L’estate è tempo di mare, serate con gli amici, vacanze, tutto il resto è noia.
Perché dunque interessarsi di indagini, di malefatte, di reati commessi in ambienti giudiziari che con la giustizia sembra abbiano poco a che vedere?
Ma finita l’estate, arriva l’autunno.
Soffia sui campi la tramontana;
gli alberi scuote.
e dai rami inariditi
stacca le morte foglie.
Il vento le sparge,
lontano per i campi:
restan sol i neri fusti
che tristi agitano i rami spogli.
Così scriveva il poeta Pejo Javorov.
Che sia la stagione delle foglie morte, del rinnovarsi della natura?
In natura forse sì, anche se spesso sentiamo dire che non esistono più le quattro stagioni, ma cosa possiamo aspettarci da questo autunno che si prospetta caldo?
Lasciamo perdere il Covid, l’economia e una politica sempre più distante dalla realtà del Paese, guardiamo alla nuova stagione nei vecchi palazzi dove si agitano tristi rami spogli.
Il caso Palamara, che in qualsiasi altro paese avrebbe provocato un terremoto giudiziario tale da far cadere molte teste, è già finito nel dimenticatoio.
Ungheria è solo il nome di una nazione, nulla a che vedere con la presunta loggia che secondo l’avvocato Piero Amara avrebbe avuto il potere di condizionare le nomine da parte del Csm e di pilotare indagini e processi.
Ma questo autunno è anche la stagione delle nomine in alcune importanti procure.
A partire da Roma, dove dopo l’addio di Pignatone e il “siluramento” di Marcello Viola, attuale procuratore generale di Firenze, è stato nominato Michele Prestipino.
Una nomina avverso la quale Viola ha fatto ricorso al Tar Lazio, ottenendo una sentenza a lui favorevole, e che ha visto esprimersi anche il Consiglio di Stato che ha ritenuto illegittima la nomina di Prestipino, sia in danno di Viola che di Francesco Lo Voi, procuratore di Palermo.
Nonostante ciò, Prestipino siede ancora sulla più alta poltrona della procura capitolina, in attesa che il 23 novembre la Cassazione si esprima sui ricorsi proposti dallo stesso Prestipino contro le sentenze che hanno annullato la sua nomina.
C’è anche in ballo la nomina alla procura di Milano, che vede tra i papabili sia Marcello Viola, l’unico candidato a essere stato sia procuratore che procuratore generale, che Maurizio Romanelli, procuratore aggiunto del pool anti corruzione e Giuseppe Amato, procuratore di Bologna.
Ma la serie delle nomine non finisce qui, non bisogna infatti dimenticare che anche alla procura generale di Palermo, dopo l’addio di Scarpinato, sarà necessario nominare un nuovo magistrato, così come alla Direzione Nazionale Antimafia, alla quale mirano l’attuale procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e Giovanni Melillo, attuale procuratore di Napoli.
Alla procura generale di Palermo, concorrono Luigi Patronaggio, procuratore di Agrigento, e Lia Sava, procuratore generale a Caltanissetta.
Non meno importante, la corsa alla procura di Caltanissetta, dove a seguito della nomina alla procura di Trapani di Gabriele Paci, già procuratore aggiunto reggente a Caltanissetta, sono aumentate le chance di Salvo De Luca, procuratore aggiunto di Palermo, la cui candidatura è stata però oggetto di critiche da parte di chi ritiene inopportuno che a capo di una procura deputata alle indagini che riguardano i magistrati di Palermo, vada un magistrato palermitano.
Con l’autunno, cadranno le foglie o si ripeterà come da copione un vecchio sistema Palamara?
Gian J. Morici
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