Testo e foto di Diego Romeo
Proprio in questi giorni in un saggio edito da Einaudi un grande classicista come Robin Lane Fox affronta una delle questioni più dibattute della letteratura antica e indaga sulle ragioni che rendono l’Iliade e il suo mondo capaci di affascinare sempre. Ma Fox fa di più e a una analisi dell’etica eroica e del culto della guerra affianca una descrizione dei mondi paralleli come le donne, gli dei ,la natura, confermando l’esistenza di Omero come unico regista precursore dei poemi dove guerra, amore e pianto vanno a comporre uno tsunami. La sorte dell’Iliade tocca anche in questi giorni i murales deturpati o semidistrutti dell’Iliade di Silvio Benedetto a Campobello di Licata mentre per singolare coincidenza sulla scena del teatro di Racalmuto lo scorso 16 novembre, è andato in scena una performance teatrale dell’Iliade. Altra coincidenza (non per caso ma per necessità) mentre andava in scena nel paese della ragione l’opera Iljos del teatro calabrese BAT17 opera firmata da Angelica Artemisia Pedatella , Papa Francesco nel suo ultimo libro si chiede se a Gaza non si stesse perpetrando un genocidio avvertendo come in tempo di migrazioni stiamo diventando disumani. E se Sciascia Leonardo è il nume tutelare di Racalmuto, il nipote Fabrizio Catalano ne è il suo profeta che ha voluto fermamente che questa “ILJOS” calcasse le scene del “Teatro Margherita” . Insieme all’autrice e interprete Angelica Pedatella c’erano Daniele Fabio con la sua musica dal vivo, Claudio Cavalieri con la sua psico pedagogica narrazione e gli straordinari danzatori Giada Guzzo ed Ermes Mancuso che volteggiano simbolicamente tra le scene di Silvana Esposito. Più che di performance, per ILJOS si dovrebbe parlare di terrificante oratorio teatrale il cui dirimpettaio cinematografico è Jean-Marie Straub e quello narrativo il libro postumo di Brecht “Gli affari del signor Giulio Cesare” dove l’aspirazione per il potere, le congiure e gli atti di corruzione cementano la visione affaristica della guerra. «Quando ho pensato a quest’opera – spiega Angelica Artemisia Pedatella – ho capito che non c’era nulla da aggiungere ad Omero; bastava usare un linguaggio contemporaneo per descrivere i sentimenti che nel testo greco sono raccontati con la sintesi e il colore di questa splendida lingua, che oggi rivive nel nostro grecanico di Calabria. Recitare alcune parti in grecanico mi ha messo addosso davvero il senso di un’antichità che non muore mai. È più che una sperimentazione teatrale, è un tuffo in una dimensione che arriva dritta al cuore». La recitazione, accompagnata dalla danza e dalla musica dal vivo di Daniele Fabio diventa un’alchimia emotiva. «L’alea controllata – spiega Daniele Fabio – è una tecnica compositiva d’improvvisazione che permette di sondare lo stato d’animo della scena e del pubblico e di far reagire noi artisti in scena in un modo sempre nuovo: impossibile assistere due volte alla stessa performance, anche se ormai le corde che vibrano dentro di noi sono assolutamente quelle. Eppure la sperimentazione non fa che stupirci di continuo. Attraverso la chitarra riesco a “sentire” gli altri artisti in scena e li guido come le note». «In fondo il valore di Sciascia e dei grandi autori si consuma in questa formula molto semplice: ogni presente è eterno, se diventa un classico. E non c’è niente di più classico della guerra, purtroppo», spiega ancora Angelica Artemisia Pedatella, rivendicando l’assoluto valore dell’opera omerica. A svelare il senso ultimo dell’opera greca sarà la misteriosa Cassandra, mettendo in luce come l’origine del male di ogni tempo è condensato in una parola al centro della grande questione della legalità e del sud, un tema fondante dell’opera sciasciana.