A darne notizia “Il Dubbio” con un articolo a firma del giornalista Damiano Aliprandi. “Antonio Vaccarino – si legge nell’articolo – si è sentito molto male nel carcere di Catanzaro, un fortissimo dolore toracico, tanto da essere ricoverato urgentemente in ospedale. I medici hanno riscontrato delle patologie cardiache, motivo per cui gli avvocati difensori Giovanna Angelo e Baldassare Lauria hanno fatto istanza chiedendo gli arresti domiciliari per gravi motivi di salute e per la sua età avanzata. Istanza, però, rigettata: secondo il Tribunale di Marsala la sua condizione di salute è compatibile con il carcere.”
Non si tratta della prima richiesta presentata dai legali di fiducia di Vaccarino che già nei mesi scorsi avevano chiesto più volte il differimento della pena per motivi di salute. Richieste sempre respinte, poiché, a seguito di accertamenti medici da parte di periti nominati dal tribunale, questi ha ritenuto la piena compatibilità con il regime carcerario delle condizioni fisiche dell’imputato e delle esigenze di cura.
“Vaccarino, 75 anni – scrive Aliprandi – è l’ex sindaco di Castelvetrano, condannato in primo grado il 2 luglio scorso a sei anni di carcere. Secondo l’accusa avrebbe favorito la latitanza di Matteo Messina Denaro. Le prove? Aver fatto conoscere il contenuto di alcune intercettazioni tra due personaggi che non solo non facevano alcun riferimento al super latitante, ma che – secondo gli avvocati difensori – non avrebbero alcun contenuto rilevante. Infatti i due intercettati non risultano esser stati raggiunti da nessun avviso di garanzia. Il fatto è che Vaccarino collaborava con la procura di Caltanissetta proprio per avere informazioni riguardanti Matteo Messina Denaro. Informazioni che sono servite per l’attuale processo contro il latitante accusato di essere uno dei mandanti delle stragi di Capaci e Via D’Amelio. Una collaborazione, la sua, portata avanti rapportandosi con il colonnello Marco Alfio Zappalà che ha lavorato per conto della procura di Caltanissetta. Anche quest’ultimo è stato accusato di favoreggiamento dalla procura di Palermo.
Vaccarino già in passato ha subito una ingiusta detenzione per essere stato accusato di mafia. Accusa basata sulle parole del pentito Vincenzo Calcara, ultimamente citato dal procuratore aggiunto di Caltanissetta Gabriele Paci durante la requisitoria al processo contro Matteo Denaro, rilevando alcune sue omissioni nel ‘ 92. Al processo Vaccarino, ascoltato come teste, il pm Paci ha anche avanzato l’ipotesi che fosse un pentito etero diretto.”
Il 3 luglio, all’indomani della sentenza di condanna , a causa di un forte dolore toracico, Vaccarino, già affetto da gravi patologie cardiache, viene trasportato urgentemente al pronto soccorso con richiesta da parte del servizio sanitario del penitenziario, che, a seguito dei primi accertamenti, ritiene che il detenuto sia in pericolo di vita. Ricoverato nel reparto di cardiologia del nosocomio “Pugliese Ciaccio” di Catanzaro, con ricovero in prognosi riservata, viene sottoposto a coronarografia e ad intervento di angioplastica con impianto di stent medicato.
Dimesso l’11 luglio, viene condotto nuovamente in carcere, dove a causa della fibrillazione atriale permanente e le gravi crisi ipertensive, il dirigente sanitario della struttura penitenziaria ne dispone nuovamente l’invio presso l’ospedale dal quale era stato appena dimesso. Vaccarino, a causa dello stress psico-fisico – come poi faranno notare i consulenti della difesa – rifiuta un secondo ricovero. Un abbandono difensivo, oggetto di molti studi anche in altre nazioni, che porta il detenuto a desensibilizzarsi, quasi ad accettare passivamente anche un esito fatale che ponga fine alle sue sensazioni di sofferenza.
