Oramai è chiaro: il “Centrodestra”, la coalizione dei cosiddetti “moderati” messi assieme da Berlusconi, e vissuta per anni come una congrega di parassiti in stolta attesa della liquidazione del loro benefattore per poterne arranfare un’improbabile eredità, non esiste più. I parassiti non hanno neppure avuto la pazienza di attendere la fine politica del Cavaliere. Hanno anticipato la “riscossione” delle loro pretese “parte” della futura eredità.
Hanno scelto il suicidio.
Berlusconi, aggredito dalla più sfacciata e grottesca operazione di giustizia “di lotta”, strumentalizzata al fine della conquista del potere, è stato per anni lasciato solo dai suoi cosiddetti “alleati” a vedersela con una assurda tempesta di azioni giudiziarie, dalle quali i parassiti hanno sempre cercato di trarre profitto, presentandosi come la “parte buona” della coalizione, perché, magari, risparmiati dall’assalto diretto delle Toghe per la loro scarsa rilevanza.
Ma il danno maggiore che la Lega, il M.S.I.-Alleanza Nazionale, Bossi, Fini e tutto l’esercito dei parassiti (fuori e dentro Forza Italia) hanno arrecato a Berlusconi ed al suo progetto politico, è stato quello di aver imposto alla coalizione una linea “moderata” (espressione, oltre che sciocca, anche impropria) insita, certo, nella stessa indole e nella identità culturale e sulle capacità del Cavaliere, reprimendo i suoi slanci verso un liberalismo magari in po’ confuso, pure presente nella sua personalità e nel suo ruolo.
Alfredo Biondi (la tessera n. 2 di Forza Italia, come amava ricordare) ex segretario di un Partito Liberale tutt’altro che “rivoluzionario”, partito microscopico e irretito oramai nel “sistema D.C.”, raccontava che Berlusconi, quando gli aveva proposto l’avventura di Forza Italia, gli disse: “Faremo un partito liberale di massa”. Era noto l’amore di Biondi per le battute brillanti e feroci. Gli rispose: “Di Massa? purché non risulti poi di Carrara…”.
Certo è che Biondi, dei personaggi con un passato ed una esperienza politici accorsi alla “chiamata” del Cavaliere alla sua scesa in campo fu l’unico che, bene o male, si pose il problema del golpe giudiziario in atto, ricavandone dagli stolti “alleati” leghisti e missini l’appellativo di “autore del decreto salvaladri”, una ferita che Biondi si è portato e si porta nell’anima e che forse gli fece comprendere prima degli altri la debolezza non solo morale del parassitismo di quei soggetti.
Questo non significa, certo, che Berlusconi non abbia responsabilità alcuna della mancata realizzazione di una forza politica, di un programma e di un’azione di governo o di opposizione schiettamente liberale, di una Destra portatrice di valori che pure della Destra sono propri. Non significa che la sua propensione per una raccolta di “moderati”, uniti solo dal timore di una vittoria della Sinistra, gli sia stata imposta dagli altri.
Ma di fronte alla frantumazione di quel Centrodestra posticcio, incapace anche di contestare all’attuale regime la sua origine, che è quella di un portato di una violenza pseudo-giudiziaria, oggi occorre pensare ad altro che a rimettere insieme i cocci di una impossibile coalizione di parassiti suicidi.
Occorre altro. Occorre una nuova rivoluzione illuminista, prima ancora che liberale.
Occorre rivendicare i valori della nostra storia migliore, il significato vero di parole come libertà, democrazia. Occorre costruire un modello di Stato semplificato, capace di funzionare secondo le volontà e gli interessi dei cittadini.
Non è questa la rinunzia ad una grande forza politica ad un programma ambizioso. Al contrario. Nel deserto della politica italiana occorre trovare la strada della vita, dei valori. No, quindi alle velleità dei nani, dei minipartiti.
E, no, NO al tentativo di chi vuole imporci un viscido regime di falsa democrazia, il Partito Monocratico, il “Partito della Nazione”, i camuffamenti di una strisciante e viscida dittatura.
18.03.2016
Mauro Mellini