Evviva! Si dà mano (o, almeno, pare) alla legge elettorale. Così gli Italiani potranno andare a votare. Non dirò “a scegliere i loro rappresentanti”. Perché non si devono dire le bugie. La legge elettorale prossima ventura non consentirà di scegliere nemmeno un Commesso di Montecitorio. I cosiddetti “rappresentanti del Popolo” non li sceglierà, salvo imprevedibili incidenti, il Popolo. E nemmeno i partiti, ma i proprietari di sigle. L’unico partito esistente, il P.D., sostiene che le sue scelte le ha già fatte con quelle cosiddette “primarie” (nome che ha più a che vedere con le scuole elementari che con le votazioni di selezione dei candidati all’interno dei partiti negli U.S.A). Ma lasciamo perdere. Nessuno pretenderà che in questo Paese si faccia sul serio addirittura la Democrazia.
Dunque nei prossimi giorni e mesi (se tutto va bene) gli esponenti della nostra classe politica, i rappresentanti dei partiti esistenti e di quelli immaginari, con alla mano i risultati dei sondaggi sulle intenzioni di voto e manuali di algebra, stabiliranno chi deve vincere le elezioni e chi le deve perdere e come cercare di far contenti tutti e “contenti e cojonati” gli elettori.
Perché oramai in Italia il risultato elettorale consiste in questo: a quello che meglio azzecca il sondaggio più esatto e l’arzigogolo pseudoelettorale ed il calcolo meno sballato (ma, al dunque, tutti sanno “far di conto”) daranno maggioranze, opposizioni, formule di governo e presidenze varie.
E’ un nuovo tipo di democrazia: a risultato anticipato e garantito. Prima si stabilisce chi deve vincere e chi deve perdere (meglio se con una certa ambiguità) poi si va a votare con fede sul buon senso degli Italiani che deve portarli a dare i voti secondo i marchingegni della legge elettorale.
Tatarellum, Mattarellum, Italicum, Porcellum. Si fa anche della filologia latino-maccheronica.
Già: maccheroni, ma più esatto e puntuale è parlare di “pasticcio”. La prossimo legge elettorale la chiameremo “pasticcium”.
Mauro Mellini