Ricordate la fiaba dei fratelli Grimm, quella del cacciatore provetto? E’ la favola che narra della storia di un ragazzo che decide di andare in giro per il mondo e che incontra un cacciatore dal quale impara l’arte della caccia. Dopo averlo servito per un periodo di tempo, ricevette come compenso un archibugio che aveva la virtù di colpire senza fallo ogni volta che sparava. Come tutte le fiabe, si arriva al lieto fine, con il giovane cacciatore provetto che dopo tante avventure finisce con lo sposare la figlia del re.
A fare da contraltare alla favola a lieto fine, quella di Gianni Rodari sul cacciatore sfortunato, al quale la mamma chiede di andare a caccia perché la sorella l’indomani si sposa e vuol mangiare polenta e lepre. Giuseppe, questo il nome del cacciatore sfortunato, incontra una lepre, poi un fagiano e infine un merlo. Ma dal suo fucile, anziché il piombo delle cartucce, esce solo una vocina che fa “Pam! Pam! Pam!”, come avrebbe fatto un bambino col suo fucile di legno.
Questa invece non è una favola e la ragione per la quale ne andiamo a scrivere sta tutta nella credibilità di un pentito, le cui propalazioni, a nostro modesto avviso, sono state funzionali – se volontariamente o meno non sta a noi stabilirlo – a offuscare la verità sul ruolo di boss di primo piano di “cosa nostra” che presero parte alla pianificazione delle stragi del 1992.
I fucili di cui narra questa storiella, non sono di legno, a dire il vero non sono neppure fucili ma rivoltelle calibro 357magnum, e, stranamente, non fanno neppure “Pam! Pam! Pam!”. Silenziatore? No! A differenza di quanto anche il meno esperto in armi da fuoco potrebbe pensare, pare che pure le armi a tamburo si inceppino. Un tizio spara ma “manca il segno” (sbaglia il bersaglio) con una 357magnum e solo dopo ci si accorge che l’arma era “inceppata”. Questa la storia narrata (non la definiamo diversamente e il perché ben lo si comprende) dal super-killer di “cosa nostra”:
“CARISSIMI AMICI, OGGI VI RACCONTERO’ DI QUANDO HO DOVUTO UCCIDERE UNA PERSONA DELL’ALTA FINANZA , PERCHE’ NONOSTANTE FOSSE SEQUESTRATO E PUNTATO CON UNA PISTOLA, E’ RIUSCITO A SPARARE ALL’IMPROVVISO IN DIREZIONE DI ANDREOTTI, FRANCESCO MESSINA DENARO E BERNARDO PROVENZANO !!!
Quando il Montecucco prenoto’ i due biglietti aerei , Io e LUCCHESE ci imbarcammo e una volta arrivati a Fiumicino prendemmo un taxi che ci porto’ al centro di Roma , precisamente in una stretta via dove ci sono tutti i negozi di Antiquariato, mi sembra che vicino ci fosse Piazza Navona , se non erro questa via si chiama Via Corona o Via Coronaria .
Da una cabina , il LUCCHESE telefono’ al notaio ALBANO , lo informo’ del nostro arrivo e gli disse che lo avremmo aspettato al numero tre di questa via di Antiquariati ( ricordo che al LUCCHESE piaceva molto il numero 3 ) .
Il LUCCHESE mi disse : “ Il notaio ALBANO non arrivera’ prima di mezzora , non ti dico insieme a chi perche’ voglio farti una sorpresa . Nel frattempo andiamo a guardare un po’ di roba antica “ .
Dopo 35-40 minuti arrivo’ in taxi il notaio ALBANO insieme a MESSINA DENARO FRANCESCO .
Andammo tutti insieme in un lussuoso Hotel dove ad attenderci c’ era FURNARI SAVERIO ( alcuni anni fa l’ anno trovato impiccato in carcere ) . Con le mie dichiarazioni il Dott. Borsellino lo aveva fatto condannare . La sua morte fu una cosa strana : molti di quelli che sanno , muoiono misteriosamente in carcere .
Era in societa’ con l’ architetto TORO e con MESSINA DENARO. Conoscendo le sue frequentazioni avra’ avuto debolezze come pentito ed e’ stato ucciso .
