Poche parole, uno scontro dialettico avvenuto davanti al giudice di pace di Agrigento, sono state sufficienti a far comparire in tribunale un noto penalista agrigentino con l’accusa di oltraggio a un magistrato in udienza.
I fatti risalgono al 2015, quando l’avvocato Salvatore Pennica, nel corso di un’udienza, rivolgendosi al vice procuratore onorario Alfonsa Fiore, pronunciò la seguente frase: «Sembriamo a Uomini e donne, apriamo il codice e non insabbiamole notizie di reato».
Da qui la denuncia che ha portato l’avvocato dinanzi il tribunale di Caltanissetta, competente per i procedimenti che riguardano i magistrati agrigentini.
Un processo che ha visto assolto il noto penalista – difeso dagli avvocati Alfonso Neri e Giacomo Butera – per non avere commesso il fatto, in quanto il giudice ha ritenuto che la frase incriminata rientrava nella dialettica processuale.
“Spero che questa sentenza ristabilisca a vantaggio dei giovani avvocati il principio del rispetto dei ruoli. Ad Agrigento il difensore è costantemente indicato ‘scassa palle’ se fa il suo mestiere ovvero se si batte per provare la non colpevolezza dell’imputato. In udienza, ad Agrigento, è costantemente ribaltato l’onere della prova perché le affermazioni di giovani pubblici ministeri onorari, sembrano sorrette da verità precostituite dal loro ruolo di ‘magistrati’ che al contrario dovrebbero provarsi nella dialettica processuale” – così l’avvocato Pennica ha commentato sulla sua pagina Facebook la sentenza di assoluzione.
La giustizia è uguale per tutti? Forse no, forse a volte esiste un doppio binario che porta a una diversa valutazione dei fatti che accadono in un’aula di tribunale.
Come nel caso dell’ex pentito Vincenzo Calcara, che – oltre a dichiarare nel corso di un processo di aver commesso un omicidio per il quale non era stato neppure indagato – insoddisfatto della piega che aveva preso il processo, durante un’udienza, dopo essere stato invitato dai carabinieri a lasciare l’aula, si lasciava andare ad esternazioni ad alta voce dicendo che il processo in corso era una buffonata.
Prescindendo dalle due diverse vicende, non si può fare a meno di accorgersi di come più che la sostanza dei fatti conti l’interpretazione e la tolleranza del magistrato.
“Con due righe scritte da un uomo, si può fare un processo al più innocente”, sosteneva il Cardinale Richelieu, l’esatto opposto di una sola riga mancante per indagare un reo confesso…