pubblico a privato è da tempo al centro di molteplici polemiche.
La discarica di Siculiana era una volta considerata d’avanguardia per le tecniche impiegate.
Tre i Comuni che erano costituiti in consorzio affidando i lavori di interramento a una società privata.
Successivamente, il comune capo consorzio (Siculiana), finì con l’affidare la gestione dei lavori alla ditta Catanzaro, che, grazie a una legge regionale che trasferiva la titolarità delle discariche (e di tutti i contratti e rapporti relativi) dai Comuni o consorzi di Comuni alle imprese impiegate per i lavori di smaltimento e sistemazione, consegnò nelle mani di privati uno dei tanti servizi che sarebbe dovuto restare pubblico.
Ma perché lasciare nelle mani del pubblico un business da un miliardo e mezzo (tanto si prevede come fatturato per i prossimi anni), quando – come per l’acqua – si può privatizzare un servizio primario indispensabile per la collettività?
Un miliardo e mezzo di euro, che potrebbe lievitare con l’aumento delle tariffe e già in passato l’ex governatore della Sicilia, Totà Cuffaro, ha dimostrato come questo si possa realizzare anche in data retroattiva rispetto un accordo già raggiunto tra le parti.
È proprio grazie a una legge regionale che venne trasferita la titolarità delle discariche (e di tutti i contratti e rapporti relativi) dai Comuni o consorzi di Comuni alle imprese impiegate per i lavori di smaltimento e sistemazione.
“ Quella legge – così la descrisse l’avvocato Mauro Mellini – sembrava fatta apposta per il disastro ecologico legato al problema immondizie. Fatta apposta per renderlo cronico e catastrofico. I Comuni, bene o male, erano e sono portatori di interessi relativi al profitto (in caso di concessione dell’uso ad altre utenze) ma anche di interessi di salvaguardia del territorio e di contenimento dell’inquinamento. La legge regionale, a parte aspetti propriamente patrimoniali sui quali è venuta ad incidere, sembrava (e sembra) fatta apposta per aprire le discariche esistenti ad un uso illimitato (e sconsiderato). Con l’effetto, intanto, di aumentare dimensioni e profitti d’impresa ed, al contempo, di determinare diffidenze più che giustificate di popolazioni ed amministrazioni nei confronti dell’apertura di nuove discariche, senza le quali l’emergenza rifiuti sarà sempre più drammatica ed irrisolvibile.”
Grazie a quella legge, così come scriveva Mellini, l’emergenza rifiuti è diventata sempre più drammatica ed irrisolvibile.
I continui ritardi nei pagamenti da parte degli Ato rifiuti che portano alla consueta minaccia di chiusura degli impianti, dinanzi la quale interviene poi mamma regione con finanziamenti, leggi e leggine, sempre in grado di soddisfare le necessità economiche di quanti – lasciando respirare ai cittadini per qualche giorno i miasmi dei rifiuti, per sollecitare pronti interventi – sanno già che nessuno potrà scollarli dalle sponde di quel fiume di denaro che rappresenta il business della mondezza.
Ovviamente, di rivedere la gestione privata delle discariche non se ne parla neppure. Anzi, ad incrementare il business dei privati, ci pensa Palazzo d’ Orleans con la prevista realizzazione di quindici nuove discariche e l’ampliamento di 12 di quelle già esistenti.
Business privato ed emergenza pubblica…
Gian J. Morici
La verità di certo darà fastidio a Catanzaro, le faccio i complimenti per l’articolo ed il mio apprezzamento per essere unica voce libera di Agrigento.
L’unico mio dispiacere che le privatizzazioni a perdere, ed in danno alla collettività non interessa purtroppo ad un popolo genuflesso…
Cordialità
E’ accussì Si SCALIA puru na munnizza. Unni c’è fetu ce iddru
ma quale popolo genuflesso!!!ke cosa possiamo noi contro questa mentalità di profitti,busines economici,interessi privati…piu’ di denunciare,,cosa si puo’?si fanno le leggi ad convenienza…la regione ci va a “nozze” e noi ci teniamo la monnezza a casa!!!!!finirà come la campania????mha…vedremo…MA NESSUNO SI PERMETTA DI DIRE KE SIAMO UN POPOLO SOTTOMESSO!!!!
Aumenta tutto spazzatura del 150% (fra l’altro siamo sempre alle solite con i mancati pagamenti al personale,) e di conseguenza con la spazzatura in mezzo alle strade. L’acqua nonostante l’aumento del 240% non è per niente aumentata l’approvvigionamento idrico dei cittadini, siamo i primi nelle classifiche dei costi, siamo gli ultimi nelle classifiche dei servizi in Italia. C’è qualcosa che non va nel senso giusto. Mi sono chiesto tante volte come Lei, perché hanno lasciato nelle mani del pubblico un business da un miliardo e mezzo (come ha detto, tanto si prevede come fatturato per i prossimi anni), hanno privatizzato l’acqua, che è un servizio primario, immaginiamoci tutto il resto. Privatizzare per avere una qualità peggiore non si può giustificare. Ma negli ultimi anni, la “moda” della privatizzazione ha prima interessato la sinistra poi la destra, unicamente per una privatizzazione per fare solo e unicamente una parcellizzazione del lavoro, e cosi creare dei “posti di lavoro” sempre più precari, e in nero.