“Il garantismo non può essere invocato a corrente alternata a seconda di quando ti conviene. Noi di Forza Italia siamo sempre stati equidistanti, indipendentemente dalle posizioni politiche, siamo sempre stati difensori della presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva criticando ovviamente l’uso delle procure come mazza da baseball nei confronti della politica o delle pubbliche amministrazioni o del cittadino”.
Così è intervenuto il vice Ministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, nel corso de ‘L’Italia s’è desta’, programma di Radio Cusano Campus condotto dal direttore del giornale radio Gianluca Fabi e la giornalista Roberta Feliziani. “A Bari si verifica una doppia situazione – ha proseguito Sisto – c’è un procedimento penale e su quello ovviamente c’è massima presunzione di non colpevolezza, ma sul procedimento amministrativo a carattere preventivo non c’è nessuna presunzione di non colpevolezza, nessun garantismo. C’è soltanto un sollecito al ministro ad andare fino in fondo. La differenza è proprio culturale, sono proprio due capitoli diversi”.
Riguardo ad Antonio Decaro, il vice Ministro della Giustizia ha continuato dicendo: “Nessuno ha puntato il dito su coloro che sono interessati dal procedimento penale. Io non me la prendo affatto con Decaro, dico soltanto che i baresi hanno diritto di conoscere, e la commissione di accesso lo verificherà e controllerà se la nostra amministrazione in questi anni è stata condizionata dalle cosche mafiose”.
Si è poi parlato anche di Michele Emiliano e di quella volta che sarebbe andato a bussare alla porta della sorella di un boss perché la gente protestava. “Quando era assessore Decaro e sindaco Emiliano, Decaro viene da me e dice di esser stato minacciato. Emiliano dice testualmente a Decaro ‘tutti e due andammo a casa della sorella del boss’ – ha ribadito Sisto – Emiliano ha percorso quei 100 passi di Peppino Impastato. Non si è mai visto che il sindaco va in casa della sorella del boss e attira consapevolmente il suo assessore nell’organizzazione criminale. Un pubblico ministero ha la perfetta consapevolezza del peso giuridico di un gesto di questo genere. Se lo avesse fatto un qualsiasi altro soggetto, per esempio un imprenditore, sarebbe stato concorso esterno in associazione mafiosa e lo stesso Emiliano sarebbe stato d’accordo nel ritenerlo tale. È un gesto sconcertante, incredibile”.
In merito invece ai test attitudinali, il vice Ministro della Giustizia ha voluto aggiungere: “Le commissioni di Camera e Senato hanno tutte e due indicato i test psicoattitudinali come un elemento da introdurre nell’ambito del decreto, quindi c’è un primo segnale fortissimo di pareri convergenti per dire al governo di inserire i test psicoattitudinali nel decreto legislativo. Il CSM in questa riforma rimane il punto di riferimento – ha sottolineato – politica e governo non c’entrano nulla, rimane un discorso interno alla magistratura, sotto la stretta sorveglianza del consiglio superiore.
I test servono per valutare l’idoneità a ricoprire il ruolo e per evitare che le prove meramente tecniche siano insufficienti per la valutazione compiuta del magistrato. Il problema non è il test, perché questa prova è affrontata da moltissime categorie nella pubblica amministrazione. Il carabiniere maneggia armi, ma anche il magistrato maneggia particolari situazioni molto incidenti sulla vita di ciascuno di noi”, ha spiegato Sisto. “Non sono un appassionato, però è una soluzione che salva i principi costituzionali e metterei questi test psicoattitudinali dappertutto sono sincero. È più un problema di resistenza culturale che di effettivo danno”, ha concluso Francesco Paolo Sisto.