Vaccarino, non va dimenticato, che già in passato aveva subito le torture a Pianosa, tanto da essere citato dal documento di Amnesty International che denunciò gli abusi avvenuti in quel carcere. Pur non trovandosi a rivivere quelle condizioni, il 75enne ex sindaco di Castelvetrano, condannato a sei anni per quello che i suoi stessi legali ritengono un reato inesistente – nonostante le diverse testimonianze in suo favore – come non dovrebbe associare la sua attuale condizione di detenuto con quella vissuta ingiustamente per lo stesso periodo di tempo diversi anni fa?
Quanto accaduto giorni fa, era già stato palesato, come timore, dai periti di parte della difesa, che avevano evidenziato l’incompatibilità di Vaccarino con il regime carcerario, nel corso delle istanze presentate nel mese di gennaio con le quali i legali dell’ex sindaco, Baldassare Lauria e Giovanna Angelo, avevano chiesto più volte il differimento della pena per motivi di salute. Di diverso avviso erano stati i periti nominati dal tribunale, che avevano ritenuto compatibile la detenzione in carcere dell’anziano.
Ancora una volta, nonostante il peggioramento psico-fisico di Vaccarino, per il quale i periti di parte, anche per il grave rischio emorragico, avevano consigliato di riproporre il ricovero presso la struttura cardiologica che lo ha rivascolarizzato, il tribunale ha rigettato la richiesta.
“Sulla base di quanto, dunque rilevato – avevano certificato i periti di Vaccarino – si può asserire quanto segue:
la semplice osservazione che le malattie del sistema cardio-circolatorio costituiscono a tutt’oggi la più frequente causa di morte, basta a dare un’idea della prudenza con la quale ci si deve muovere nei confronti di un detenuto che è affetto da una tale patologia.
E’ preliminare e fondamentale più che in qualsiasi altro campo della patologia, una grande attenzione alla fase diagnostica considerando che si può avere a che fare con un soggetto a rischio di morte.
Il caso particolare rappresentato dalla patologia coronarica e delle sue conseguenze per il miocardio è una grave condizione di rischio per morte improvvisa o comunque per l’insorgere di gravi stenocardiche o di nuovi infarti. Ne deriva per i suddetti casi la concessione dei benefici di legge.
Condizione di grave rischio è rappresentato dalle frequenti crisi stenocardiche complicanti l’aterosclerosi generalizzata e la FA […] si è convinti della non compatibilità del regime carcerario per il Prof. Vaccarino che date le sue situazioni di criticità, se non adeguatamente controllate in autorevoli centri cardiologici di eccellenza, possono lentamente progredire verso situazioni non più reversibili.”
Eppure, già la Suprema Corte di cassazione, in altre circostanze, nel rispetto del bilanciamento delle esigenze terapeutiche con la pericolosità sociale del condannato, hanno evidenziato come che non sia necessario che il detenuto versi in pericolo di vita (ipotesi questa, che seppur non costante, era già stata formulata dai medici della struttura penitenziaria al momento dell’invio al pronto soccorso) perché il malato detenuto possa usufruire dei benefici di legge, che sono finalizzati ad assicurare allo stesso che le sue condizioni di salute non peggiorino, non essendo sufficiente evitare solo il decesso perché il regime detentivo carcerario non costituisca trattamento inumano o degradante.
Purtroppo, la situazione carceraria italiana vede spesso ancor più penalizzati i detenuti anziani, spesso anche dopo i 70 anni, che è il limite di età previsto dal nostro codice penale.
L’intervenuta condanna e le esigenze cautelari per gravi indizi di colpevolezza di Vaccarino, sono sufficienti a giustificarne la detenzione in una struttura carceraria, anche se ciò rappresenta una grave condizione di rischio per morte improvvisa o per il progredire verso situazioni non più reversibili, come certificato dai periti di parte, che già una prima volta avevano previsto il decorso delle patologie dell’ex sindaco?
Gian J. Morici
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