La vicenda della Sindachessa di Quarto invitata a dimettersi “per aver subìto minacce” a quanto pare, dalla Camorra ha del grottesco, un po’ come tutte le vicende del suo partito, quello dei “grillini 5 stelle” o, diciamolo pure, di tutto questo nostro povero Paese.
Ma c’è un filo conduttore tra due diverse e geograficamente distanti vicende grilline.
C’è l’adesione toto corde all’esaltazione del processo palermitano c.d. della “trattativa”, cioè quello nel quale l’accusa è di “aver tentato di subire i ricatti della mafia”, tesi dei P.M. di Palermo supportata dai grillini e, invece, questo processo mediatico ed all’interno del movimento dei trinariciuti cinquestellisti “a carico” della Sindachessa di Quarto, Rosa Capuozzo per “essere stata minacciata dalla Camorra”.
C’è però una diversità, una contrapposizione tra l’uno e l’altro caso. Nel primo le minacce, anche se, magari, un pochetto inventate e ridicole, sono elevate a titolo di merito, di priorità nei concorsi, di qualifica di icona dell’Antimafia del presunto minacciato, il P.M. sostenitore, appunto del reato di “subìto ricatto”, Di Matteo. Nel secondo le minacce nemmeno denunciate, quindi, niente affatto sbandierate, senza annesse richieste di “omaggio dal Capo dello Stato”, diventano, per il loro mancato sfruttamento, un capo d’accusa, con tanto di richiesta di dimissioni e di espulsione.
Perché questa diversità totale di atteggiamento dei seguaci del Comico leader dell’”antipolitica”?
Francamente ho il sospetto che nei confronti della Capuozzo, di inequivoche origini meridionali, ci sia un qualcosa che ha a che fare con il razzismo, purtroppo sempre riaffiorante.
Ma non è una mera supposizione quella secondo cui l’imbecillità, alla fine, quando c’è, viene sempre fuori. E la gara a chi la spara più grossa in fatto di rigore (imbecille) morale, finisce per ritorcersi contro i suoi campioni, coinvolgendoli e travolgendoli.
Cara Signora Capuozzo! Se ha ritenuto di non denunziare una minaccia che le è stata fatta, non per questo non Le è dovuta la nostra solidarietà.
Né possiamo ficcare il naso nelle ragioni per cui non lo ha fatto. Se per caso ha voluto dare prova di essere coraggiosa ed eroina, magari sarà stata un po’ ingenua e ridicoletta, ma non colpevole e spregevole.
Se lo ha fatto per evitare che lo Stato si dovesse preoccupare di darle una scorta e, magari, una macchina blindata con il marchingegno antibomba (invocato dai parlamentari del suo partito come quella di Di Matteo) sarà stata soltanto un po’ ingenua pensando di far risparmiare i contribuenti: la daranno ad un altro che le minacce se le è inventate.
Dia retta a me: resti al suo posto.
Tanti auguri.
Mauro Mellini