Il referendum indipendentista nell’Ucraina orientale di Donetsk e Lugansk è andato come previsto. Un voto plebiscitario in favore dell’indipendenza. Ad organizzare il referendum, i filo-russi che ne hanno gestito tutti gli aspetti, dall’espletamento delle operazioni di voto allo scrutinio finale delle schede elettorali.
Ammessi al voto, gli elettori provenienti da altre regioni, uomini incappucciati e non identificati. Persino a Mosca un seggio elettorale ha raccolto voti. Di chi? Urne elettorali trasparenti; schede votate aperte in modo tale che si potesse vedere la preferenza di voto. Credo sia molto difficile esprimere un voto contrario al volere del comitato referendario quando si vota con i mitra spianati addosso. Ma evidentemente la vera democrazia è questa.
La stessa “democrazia” che mamma Russia ha applicato in Crimea. La stessa “democrazia” che papà Putin si appresta a mettere in atto in Transinistria. In concomitanza con il referendum in Ucraina, in Moldavia le autorità hanno bloccato il ritorno a Mosca del vice primo ministro russo Dmitry Rogozin. L’uomo, in procinto di imbarcarsi per il volo che lo avrebbe riportato a casa, nel suo bagaglio trasportava le firme di una petizione organizzata per chiedere a Mosca il riconoscimento in Moldavia di una regione separatista.
Una notizia che la stampa occidentale ha definito “sorprendente e inquietante “. Inquietante certamente sì, ma sorprendente non la potremmo definire visto che l’operazione russa per smembrare anche la Moldavia dopo l’Ucraina l’avevamo anticipata già il 26 aprile scorso, scrivendo dell’intervento in Transinistria delle forze speciali russe.
Quale sarà la prossima mossa di Putin? Non è difficile immaginare la chiusura a nord dell’Ucraina, né tantomeno l’avvio dell’operazione pianificata da tempo, che prevede l’intervento delle forze speciali russe (SSO ) nelle altre nazioni confinanti e che una volta facevano parte dell’ex Unione Sovietica.
Ancora una volta staremo ad assistere a “democratici referendum” che porteranno all’annessione di nuove regioni alla Federazione russa. Dopo l’alleanza con la Cina e l’Iran (altri esempi di democrazia), Mosca guarda con occhio attento al Medio Oriente e tutta quella parte del continente africano che gli consentirebbe il controllo di grosse risorse energetiche, di importanti snodi di distribuzione (gas e petrolio) e quello di tutto il bacino del Mar Mediterraneo.
In questo contesto rientrano le commesse militari che vedono la Russia pronta a fornire armi, mezzi navali ed aerei a nazioni-partner del Cremlino. Il rischio è quello che dalla cosiddetta “guerra fredda” che vide contrapposti il blocco occidentale (NATO) e quello orientale (Patto di Varsavia), si passi ad infiammare lo scacchiere mediorientale con il pericolo che la prossima guerra assuma proporzioni catastrofiche ed incontrollabili.
Pur non possedendo una sfera di cristallo, tutti gli eventi relativi all’Ucraina, alle modalità di espletamento del referendum e all’operazione in Moldavia, li avevamo annunciati con largo anticipo. Questa volta vorremmo veramente esserci sbagliati…
Gian J. Morici