Non sono un “nativo digitale”, ma ho giocato con ATARI e GRILLO PARLANTE, un gioco multimediale di Mattel. Inoltre ho anche conseguito una Laurea in “Formatore Multimediale” e in “Scienze della Comunicazione multimediale e giornalismo”. Ho lavorato tanto nella scuola, mirando alla formazione degli insegnanti e, nel tempo, mi sono reso conto che quest’ultima ha in sé una profonda lacuna, riguardante proprio la didattica multimediale.
Oggi si parla sempre di più di “digital divide”, il divario instauratosi tra chi ha accesso effettivo alle nuove tecnologie dell’informazione e chi ne è escluso.
Tale problematica,se vogliamo attenzionare il lato positivo intrinseco nell’utilizzo delle nuove tecnologie, quindi nel mondo digitale in generale, risulta essere incombente anche in ambito scolastico, rivelando una preoccupante disparità tra le attuali modalità di insegnamento e quelle di apprendimento.
L’effetto che scaturisce da tale situazione riguarda i tradizionali sistemi pedagogici, i quali risultano sempre più incapaci di attrarre giovani abituati a guardare ben oltre il libro di testo, affascinati da ciò che consente loro di entrare in comunicazione diretta con le tematiche.
Pertanto è auspicabile che all’interno della scuola italiana, si instauri un clima che privilegi il cambiamento e il ripensamento dell’intera azione didattica, del quale si iniziano a intravedere all’orizzonte i primi “virtuosi” esempi.
La didattica digitale si offre ai docenti come strategia di insegnamento attivo, capace di valorizzare la partecipazione del discente e di metterlo alla prova in un ambiente più “reale”, in un connubio di sapere e saper fare, da sempre poco sperimentato all’interno della scuola tradizionale.
La formazione che utilizza le nuove tecnologie, miscelandole con i metodi canonici, dota insegnanti e studenti di strumenti che possono condurre ad una vera e propria innovazione, necessaria allo sviluppo sociale e tecnologico di questo XXI secolo.
Le ICT offrono strumenti di lavoro, di condivisione e cooperazione, consentendo ai docenti di “dispensare” educazione in modo integrato, potenziando anche le competenze necessarie all’apprendimento indipendente.
Il mondo sta cambiando,pertanto anche la scuola deve, necessariamente, adeguarsi, lasciarsi contagiare dall’ onda tecnologica, raggiungendo un livello di e-maturity superiore a quello dei suoi fruitori.
A tal proposito, è necessario partire dagli investimenti rivolti al sostegno delle nuove tecnologie in ambito scolastico. Infatti da anni i fondi sociali europei portano avanti progetti per l’introduzione delle tecnologie in classe, quali le Lavagne Interattive Multimediali – LIM-, il progetto Cl@ssi 2.0., favorendo la loro integrazione con le risorse tradizionali. Gli obiettivi perseguiti sono, principalmente: la diffusione della conoscenza sui nuovi modelli di apprendimento e formazione, la dotazione da parte della scuola di linee guida per l’inserimento delle nuove tecnologie, essenzialmente la base della metodologia didattica, nonché il debellamento della diffusa resistenza al loro uso attraverso la promozione dell’interattività tra docenti e studenti e tra studenti stessi.
Contenuti digitali, learning objetcs, serious game, alternate reality game, piattaforme digitali di condivisione, pratiche di edutainment devono diventare strumenti di un’esperienza sistematica e non episodica della didattica italiana, una sua condizione essenziale.
Grazie alla collaborazione con Invalsi, specificatamente con il NEV, ho avuto modo di registrare, insieme ai colleghi, delusione da parte degli allievi appartenenti a tutti i gradi scolastici. Lo smartphone oggi ci permette di facilitare la comunicazione, l’elaborazione dei dati, facilita la mobilità, i viaggi, la gestione delle piccole e grandi cose. Bando ai bigotti “tradizionalisti”.
I “virtuosi” che criticano l’uso degli Smartphone non avranno vita facile poiché conoscere in tempo reale ciò che accade attorno a noi rappresenta arricchimento.
Prof. Dott. Antonino Nicosia
Esperto di nuove tecnologie