
Calcara è collaboratore di giustizia che ha testimoniato nel corso di diversi processi. La sua credibilità, è stata messa più volte in dubbio a seguito di quanto riferito da altri pentiti.
Come avevamo già anticipato, siamo tornati a parlare con lui per farci chiarire alcuni aspetti che riguardano le sue precedenti dichiarazioni e le accuse che gli vengono mosse, riportando quanto dallo stesso pentito affermato nel corso del nostro colloquio. Si tratta di dichiarazioni, che Calcara sostiene di poter provare, documentando in maniera inoppugnabile la veridicità delle sue propalazioni e testimonianze nelle aule giudiziarie.
Calcara, vogliamo parlare della tua credibilità e delle accuse che ti muovono diversi altri pentiti, compreso coloro i quali nel definirti inattendibile ti hanno apostrofato come “fradiciume”?
“La mia attendibilità è stata provata in diverse sentenze. È ora di finirla di mettere in discussione la mia credibilità. Prendi per esempio la strage di Alcamo. Io sono stato determinante nel fare assolvere quei ragazzi” (per la strage avvenuta nel gennaio del ’76, vennero accusati dei giovani, tra i quali Giuseppe Gulotta che dopo aver scontato 22 anni di carcere è stato assolto in sede di revisione del processo, grazie alla confessione di un carabiniere che ammise come le confessioni fossero state estorte – ndr).
E i pentiti che ti accusano di falsità?

“Ci sono delle cose, ad esempio delle dichiarazioni di magistrati dove Brusca (uno degli accusatori di Calcara – ndr) si dice chiaramente che è portato al mendacio… questo sarebbe nell’omicidio Santangelo… C’è la custodia cautelare in carcere di Madonia Salvatore e Ganci Raffale, che hanno preso per quanto riguarda l’omicidio Santangelo… il giudice ha fatto un’ordinanza di custodia cautelare per Riina, Madonia… nel processo Riina è stato condannato all’ergastolo e anche io ho determinato la sua condanna… e in questa ordinanza c’è scritto ‘sin dal primo approccio con l’Autorità Giudiziaria, emergevano nelle dichiarazioni di Brusca, alcune serie discrasie con gli elementi già acquisiti nel corso delle indagini già avviate da varie autorità giudiziarie e dall’analisi incrociata di differenti fattori, emergeva chiaramente come Brusca, che pur non aveva remore a trattare anche di alcuni fatti gravissimi che coinvolgevano sé medesimo e numerosi esponenti di rilievo di “cosa nostra”, appariva quantomeno reticente su importanti temi di indagini e sembrava addirittura fuorviante nel riferire vicende riconducibili a soggetti a lui strettamente legati. Un’attendibile chiave di lettura del singolare atteggiamento di Brusca, veniva acquisito nei primi giorni di ottobre del ’96, quando suo fratello minore, Brusca Salvatore, decideva di collaborare con la giustizia e avviava ai magistrati un sofisticato piano di depistaggio progettato da Brusca Giovanni, e che anch’egli aveva contribuito ad elaborare, finalizzato a salvare da conseguenze di tipo giudiziario alcune persone e soprattutto a destabilizzare alcuni processi’. Quindi – prosegue Calcara – lui ha cercato di destabilizzare il mio processo. Questo è uno dei pentiti che mi attacca… ho tutta la documentazione… Io con questi pentiti che mi attaccano, non ho mai avuto confronti… li ho sempre chiesti ma non me lo hanno mai concesso. Questi pentiti io li ho sempre attaccati ma non mi hanno mai denunciato…chiediti il perchè… prendi per esempio Finocchiaro (Angelo Finocchiaro, all’epoca Alto commissario per il coordinamento della lotta contro la delinquenza mafiosa, più volte accusato da Calcara – ndr) a chiunque ho attaccato, ma nessuno mi ha mai denunciato…”
In passato si è detto – anche sul tuo conto – che diversi pentiti fossero stati utilizzati per depistaggi…
“Io assolutamente no… utilizzato sicuramente il signor Brusca, perché da me non c’è nessuna sentenza e non c’è nessun sospetto che io potevo essere manovrato… lui si era messo d’accordo con il fratello…”
Eppure, sulla tua credibilità, c’è tuttora un ampio dibattito…
“Questa è anche riscontrata nella sentenza dell’omicidio Lipari, a Palermo, Presidente Barreca, il quale anche se ha assolto Santapaola… Mangione… nella motivazione non ha scritto che io non sono attendibile… ha scritto che i riscontri non erano sufficienti… e questa è una cosa importante…”
Tu citi diverse sentenze stando alla quali la tua attendibilità sarebbe accertata. Eppure, rileggendo i verbali delle tue propalazioni del ’91, a proposito delle riunioni xhe si tenevano a Castevetrano, la prima cosa che salta all’occhio è il fatto che non fai il nome di Matteo Messina Denaro né di altri soggetti la cui appartenenza a “cosa nostra” era un dato certo e la cui partecipazione alle riunioni viene da più parti testimoniata..
“A me ha dato l’incarico (ad uccidere il Giudice Paolo Borsellino – ndr) Francesco Messina Denaro e quello che ho dichiarato che mi ha detto Francesco è stato confermato da altri pentiti… Il fatto che non parlo di Matteo, è una cosa della quale possiamo parlare dopo…”
Perché, Matteo non faceva parte di “cosa nostra”?
“Era il figlio di Francesco…era il delfino del padre…”
Infatti… qual era il motivo per non parlare di Matteo? Io ho pubblicato di un presunto testimone che aveva partecipato a quegli incontri a Castelvetrano nel ’91…

