Intervista esclusiva al leader di Forza Italia: “Molte persone ancora soffrono e muoiono negli ospedali e noi discutiamo delle tattiche di Renzi?”
A fronte delle fibrillazioni della sua maggioranza, Giuseppe Conte ha indicato, in un’intervista ad Affaritaliani.it, nella stabilità la condizione necessaria per affrontare l’emergenza causata dalla pandemia da coronavirus. Ma c’è questa stabilità o la maggioranza rischia di frantumarsi e implodere? E, se questo accadesse, ci sono alternative in questa legislatura? Occhi puntati su Silvio Berlusconi, l’ala moderata e dialogante del centrodestra.
Se Matteo Salvini e Giorgia Meloni confermano il loro approccio molto combattivo, Forza Italia ha invece assunto un profilo più propositivo e collaborativo. Approccio che ha premiato Silvio Berlusconi, indicato da molti come uno dei protagonisti positivi di questa crisi. I sondaggi hanno rilanciato un partito, Forza Italia, che sembrava in liquidazione. Tutto grazie al guizzo del Cavaliere, che ha tra l’altro un ruolo non secondario nel Partito Popolare Europeo e che ha nel suo braccio destro Antonio Tajani, ex presidente del Parlamento Ue, un asset fondamentale sui tavoli di Bruxelles e Strasburgo.
Ma fino a che punto questo atteggiamento potrà tramutarsi in un soccorso di voti a un governo eventualmente traballante per qualche defezione interna come magari quella di Italia Viva? Oppure può addirittura determinare un ribaltone e la formazione di una nuova maggioranza? Dopo l’intervista al presidente Conte, Affaritaliani lo ha chiesto a Silvio Berlusconi.
ECCO LA SUA INTERVISTA ESCLUSIVA
Il Presidente Conte ha detto ad Affaritaliani che ci vuole stabilità politica per affrontare questa grande emergenza. E’ d’accordo?
In astratto è un’affermazione ragionevole. Ma in concreto stabilità non può diventare sinonimo di immobilità. L’emergenza non può essere un alibi per nessuno. Noi siamo un’opposizione responsabile e – visto il dramma che si è abbattuto sull’Italia – abbiamo messo da parte ogni polemica di parte per stringerci intorno alle istituzioni. Abbiamo detto e ripetiamo ancora che questo non è il tempo delle manovre politiche, gli italiani si aspettano soluzioni e non contese. Pensare oggi ad un cambio di governo non è ovviamente possibile, ma questa situazione non è eterna: il ritorno alla normalità prima o poi riguarderà anche la politica. Il Paese non ha bisogno di unanimismi, per la ripresa, ha bisogno di un governo capace ed espressione della maggioranza degli italiani. De Gasperi guidò il miracolo economico non certo con l’unità nazionale, ma realizzando politiche liberali in un clima di forte contrapposizione con la sinistra. Del resto la storia della ricostruzione post-bellica ci insegna che il Piano Marshall dispiegò i suoi effetti migliori nei paesi che adottarono politiche economiche liberali, come l’Italia e la Germania, mentre ebbe minore impatto in quelli come il Regno Unito guidati all’epoca da governi socialisti.
La maggioranza giallorossa che sostiene Conte, al di là delle beghe quotidiane, è di fatto solida o è precaria e destinata a rompersi per implosione?
Che la formula politica che sostiene il Governo Conte sia precaria è un fatto sotto gli occhi di tutti: se la politica funzionasse secondo le categorie della logica che si applica nella vita reale, non sarebbe mai nemmeno dovuta nascere. Questa maggioranza mette insieme, come del resto quella che l’ha preceduta, forze che si erano combattute aspramente fino al giorno prima. Purtroppo questo esecutivo continua una triste tradizione, quella dei governi costituzionalmente legittimi ma non scelti dagli italiani. L’ultimo Governo espressione di una maggioranza uscita dalle urne elettorali è stato il nostro, nel 2008. Sono passati 12 anni. Ma poiché questo Governo è nato da un patto di potere, immagino che proveranno ad andare avanti il più a lungo possibile, nonostante tutto. Spero tuttavia che di fronte alla gravità della situazione del Paese e alla necessità di risposte all’altezza, si creino in Parlamento le condizioni per una svolta. Però come le dicevo questo è un discorso ancora prematuro.
Sembra Matteo Renzi il possibile detonatore esplosivo. Se Renzi rompesse, quali alternative lei vede possibili in questa legislatura?
Mi perdoni: lei fa il suo mestiere di giornalista e mi deve continuare a rivolgere le domande che l’attualità politica impone. Però si dimostra ancora una volta come il quotidiano della politica sia lontano dalla realtà. Il Paese soffre, gli italiani stanno uscendo da un periodo terribile, molte persone ancora soffrono e muoiono negli ospedali, molte aziende rischiano di chiudere, molti italiani hanno perso il lavoro e non sanno come dare da mangiare ai propri figli e noi di fronte a tutto questo discutiamo delle tattiche di Renzi o di qualche altro leader politico in cerca di visibilità?
Io lavoro 12-14 ore al giorno per raccogliere idee e studiare proposte, mi sto impegnando nel Parlamento Europeo e con tutti i miei amici e colleghi leader in Europa per ottenere soluzioni favorevoli all’Italia, ancora ieri ho partecipato ad un vertice del Partito Popolare Europeo con Ursula von der Leyen per mettere a punto la risposta dell’Europa all’emergenza, sto sentendo direttamente e quotidianamente esponenti delle categorie economiche e amministratori delle regioni e delle città in prima linea nell’emergenza sanitaria ed economica. Non ho molto tempo per occuparmi di giochi di palazzo. Comunque se si verificassero delle condizioni per un cambiamento, le valuteremo prima di tutto con i nostri alleati.
A quali condizioni politiche Forza Italia sarebbe disposta a dare il suo appoggio e i suoi voti?
L’appoggio a questo governo non è ovviamente neppure da prendere in considerazione. Noi siamo parte essenziale dell’opposizione di centro-destra, in cui rappresentiamo la componente liberale, cristiana, garantista, europeista. Proprio per questo, da opposizione responsabile, continueremo ad avere un atteggiamento costruttivo. Voteremmo naturalmente i provvedimenti per uscire dall’emergenza, se fossero concordati e soprattutto utili al paese, cosa che però finora non è accaduta, se non in pochissimi casi. L’appoggio a un futuro governo, ovviamente in accordo con il centro-destra, potremo invece valutarlo a due condizioni: che sia davvero espressione della maggioranza degli italiani e che costruisca la ripartenza del paese secondo le regole liberali. Questo significa un rigoroso no ad un nuovo statalismo, a nazionalizzazioni, a patrimoniali o altri aumenti delle imposte, sì invece ad uno shock fiscale per far ripartire l’economia, sì ad un drastico taglio alla burocrazia, con l’abolizione del regime delle autorizzazioni preventive, sì a contributi a fondo perduto a imprese e lavoratori autonomi sulla base delle loro dichiarazioni fiscali dell’anno precedente, sì al coinvolgimento del risparmio privato per la ricostruzione, ovviamente su base volontaria, attraverso strumenti finanziari sicuri, convenienti, pochissimo tassati e garantiti dallo Stato.
Queste sono le cose delle quali l’Italia ha urgente bisogno, per scongiurare la peggiore recessione del dopoguerra. Su questo dobbiamo concentrarci, piuttosto che sulle manovre politiche. Anche perché la pandemia non è affatto finita, sono necessari rigore e prudenza perché una seconda ondata di contagi non è affatto esclusa.