La pazienza è potere: con il tempo e la pazienza, ogni foglia di gelso diventa seta.
(Confucio)
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Se soltanto Putin avesse dedicato qualche minuto della sua vita allo studio della filosofia orientale, si sarebbe reso conto che l’eventuale sua vittoria in Ucraina e in altre aree dell’ex Unione Sovietica, rappresenterà la sconfitta dell’orso russo nei confronti del panda gigante, animale simbolo della Cina.
Mentre l’orso è impegnato ad azzannare le sue prede, il panda mastica tranquillamente il suo bambù, assaporando quella che con il tempo e la pazienza sarà la sua vittoria.
Dopo le sanzioni applicate alla Russia a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, per salvare l’economia del paese Mosca ha bisogno dell’aiuto di Pechino.
La Cina oggi è infatti una potenza economica mondiale che vede il costante aumento degli investimenti esteri.
I rapporti commerciali tra Mosca e Pechino esistono già da tempo, e in epoca più recente la Russia ha raggiunto un accordo sul gas per una ulteriore fornitura annuale di 10 miliardi di metri cubi per i prossimi trent’anni, che si vanno ad aggiungere ai 16,5 miliardi di metri cubi annui già stabiliti dai precedenti contratti.
Mosca potrebbe dunque far fronte alla crisi economica dovuta alle sanzioni, grazie all’aiuto di Pechino e all’esportazione del gas, tanto più che le forniture di gas russo in direzione della Cina sono maggiori di quelle destinate a tutta l’Europa.
Un’illusione che nel tempo si rivelerà un errore fatale, visto che la Cina non è l’Europa e difficilmente potrebbe subire la minaccia/ricatto di un taglio delle forniture.
Pechino, infatti, non ha soltanto accresciuto la propria capacità economica, ma anche quella bellica, a partire dalle dimensioni del suo arsenale nucleare e dalla sperimentazione di armi ipersoniche che ne fanno una potenza mondiale militare difficilmente contrastabile.
Il debito che oggi Mosca contrae con la Cina, porterà la Russia a doversi sottomettere alle future decisioni di Pechino.
Il presunto timore di Putin di ritrovarsi l’Ucraina sotto l’egida della Nato, sembra aver fatto perdere di vista al dittatore russo che nonostante governi un territorio immenso, ha un confine indifendibile (più di 4.000 chilometri) che lo separa dalla nazione più popolosa del mondo – il cui esercito è numericamente quattro volte superiore al suo – che già guarda ai suoi territori conducendo studi sulle possibilità di sfruttamento e sviluppo degli stessi.
Xi Jinping, il presidente cinese, che pure ha interessi affinchè la guerra non dilaghi ulteriormente, aspetta che la foglia del gelso diventi seta, consapevole del fatto che l’errore commesso da Putin sta regalando a Pechino il coronamento delle sue ambizioni politiche, economiche e militari.
Povera Russia…
Gian J. Morici