La cittadina di Castelvetrano sembra sia diventa l’ombelico del mondo, a seguito della presenza del suo super latitante MMD (Matteo Messina Denaro) e tutto quello che ne consegue. Non passa infatti giorno senza che Castelvetrano, una volta centro fiorente del commercio di prodotti dell’agricoltura, non salga alla ribalta delle cronache per l’ennesima operazione di polizia.
È il risultato della “caccia” al boss. Un risultato che ha finito con il distruggere l’economia cittadina, senza che si sia arrivati alla cattura del latitante. Quali segreti nasconde Castelvetrano, tanto da permettere a MMD di rimanere ancora oggi uccel di bosco? Tutti e nessuno! Più che di segreti, infatti, dovremmo parlare di ciò che corre di bocca in bocca, di quanto si è scritto e detto, di come talune vicende siano state nascoste, nonostante fossero conosciute da tutti, così come la polvere sotto il tappeto del salotto. Eppure, la polvere è lì. Basterebbe soltanto sollevare il tappeto per trovarla.
A suo tempo, come risulta dagli atti, il Sisde si avvalse dell’ex sindaco del paese, Antonio Vaccarino, per tentare di catturare il boss. In realtà, l’obiettivo era ancora più ambizioso: mappare le famiglie di “cosa nostra” nell’intera regione. Un piano ben congegnato, mandato in fumo da una provvidenziale – per il boss – fuga di notizie, alla quale non fece seguito alcuna indagine per scoprirne l’autore o gli autori. Una fuga di notizie che non poteva che nascere da ambienti investigativi, quegli stessi ambienti che ormai, quasi quotidianamente, vengono coinvolti nelle inchieste che riguardano mafia, depistaggi, politica. In ogni cesto si annida un frutto marcio, inutile quindi meravigliarsi se anche in questi ambiti, si scoprono collusioni che non dovrebbero esserci. Anzi, queste conferme, dovrebbero indurci a prendere atto del fatto che non esistono categorie al di sopra di qualunque sospetto e che, pertanto, è necessario indagare serenamente e con distacco in tutte le direzioni, senza patenti di legalità, impegno antimafia – istituzionale e non – o altre amenità del genere.
Pizzini
Erano pizzini quelli che si scambiavano Svetonio (Vaccarino) con Alessio (Matteo Messina Denaro). Così come pizzini erano quelli della fitta corrispondenza con Bernardo Provenzano. Eppure, la qualità degli scritti era ben diversa. Colta, forbita, ricca di citazioni, quella con Svetonio, grossolana quella con Provenzano. Mani e menti diverse così come diverse erano le menti di chi avrebbe letto. Chi scriveva i pizzini? Non è difficile immaginare che l’estensore, fatto proprio il pensiero di MMD, lo mettesse nero su bianco, in corretto italiano (con Svetonio) arricchendolo di un lessico che difficilmente si attribuirebbe al latitante, più semplice e grossolano con Provenzano che diversamente non avrebbe capito.
Una diversa proprietà di linguaggio, che anche in altre circostanze, seppur con un lessico più semplice, la si riscontra negli scritti postati sui social network da un altro soggetto: Vincenzo Calcara! Chiunque abbia avuto modo di ascoltare Calcara, ben ne comprende il livello culturale che gli impedirebbe di postare un commento, seppur breve, con la proprietà di linguaggio che si riscontra in molti suoi lunghi post. Chi li scrive? Chi sia Calcara lo abbiamo scritto molte volte – e tanto altro c’è da scrivere – non perché il soggetto, in quanto tale, meriti le nostre attenzioni, quanto per il ruolo – consapevole o meno che sia da parte sua – che ha avuto in merito a diverse vicende giudiziarie.
Mafia, politica, massoneria, Vaticano, non c’è nulla di cui Calcara non abbia parlato nel corso delle sue “rivelazioni”. Anzi, qualcosa c’è. Non aveva mai parlato di Matteo Messina Denaro quando iniziò a collaborare. Così come non aveva dichiarato un omicidio che poi disse di aver commesso (e per il quale non ci risulta sia stato indagato, nonostante lo abbia dichiarato in un’aula giudiziaria) né di aver preso parte al trasporto del tritolo destinato all’attentato al Giudice Paolo Borsellino.
Parlò anche delle logge massoniche del trapanese, di recente oggetto di nuove indagini e arresti. Quanto c’era di vero e a quali risultati portarono le sue propalazioni congiuntamente a quelle di Rosario Spatola, altro pentito assai discusso? È sufficiente leggere gli atti processuali e le dichiarazioni di 17 pentiti che hanno smentito Calcara&C, per rendersi conto di come la lunga serie di menzogne da parte di questi soggetti, abbiano portato gli inquirenti a seguire per anni piste sbagliate.
Piste che per oltre 25 anni hanno permesso a MMD di sottrarsi alla cattura. Una cattura che stando alle dichiarazioni del procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, avverrà entro l’anno. Un successo che coronerebbe tanti anni di caccia al latitante e lo straordinario impegno, anche economico, profuso. Già, quanto denaro è stato speso, ad oggi invano, per catturare MMD? Quanti gli uomini impiegati nella caccia al fantasma?
“Lo Stato deve necessariamente conseguire questo obiettivo perché non si può consentire che uomini del calibro mafioso di Messina Denaro continuino a sottrarsi alle ricerche” – ha affermato il procuratore nazionale antimafia. Una considerazione giusta, che però porta a farci qualche domanda. Lo Stato, poteva consentirlo per oltre cinque lustri? Cosa non ha funzionato, e perché? Inoltre, se non fosse avvenuta la fuga di notizie in merito all’operazione di Svetonio (Vaccarino), Matteo Messina Denaro, sarebbe già stato catturato?
Difficile dare una risposta ad alcune domande, così come difficile è immaginare cosa dia la certezza che MMD verrà catturato entro questo anno. Matteo Messina Denaro, oggi che pare sia il capo del nulla, sarebbe scomodo tanto per i suoi accoliti quanto per possibili apparenti nemici istituzionali, che in realtà per tutti questi anni sono stati complici dei suoi delitti. Lui, l’uomo che conosce i segreti delle stragi di Capaci e via D’Amelio, gli intrighi, i depistaggi, le collusioni, potrà mai comparire dinanzi un giudice al quale raccontare cosa è successo negli anni più bui della storia – e della giustizia – italiana?
Castelvetrano non ha segreti, è solo un paese distrutto. Con la sua spazzatura nascosta sotto il tappeto del salotto buono…
Gian J. Morici
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