Quel giorno c’era pure MARIANO AGATE . L’ uomo , morto nel 1998 , era il braccio destro di RIINA . Era stato condannato all’ ergastolo per la strage di Capaci , per gli attentati di Firenze e Roma del 1993 e per l’ omicidio di CIACCIO MONTALTO e faceva pure parte della loggia massonica INSIDE 2 di Trapani .
Non potevano poi mancare MESSINA DENARO FRANCESCO e “ ZU BINNU “ PROVENZANO . Con loro c’erano anche due suoi uomini di fiducia dal forte accento Palermitano .
All’ infuori del NOTAIO ALBANO , restammo tutti in Hotel .
Verso le ore 21,00 arrivarono tre taxi e fummo accompagnati in un lussuoso ristorante dove c’era un’ intera sala riservata per noi.
Dopo pochi minuti arrivarono pure il VESCOVO MARCINKUS , due Cardinali e altre quattro persone . Il Vescovo MARCINKUS era l’ uomo giusto al posto giusto . Era un uomo molto furbo , obbediente , indottrinato e soprattutto era un vero genio della finanza . Stava al di sotto di ALBANO ed era in mano ai Cardinali collegati con il Notaio . Secondo me era ingenuo , non aveva capito che ALBANO lo stava manovrando .
So con certezza che il Vescovo Marcinkus fumava sigari CUBANI ed era vestito in abiti borghesi, seppi inoltre che si divertiva parecchio con le ragazze facendo uso di COCAINA.
Subito dopo si aggiunse a quella TRIBU’ di infoiati, capeggiata dal notaio ALBANO, uno dei piu’ grandi uomini politici delle Istituzioni, GIULIO ANDREOTTI.
Lo seguivamo tutti compiacenti, quella specie di GOBBO occhialuto. Lo riconobbi subito, tanto era “ SACRO “ IN ITALIA il suo nome e subito fui colpito dal suo famoso sorriso a mezza bocca.
Per me, Saverio Furnari e per i due guardiaspalle di Bernardo Provenzano , era stato riservato un tavolo a parte. Ci avevano sistemato in un angolo per piantonare meglio l’intera sala .
A distanza di pochi metri invece, era stato apparecchiato un altro grande tavolo, dove dovevano cenare tutti gli altri. IL menu’ era ricco, da ricevimento importante.
Poco prima che venissero serviti gli antipasti, Lucchese, con il solito fare da PADRINO , si avvicino’ al nostro tavolo fingendo di brindare, alzo’ il calice e disse esattamente queste parole : “ Le quattro persone che sone venute in compagnia con Marcinkus e i due CARDINALI , domani dovranno essere SEQUESTRATE !!! Mettetivi d’accordo e sceglietevi una persona a testa. Era una recita preparata a puntino.
Uno di questi quattro era un Generale dell’esercito di un paese del Sud America, gli altri tre invece erano Italiani, di cui uno apparteneva al mondo dell’alta finanza . Io scelsi il Generale dell’esercito.
Finito di cenare ritornammo in Hotel con il Taxi . Eravamo sazi e contenti !!!
Durante il viaggio di ritorno, il Lucchese mi spiego’ che le quattro persone si dovevano sequestrare per ricattare a livello internazionale alcune potentissime persone in collegamento con il Presidente di un Stato del Sud America, per far confluire o indirizzare INGENTI CAPITALI . Se non ricordo male, credo che ci fosse l’intenzione di preparare un COLPO di STATO.
Lucchese mi disse : “ Domani, alle dieci, ci riuniremo tutti nella tenuta di Andreotti. Vedrai. Ci sono centinaia di ettari di terreno e, annessa, una bellissima villa. “
Ora non ricordo se questa tenuta fosse intestata ad Andreotti o a un Suo prestanome, “ so con certezza che il Notaio Albano ha fatto un atto notarile “ !!! .Ricordo benissimo che questa tenuta si trovava nella zona di Latina o nella sua Provincia . Di questo fatto, ho detto al DOTT. Croce ( Procuratore Aggiunto di Palermo ) che ero disposto a fare un sopralluogo di questa tenuta, ma dopo oltre 20 anni aspetto ancora di fare questo sopralluogo !!! .
Il giorno seguente, Alle 6,30 del giorno seguente, ci vennero a prendere tre uomini con tre macchine diverse. Ricordo che erano ben vestiti ( di scuro ) , indossavano la cravatta e portavano occhiali con stanghetti di tartaruga. Ho saputo poi da Michele Lucchese che erano uomini fidatissimi di Giulio Andreotti, inseriti all’interno dei SERVIZI SEGRETI DEVIATI.
