Piove, governo ladro! Dimentichiamocelo, oggi il venir meno della fiducia nella classe politica è superato dai tempi.
Se fino a qualche anno fa gli italiani erano convinti di avere almeno nella magistratura un’ancora di salvezza alla quale aggrapparsi, l’anno nero del Palamaragate ha portato l’asticella della fiducia nel sistema giudiziario al di sotto dei minimi storici, e forse anche più in basso di quella che la società aveva nei confronti dei governi.
Abbiamo perso la fiducia nello Stato.
I casi corruzione giudiziaria, le ingiuste carcerazioni e condanne, i processi show condotti in tv e le beghe da pollaio delle correnti della magistratura, ci hanno mostrato il volto di un sistema che, anziché proteggerci dai danni di una società corrotta, distrugge troppo spesso la vita di persone innocenti.
La fiducia della società nel sistema giudiziario può essere restaurata?
È una domanda alla quale ho più volte cercato di darmi una risposta.
E la risposta era sì. L’organo di autogoverno della magistratura (Csm) nato allo scopo di garantire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, avrebbe potuto – e dovuto – dare un’improvvisa sterzata e riportare la Giustizia sui binari del diritto e della trasparenza, abbandonando definitivamente quelle logiche correntizie ben descritte nel libro-intervista di Luca Palamara (Il Sistema) che hanno mandato in frantumi la fiducia nei tribunali.
La cartina al tornasole poteva essere quella della mancata nomina di Marcello Viola a capo della procura di Roma.
Una vicenda che ha fatto non poco scalpore, nata dalle fughe di notizie sulle intercettazioni a Palamara in merito ad accordi e nomine di magistrati, aveva visto comparire il nome di Marcello Viola sulla stampa nonostante il magistrato fosse all’oscuro di tutte le trame che c’erano dietro la nomina del nuovo procuratore di Roma – così come emerso dalle indagini della procura di Perugia – e nonostante sul suo conto neppure altri avessero fatto alcuna illazione.
Viola, candidato più votato dalla Quinta commissione del Consiglio Superiore della Magistratura alla nomina a procuratore di Roma, venne “silurato” dal Csm che ne revocò la proposta, favorendo poi Michele Prestipino Giarritta, attuale procuratore capo.
Sia Viola che Francesco Lo Voi – altro candidato alla procura di Roma – hanno presentato e vinto un ricorso al Tar Lazio che ha bocciato la nomina di Michele Prestipino al vertice di piazzale Clodio, ma il Csm decide di costituirsi in giudizio contro la decisione del Tar, affidando il mandato all’Avvocatura dello Stato perché si confermi Prestipino a capo della procura capitolina e venga bocciata la nomina di Viola che secondo i suoi legali sarebbe stato escluso nonostante fosse parte offesa (così come confermato anche dal Csm) rispetto le trame di altri, senza che fosse stata spiegata la motivazione della sua esclusione e omettendo di valutare i numerosi titoli e le esperienze del magistrato.
In primo luogo va chiarito che mentiremmo se dicessimo che l’intero sistema giudiziario è corrotto, ma qual è l’immagine che la magistratura sta dando di sé?
Quanti cittadini guarderanno più allo stesso modo un sistema giudiziario che “punisce” un magistrato estraneo ai fatti che riguardavano le trame di Palamara, e che inoltre era stato indicato come “l’unico non ricattabile”?
Esiste già un precedente che è quello della nomina dell’attuale procuratore di Palermo, quando il Consiglio di Stato ribaltò il verdetto del Tar, accogliendo favorevolmente la nomina di un magistrato i cui titoli erano inferiori a quelli posseduti dagli altri candidati
Una volta, la società era abituata a vedere in un magistrato il garante del diritto, sarà ancora così dopo aver visto che nell’ambito della stessa magistratura una persona può essere perseguita senza che alcuna accusa possa essere mossa nei suoi confronti?
È estremamente triste dirlo, ma molti magistrati sembra non trovino più nemmeno i motivi d’orgoglio che li portavano a credere che la propria professione fosse a servizio della Giustizia e dei cittadini.
Gian J. Morici
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