Viola “soddisfatto della sentenza del Tar”
Il Tar del Lazio, con tre differenti sentenze, ha accolto i ricorsi del procuratore generale di Firenze Marcello Viola e del procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, contro la nomina di Michele Prestipino, respingendo il ricorso del procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo.
La sentenza è stata depositata questa mattina.
Marcello Viola aveva fatto ricorso al Tar, assistito dagli avvocati Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia, dopo che il 4 marzo dello scorso anno il Csm aveva nominato a capo della procura romana Michele Prestipino Giarritta.
La vicenda nata dalle fughe di notizie sulle intercettazioni a Palamara in merito ad accordi e nomine di magistrati, aveva visto comparire il nome di Marcello Viola sulla stampa, nonostante il magistrato fosse all’oscuro di tutte le trame che c’erano dietro la nomina del nuovo procuratore di Roma – così come emerso dalle indagini della procura di Perugia – e nonostante sul suo conto neppure altri avessero fatto alcuna illazione.
Questo fu però sufficiente a far revocare la proposta a suo favore.
Il 23 maggio 2019, Marcello Viola era risultato il candidato più votato dalla Quinta commissione del Consiglio Superiore della Magistratura con i suoi 4 voti rispetto al voto singolo andato agli altri due candidati, Francesco Lo Voi e Giuseppe Creazzo.
A seguito della fuga di notizie, il Csm decise di revocare la proposta iniziale (Viola, Creazzo, Lo Voi) tornando a formulare nuove proposte di conferimento dell’incarico di procuratore capo della capitale, che vedevano in corsa Francesco Lo Voi, procuratore di Palermo, il pm di Firenze Giuseppe Creazzo e Michele Prestipino, già facente funzioni dell’uscente Pignatone, disponendo successivamente la nomina di quest’ultimo ed escludendo inspiegabilmente quella di Marcello Viola.
Secondo i legali di Viola, il Csm, nonostante avesse ammesso il mancato coinvolgimento del procuratore generale di Firenze rispetto al procedimento di Perugia, e ritenendo lo stesso parte offesa rispetto le trame di altri, aveva illegittimamente revocato la proposta a favore del loro assistito, senza spiegarne la motivazione e omettendo di valutare i numerosi titoli e le esperienze del magistrato.
Il Csm, avrebbe anche ritenuto erroneamente prevalente l’esperienza di Michele Prestipino in materia di criminalità organizzata, non avendo tenuto in considerazione le esperienze di Viola quale componente della DDA di Palermo, quale GIP presso il Tribunale di Palermo e quale procuratore di Trapani.
Secondo il Tar Lazio, che ha accolto il ricorso del procuratore generale di Firenze, la procedura di conferimento dell’incarico a Prestipino sarebbe stata viziata dalla carenza di motivazione nell’escludere Viola che era stato già oggetto della precedente proposta.
A fare ricorso, dopo il pronunciamento del Tar, questa volta sarà Prestipino, il quale dovrà rivolgersi al Consiglio di Stato, dove lo stesso Csm potrebbe a sua volta sostenere la propria nomina.
Una vicenda che ricorda quella dell’attuale procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, il quale pur non avendo mai avuto incarichi direttivi a differenza dei colleghi Sergio Lari e Guido Lo Forte che avevano anche più titoli e più anzianità, nel 2014 ottenne la nomina al vertice della procura palermitana.
In quel caso, nonostante gli esclusi avessero vinto il ricorso al Tar, il Consiglio di Stato, il cui presidente della sezione era Riccardo Virgilio (amico di Pignatone, e finito coinvolto nell’inchiesta sulle sentenze pilotate, dalla quale emersero i rapporti professionali tra alcuni indagati e il fratello dello stesso Pignatone), e giudice relatore ed estensore era Nicola Russo (arrestato due volte per corruzione in atti giudiziari), diede ragione al ricorrente Lo Voi.
Lo stesso Luca Palamara, nel suo libro-intervista “Il Sistema”, ricorda quella nomina come uno dei momenti più difficili della sua carriera, per arrivare alla quale fece il doppio gioco facendo credere a Lo Forte che non lo avrebbe mollato, inventandosi però al contempo un trucco concordato con le altre correnti perché la nomina di Lo Voi passasse.
“Se il «Sistema» aveva deciso una cosa, quella doveva Essere” -.conclude Palamara.
Nell’ipotesi in cui il Consiglio di Stato respingesse il ricorso di Prestipino, se questi non lasciasse l’incarico, Viola e Lo Voi potrebbero chiedere un giudizio di ottemperanza.
Una volta chiusa la partita romana, si aprirà quella per la nomina della procura generale di Palermo, e successivamente quella del nuovo procuratore di Caltanissetta, che solleva già non poche perplessità in vista della possibile nomina di magistrati provenienti dalla procura palermitana che andrebbero ad occupare la più alta poltrona di una procura che è anche quella che ha competenza in materia di indagini sui magistrati di Palermo.
Una nomina – specie in un momento tanto delicato – che molti ritengono inopportuna.
Gian J. Morici
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