Dopo aver parcheggiato nell’ampio parco della tenuta di campagna, i tre uomini diedero a me e agli altri “ SOLDATI RISERVATI “ quattro pistole 357 MAGNUM a TAMBURO nuovi di zecca, che sarebbero servite per ingaggiare eventualmente uno scontro a fuoco. A una ventina di metri dalla villa c’erano le tre macchine parcheggiate, custodite da una persona dei SERVIZI SEGRETI DEVIATI. Sarebbero servite per trasportare i sequestrati in una villa di campagna distante una trentina di Km dalla tenuta.
Verso le 9,30, arrivarono tutti gli invitati , PROVENZANO, ANDREOTTI. FRANCESCO MESSINA DENARO , IL NOTAIO ALBANO I DUE CARDINALI …….E ALTRI , COMPRESI ANCHE LE QUATTRO PERSONE DA SEQUESTRARE ed entrarono dentro la villa per riunirsi al sicuro.
Restammo fuori solamente io, il Furnari, i due Palermitani, la persona vicino alle tre macchine e i tre uomini dei SERVIZI SEGRETI, che nel frattempo si erano posizionati all’entrata della porta.
IL segnale convenuto era questo : alla loro uscita e dopo che si fossero salutati, si doveva aspettare che Provenzano pronunciasse queste parole : “ OGGI E’ UNA BELLA GIORNATA “ , dopo di che dovevamo entrare in azione puntando la pistola, ognuno all’uomo prefissato. Poi li avremmo dovuti sbattere, anche con violenza, dentro le macchine !!! Il piano era stato previsto nei minimi dettagli e in un certo senso non vedevamo l’ora di mostrare la tracotanza della nostra forza !!!
Se Provenzano invece fosse stato zitto, allora significava che non avremmo dovuto sequestrare le quattro persone, nessuna delle quali aveva avuto il sensore che si trattasse di una trappola.
Quella riunione era stata fatta per valutare se fosse stato il caso di sequestrarli o meno.
IL meeting termino circa alle 11,30 e quando i presenti stavano per congedarsi, Provenzano rivolgendosi verso di noi disse : “ OGGI E’ E’ UNA BELLA GIORNATA ! “ . In un baleno entrammo in azione con le pistole spianate, facendo una rapida e cruenta irruzione. Il mio Generale fu bravissimo : alzo’ subito le mani.
A un paio di metri di distanza da me c’era Furnari con il suo uomo. L’animale pronuncio’ queste parole : “ Dai girati e vai lentamente verso quelle macchine “ . Erano pressappoco le stesse parole che io dissi al Generale.
Non avevamo fatto in tempo a finire di dare il comando, che successe il pandemonio : per una tragica fatalita’ il sequestrato fece finta di girarsi e in un attimo estrasse una piccola pistola ( 6,35 ) che teneva nascosta ( non si e’ capito dove ) . Poi comincio’ a gridare : “ Bastardi “ e con la pistola in mano sparo’ due tre colpi nella direzione di Giulio Andreotti, del Cardinale…… e del mio Capo Assoluto Francesco Messina Denaro ( il papa’ di Matteo ) che si gettarono disperatamente a terra cercando di ripararsi dalle pallottole.
In quell’attimo il Furnari, uomo spietato che non mancava di esperienza, gli sparo’ ma manco il segno ! (in seguito si e’ subito accertato che la pistola si era inceppata ).
Gli balzo’ allora addosso con un salto e mi urlo’ a pieni polmoni : “ Vincenzo SPARACI !!! “ .
Nel terrore generale, l’uomo si e’ svincolato da Furnari e cerco’ di raggiungere una vi di fuga, ma non vi riusci’ perche’ in frazioni di attimi, io lasciai il buon Generale e con tre colpi di pistola in rapida successione uccisi quell’uomo colpendolo in pieno petto e in testa !!!. Prima di morire era comunque riuscito a sparare un’altro colpo di pistola all’impazzata, andato tuttavia a vuoto. Quel povero disgraziato si fidava ciecamente di Andreotti e del Cardinale.
Nell’attimo in cui sparavo ero stato sostituito da uno dei tre uomini dei SERVIZI SEGRETI DEVIATI, che si era preso in consegna il buon Generale.
