Mentre il governo inizia a mettere in atto interventi contro la diffusione del granchio blu, stanziando i primi 3 milioni di euro di aiuti per sostenere le aziende che vengono danneggiate dal vorace crostaceo, ai quali presto si potrebbero aggiungere ulteriori 10 milioni di euro, una bella cattura, anche se non “blu”, è quella che ha fatto il Corriere della Sera tramite il suo inviato a Castelvetrano.
L’articolo di Alfio Sciacca con il quale descrive le condizioni di degrado in cui versa il cimitero, riporta come “in questo cimitero riposano i Matteo Messina Denaro, ma anche esponenti di altre famiglie importanti della mafia locale. Dai Calcara ai Filardo”.
I Calcara? A memoria mia, il maggiore esponente dovrebbe essere quel Vincenzo Calcara screditato da più pentiti e da diverse sentenze che ne hanno attestato l’assoluta inattendibilità.
E se Euno si autoproclamò re facendo coniare le monete nelle quali veniva raffigurato, perché non si può dare un “titolo” – non so quanto onorifico – a una famiglia che può vantare rappresentanti che in fatto di estorsioni non hanno lasciato in pace neppure i topi?
In mancanza di fonti certe – e non è questo il caso – ci si può affidare ai discorsi da bar, a volte più realisti del re e di taluni articoli stampa.
Che il Corriere abbia voluto dare un contributo alla cattura di questi voraci crostacei?
Il granchio blu è una specie aliena, e da un alieno a un altro val la pena di ricordare un’altra fonte che in fatto di alieni e granchi non è stata certo da meno del prestigioso quotidiano nazionale: Antimafia2000.
E se non fosse un granchio?
In tempi di crisi energetica e con l’aumento costante delle bollette, anche le lucciole per lanterne vanno bene…
Gian J. Morici