
Negli ultimi giorni, il caso Garlasco è tornato al centro del dibattito mediatico. Nuovi approfondimenti, podcast investigativi e interviste a esperti sembrano riaprire interrogativi che molti credevano ormai archiviati. Le recenti indiscrezioni su possibili incongruenze nella ricostruzione ufficiale dei fatti – così come le continue riflessioni sul comportamento di Alberto Stasi – hanno riacceso un tema che da sempre divide: può davvero un profilo così “freddo” nascondere una natura violenta?
Il dott. Leonardo Gottardo, psicoterapeuta specializzato in manipolazione affettiva, narcisismo e relazioni tossiche, è intervenuto sull’argomento per proporre una chiave di lettura che va oltre l’apparenza.
“Quando si analizza la personalità di qualcuno, soprattutto in un contesto relazionale e potenzialmente violento, il rischio più grande è farsi ingannare dalla superficie. Dalla facciata.”
Secondo Gottardo, è proprio la freddezza apparente che dovrebbe farci riflettere: un comportamento emotivamente piatto, razionale fino all’eccesso, chiuso al punto da sembrare impermeabile a stimoli affettivi, non è necessariamente rassicurante.
“La freddezza non è neutralità. In alcuni casi – spiega – è il segnale di un blocco emotivo profondo, spesso riconducibile a forme di alessitimia, ovvero l’incapacità di riconoscere e verbalizzare le emozioni. È una condizione che non solo rende difficile esprimere sentimenti, ma può anche neutralizzare la colpa, annullare l’empatia, e permettere che pulsioni distruttive si accumulino fino a esplodere.”
Il caso Stasi, osserva il dottor Gottardo, è particolare proprio per questo: l’apparente distanza affettiva tra lui e Chiara Poggi, il comportamento impassibile, l’assenza di scatti d’ira o aggressività apparente, sono elementi che non possono essere letti in modo semplicistico.
“L’introversione e l’ipercontrollo emotivo possono creare un contenitore invisibile dove si accumulano rabbia, risentimento, gelosia, senza che questi sentimenti trovino una via d’uscita. E quando tutto resta dentro troppo a lungo, a volte esplode. In modo imprevedibile.” – Eppure, la stessa struttura psicologica può avere un esito completamente diverso: molte persone con profili simili non manifestano mai alcuna forma di violenza, proprio perché l’introversione e l’alessitimia non implicano automaticamente un comportamento aggressivo. In psicologia, la presenza di tratti non è mai sufficiente da sola a stabilire una responsabilità concreta, né a spiegare in modo lineare un gesto estremo come un omicidio”.
Quanto all’interesse per materiale erotico e per dettagli feticistici emersi durante l’inchiesta, Gottardo è chiaro:
“Non c’è alcun collegamento diretto tra questi gusti personali e un profilo di pericolosità relazionale. La sessualità non non è indicatore di violenza tranne nel momento in cui vada a ledere gli altri e se stessi.”
Piuttosto, ciò che dovrebbe far riflettere – conclude – è quanto poco conosciamo le persone con cui entriamo in relazione, e quanto sia difficile intercettare segnali reali di disagio o tossicità in una coppia.
Per questo motivo il dott. Leonardo Gottardo, che da anni studia le relazioni tossiche, sta lavorando a un libro in uscita a settembre con Autoritas Editore, per aiutare il pubblico a leggere quei segnali invisibili che, se ignorati, possono condurre a esiti devastanti.
“Il mondo dell’affettività non è mai un caso. Tutto ciò che siamo – nel bene e nel male – è condizionato profondamente da ciò che abbiamo vissuto da bambini. Ed è lì che va guardato, se vogliamo davvero prevenire il disastro, prima che sia troppo tardi.”