Una volta qualcuno chiese ad Andreotti se fosse vero che non aveva proprio alcuna simpatia per la Germania.
Rispose: “Non amo la Germania? Ma io ne vorrei addirittura due!”.
L’episodio sembrava confermare un certo cinismo del personaggio in un’epoca in cui il Muro di Berlino era considerato l’emblema dell’oppressione e della prevaricazione sovietica sui popoli. Sono passati gli anni ed oggi dobbiamo forse dare un altro giudizio su quella maliziosetta frase di Andreotti. L’Unione Europea fu concepita, ed ebbe la sua prima realizzazione, con una Germania divisa e cioè con la parte di essa rimasta con l’Occidente: la Germania Federale. Sono passati gli anni, il Muro di Berlino è caduto, la Germania unificata è entrata con il peso della sua ritrovata grandezza a far parte dell’Europa con un peso evidentemente che fa ricordare quelle che erano state le preoccupazioni di Andreotti.
In questo ultimo anno la Germania ha avuto nei confronti dell’Europa e dei nostri in particolare, un atteggiamento di cerbero ed una posizione di padronanza sull’intera comunità.
Dunque davvero deutschland uber alles come recita l’inizio dell’inno nazionale di quel Paese che tale fu anche sotto il regime nazista e tale è ritornato dopo qualche tempo. Bisogna dire che il resto dell’Europa, che non è fatto solo di Paesi di peso insignificante, non ha saputo gestire una simile situazione impedendo alla Germania unificata al grosso Paese dell’Unione di svolgere quel ruolo e di imporre ad essa di non venir meno ad un principio di uguaglianza che è alla base di ogni entità politica federale. La Francia ha preferito che da sola scaturisse una supremazia tedesca piuttosto che accettare questa posizione di parità con gli altri Stati ed in particolare ha guardato ancora all’Italia con una certa supponenza che ha finito per giovare alla politica tedesca. La nostra economia, in realtà, ha caratteristiche di complementarità rispetto a quella tedesca piuttosto che a quella francese con la quale è invece in potenziale concorrenza. Ma di qui alla guerra doganale che caratterizzò la prima politica estera dell’Italia che aveva raggiunto la sua unità, ce ne corre. Vero è che nei confronti della Francia, che pure fu il Paese che sostenne la scintilla essenziale che mise in moto la fase conclusiva della nostro unità e liberazione nazionale, rimase un’antipatia latente corrispondente a quella supponenza tipicamente francese. Nella politica e nei sentimenti italiani più che Magenta e Solferino si ricorda il Gianicolo e Mentana, ciò per lunghi anni.
Si tratta di sentimenti, atteggiamenti e problemi che l’unità europea avrebbe dovuto spazzare via ma ne è rimasto evidentemente il sapore di fondo della vita politica di questi anni. De Gaulle, non sarà mai ricordato come uno dei capi dei nostri liberatori.
Si dirà che questo riandare ai secoli passati, agli avvenimenti di fasi chiusi per tutti della vita internazionale sia necessariamente fuor di luogo nelle difficoltà odierne dell’Unione Europea. Ma la mancanza di una prospettiva e della realtà di interessi comuni delle Nazioni latine è sicuramente la questione più rilevante tra quelle che impediscono un possibile ed equo bilanciamento del primato inopportuno e necessariamente oppressivo della grande Germania.
Certo è più facile vedere i dati concorrenziali della nostra economia rispetto a quelli della Francia e della Spagna e anche questo modo di ragionare non è certo quello che più si addice ad una mentalità sinceramente e profondamente federalista.
Ma oggi ci accorgiamo che di questo federalismo molto poco si è realizzato e molta strada c’è da compiere per superare competizioni pericolose all’interno della nostra patria Europea.
Proprio in questi giorni sembra che la direzione della Storia vada in senso contrario. Non è così. Non vogliamo che sia così. Della Storia altro c’è che ci spinge a non dimenticare che la nostra patria, che Mazzini intravedeva con la sua ricerca di un comune movimento di libertà e di liberazione nella giovane Europa, è ciò che può garantirci un futuro di pace e di collaborazione e quanto c’è d’indispensabile per superare le terribili difficoltà degli eventi odierni.
Mauro Mellini
07.05.2020