Quando fu tutto finito, presi la semiautomatica 6,35 del morto e la consegnai nelle mani del mio Capo Assoluto FRANCESCO MESSINA DENARO, che mi fece una carezza, e dandomi poi un buffetto affettuoso sulle guance mi disse : “ BRAVO “ Evidentemente gli piacque vedermi uccidere un UOMO. Inoltre si avvicino’ Giulio Andreotti e mi strinse la mano.
Provai una forte REPULSIONE quando sentii con le mie proprie orecchie Andreotti chiedere al Cardinale : “ Ma non gli dai l’estrema unzione a questo povero cadavere ? “ In quell’attimo fu silenzio di tomba.
Il Cardinale, del tutto insensibile alla pieta’ e senza tradire la benche’ minima emozione , fece il segno della CROCE in maniera sbrigativa e disse delle parole eloquenti : “ GIULIO, ANDIAMO VIA CHE SI E’ FATTO TARDI. “
Il Cardinale non era un uomo di Dio, ma era un DIAVOLO al servizio della CHIESA !!!
Il cadavere dell’uomo che ho ucciso, venne bruciato e fatto scomparire con l’aiuto degli uomini dei SERVIZI SEGRETI DEVIATI. Per quanto riguarda gli altri tre uomini sequestrati, vennero liberati dopo circa un mese in quanto si erano fatti degli accordi in favore delle 5 ENTITA’ !!!”
8 agosto 2014
Tratto dalla pagina Facebook di Vincenzo Calcara
A volte la realtà supera la fantasia e quando accade anche la storiella del cacciatore sfortunato può essere a lieto fine (secondo i punti di vista) trasformando in cacciatore provetto, armato di infallibile archibugio, anche quello il cui fucile fa “pam pam pam”, o quelli le cui rivoltelle non fanno neppure questo.
“Pam pam pam” rispose il pentito Vincenzo Calcara nel corso dell’udienza del 11 gennaio 2012 del processo per l’uccisione di Mauro Rostagno, all’avvocato Ingrassia, difensore di Virga, che dopo aver domandato se avesse mai posseduto un fucile di precisione ed avere ottenuto in risposta che aveva avuto Winchester calibro 22 a 16 colpi, chiese come funzionava, se era semiautomatico o a ripetizione.
“Sparava uno dietro l’altro…..pam pam pam” – rispose Calcara che aveva dichiarato di essere un tiratore provetto a servizio di “cosa nostra”, al quale era stato affidato il compito di uccidere il Giudice Borsellino con un fucile di precisione.
La “verosimiglianza delle narrazioni”, a partire dall’incontro (al quale presero parte Francesco Messina Denaro, Bernardo Provenzano, un notaio, il vescovo Marcinkus, un paio di cardinali, un po’ di mafiosi vari e lo sconosciutissimo Giulio Andreotti, che tale doveva essere – insieme a Marcinkus e ai cardinali – per passare inosservato a un convivio in un ristorante a Roma) e dalla perizia nell’uso delle armi mostrata dal super-killer , hanno indotto taluni a giudicare attendibili le propalazioni di Calcara. Attendibili, anche quando le armi non hanno fatto neppure “pam pam pam”.
E se Andreotti ebbe a dire che se si era baciato veramente con Riina, più che in carcere avrebbero dovuto mandarlo in manicomio, anche per Marcinkus, un paio di cardinali e un altro po’ di personaggi in vista nella Roma-bene, avrebbero dovuto aprire un padiglione speciale, smentendo quanto affermato dal dottor Franco Basaglia:
“Non è importante tanto il fatto che in futuro ci siano o meno manicomi e cliniche chiuse, è importante che noi adesso abbiamo provato che si può fare diversamente, ora sappiamo che c’è un altro modo di affrontare la questione; anche senza la costrizione. “
“Pam! Pam! Pam!, come avrebbe fatto un bambino col suo fucile di legno”, avrebbe scritto Gianni Rodari se si fosse trattato di una delle sue favole. Ma i processi non sono fiabe e i fucili di legno non fanno parte del gioco.
Gian J. Morici
P.S. Per dovere di cronaca, va ricordato che il “pentito” Calcara si autoaccusò di omicidi per i quali non venne mai condannato (non fu in grado di fornire per sé stesso quelle prove che invece pare abbia fornito per altri?) riportando un’unica condanna per un precedente omicidio per il quale si è sempre dichiarato innocente. Ma questo, insieme ad altri, è un argomento che andremo a trattare nelle prossime settimane…