“Quali incontri… con chi? Io ho avuto l’incarico solo da Francesco Messina Denaro… con gli incontri non c’entro niente…io sono stato chiamato solo per una cosa… poi, se ci sono stati altri incontri tra Francesco Messina Denaro… Matteo… io non c’ero… io ero riservato… (uomo d’onore riservato – ndr). Io ho fatto i nomi di Francesco Messina Denaro… Marotta… Clemente… tutti condannati! Ci sono dichiarazioni… prove… e io queste cose non potevo sognarmele…come Luppino… nessuno sapeva che era uomo d’onore e io l’ho fatto condannare con le mie dichiarazioni a tredici anni… la verità è nelle sentenze… Matteo era dentro (in “cosa nostra” – ndr) questo lo so… di Matteo ne ho parlato dopo… e poi spiegherò il perché non ne ho parlato subito… ma a me l’incarico lo ha dato il padre… Francesco… Francesco Messina Denaro con le mie dichiarazioni è stato condannato a quindici anni…sono stato credibile… Io come potevo sognare queste cose? Sono un fradiciume? Sono uno che m’inventavo le cose?”
Eppure, di dubbi ce ne sono… Prescindendo dalle sentenze, rispetto le quali possiamo trovare pareri diametralmente opposti in merito alla credibilità delle tue dichiarazioni, c’è qualcosa che possa avvalorarle?

“Che ho fatto di tutto per salvare la vita a Paolo Borsellino ti risulta? Ti risulta pure che ho portato sulle spalle la bara della Signora Agnese Borsellino? Non sono scemi che mi fanno portare la bara di Agnese Borsellino… scrivilo!”
Con Calcara torneremo a parlare di processi, sentenze, dichiarazioni di pentiti e contraddizioni, ma anche di aspetti personali e affettivi che riguardano o hanno riguardato la vita di questo personaggio le cui dichiarazioni hanno interessato vicende come la strage di via D’Amelio, l’omicidio Rostagno, il processo Calvi, l’attentato al Papa, la scomparsa di Emanuela Orlandi e molte altre.
Le domande, rimangono ancora una volta sempre le stesse: Cosa accadde nel periodo antecedente le stragi di Capaci e via D’Amelio? Chi furono i mandanti? I depistaggi, avvennero soltanto dopo le stragi o il progetto prevedeva fin dall’inizio l’allontanamento di ogni sospetto da chi le stragi si apprestava a compierle?
Tutte domande, alle quali cercheremo di dare una risposta.
Gian J. Morici