Era molto tempo che non mi capitava di dover dire una parola di plauso e di consenso ad una iniziativa di Berlusconi, al quale, del resto, non ho mai fatto aperture incondizionate del mio piccolissimo e pressoché irrilevante credito. Non mi dico, dunque, anche perché conservo un certo buon senso del ridicolo, “Vergin di servo encomio e di codardo oltraggio”, né azzardo pronostici sulla sua sorte politica.
Ma l’appello al NO al referendum sulle riforme costituzionali (e su quella elettorale) lanciate ieri è sicuramente l’iniziativa politica più chiara, importante e tempestiva da lui presa dal tempo della “scesa in campo”.
E la più necessaria.
Si tratta, ora, di vedere come saprà gestire questa sua “primogenitura”.
In politica ci sono ogni tanto, momenti per fare grandi cose, o, almeno, cose giuste e produttive di buoni effetti. E c’è sempre la possibilità di fare sbagli, piccoli ed anche grossi e rovinosi.
Non farà, mi auguro, Berlusconi lo sbaglio di mettere in ballo un suo ruolo di leader del fronte del No. Renzi e gli “Etruschi” non aspettano altro.
E non farà, mi auguro ancora, lo sbaglio di pretendere di dare al No un significato uniforme, magari quello, sciagurato, della difesa dell’intangibilità della Costituzione (che è altra cosa dalla difesa di “una” Costituzione) ruolo che farà bene a lasciare ai Rodotà ed ai Benigni, che è sperabile che facciano la loro parte senza stupide preclusioni contro i “berlusconismi”.
La strada maestra da seguire è quella della difesa di UNA Costituzione contro un’opera essenzialmente rottamatoria di mero sconquasso istituzionale che, di per sé, è tutt’uno con la difesa dell’immobilità al potere di chi se ne impadronisce.
L’abolizione del “bicameralismo perfetto” è stata affrontata da Renzi nel modo peggiore e più pericoloso. Anziché studiare (certo, Pinochietto che studia, magari guidato dalla sua fatina Boschi è, più o meno, una battuta di spirito) una differenziazione di funzioni tendente soprattutto ad assicurare una migliore qualità della produzione legislativa e del controllo politico sull’Esecutivo, si è ricorsi ad una sostanziale ed equivoca rottamazione del Senato. E, soprattutto allo sciagurato sistema del voto “indiretto” che sembra fatto apposta per incrementare le peggiori operazioni mafiose, paramafiose ed antimafiose e per creare una sorta di “corpo morto” che ostacoli ogni possibilità di alternativa al potere con un voto popolare.
Non credo che sia facile creare in questi mesi un movimento di opinione su questa linea. Ma non è impossibile raccogliere quanti sono capaci di riflessioni e di preoccupazioni sull’ordinamento costituzionale. Un movimento che può fare la differenza.
E poi c’è la questione della assoluta mancanza nelle riforme (si fa per dire) renziane, di ogni ponderazione della rottamazione pasticciona del Senato su: 1°) L’elezione del Presidente della Repubblica; 2°) L’elezione dei Giudici Costituzionali; 3°) L’elezione dei componenti “laici” del C.S.M.
Con un Senato ad elezione di secondo grado, qualcosa che rimane tuttora nel vago, espressione delle camarille localistiche, tutti e tre questi istituti di garanzia verrebbero ad essere asserviti al monopartitismo becero ed “etrusco”.
E, poi, c’è una difficile ma essenziale campagna da condurre.
Per farla finita, intanto, con questa falsa e truffaldina equazione “Nuovo= bello e buono”. In materia costituzionale è vero, semmai, il contrario. Le Costituzioni, e le loro eventuali modifiche, vanno costruite guardando lontano, per durare a lungo.
Quella di Renzi è una riforma ispirata ad interessi di parte (e di corrente) per superare resistenze ad una grottesca arrampicata al potere di un gruppo parafamigliare.
Ed allora, al lavoro, con Berlusconi e, è da sperare, con molti altri.
Senza badare troppo se ci si troverà sullo stesso fronte di gente poco simpatica.
Chi, magari pensa ai referendum consultivi sulle Olimpiadi perché potrebbe averne l’esclusiva, cerchi di non essere ridicolo e pensi al referendum serio che ci aspetta, a quanto pare, ad ottobre.
E se Renzi, da parte sua “minaccia” di ritirarsi dalla politica se sarà battuto al referendum, non c’è che da dirgli “si accomodi”. E non si renda ridicolo affermando, in sostanza, che godere della sua presenza a Palazzo Chigi vale una Costituzione deformata e zoppicante.
Ci sono modi migliori per ridere.
Mauro Mellini