Pare, dunque, che col suo viaggio negli U.S.A. Papa Francesco abbia ottenuto, contro qualche previsione non del tutto rosea della vigilia, un grande successo.
Il fatto in sé, cioè il successo personale di un personaggio, benché “spersonalizzato” (nel caso non troppo) dalla altissima carica, fa riflette sul concetto stesso di religione e di religiosità delle masse. E’ dunque il Cattolicesimo o invece il Bergoglismo ad ottenere questo successo? C’è oggi una religione cattolico-bergogliesca che “piace” anche ai popoli più diffidenti verso il Cattolicesimo (ed i Gesuiti!!!)? Le parole, il pensiero di Papa Francesco, assistito dall’infallibilità dichiarata nel 1870 (ma con effetto, diremmo, in termini “laici”, retroattivo) comporta che quelli, ad esempio, di Pio IX o di Pio X o di Pio XII, per non parlare che dei meno “antichi”, fosse espressione di un cattolicesimo “sbagliato” (pensiamo al “Sillabo” ed alla condanna della democrazia, della libertà di religione etc., alla scomunica dei Comunisti di Papa Pacelli etc. etc., a quella dei “modernisti” di Pio X…)?
Non sono un teologo e neppure ho troppa pazienza che mi consenta di dedicarmi, che so, allo studio del pensiero dei Gesuiti (Papa Francesco è il primo papa gesuita) che, certamente hanno sfornato argomenti a bizzeffe per giustificare questa e chi sa quante altre fratture della logica. Un po’ rozzamente (certe “raffinatezze” del pensiero non mi piacciono nemmeno un po’) sarei portato ad affermare che questo non è un “nuovo” cattolicesimo bergoglista, ma piuttosto il vecchio (oramai) e collaudato cattolicesimo dei “casuisti” gesuiti. Un cattolicesimo “adattato” secondo la molto redditizia teoria morale dell’”opinione probabile” sufficiente ad assicurare la liceità di certi comportamenti, invano magistralmente fustigata da Biagio Pascal.
Nel suo viaggio recente l’attuale Pontefice ha visitato Cuba e gli U.S.A.
Sembra che abbia detto nell’uno e nell’altro Stato le stesse cose, che abbia, in sostanza, espresso l’atteggiamento tipicamente latino-americano di diffidenza e di condanna del capitalismo e della “plutocrazia” (questo termine è fascista e non bergogliesco, ma il significato è comunque quello di certe proposizioni di questo Pontefice, almeno così si direbbe). Ma a Cuba, a piazza “de la Revolucion” l’accento era sulla condanna del sistema capitalista, su una certa xenofobia e “antiplutocrazia”, mentre negli U.S.A. la sua predica sembra accentuare la condanna degli “eccessi”, delle derivazioni cattive del sistema, i “peccati” che si commettono nelle sue realizzazioni.
Il sapere teologico, non è una novità, consente certe acrobazie. Quando Giovanni XXIII emise l’enciclica “Mater et magistra”, circolò una storiella. A chi gli domandava quello che, in pratica, questo atto del sommo magistero della Chiesa suggerisse ai cattolici impegnati in politica, avrebbe risposto: è chiaro: “Mater et magistra= apertura a sinistra – Madre e maestra= apertura a destra”.
Mi pare che questo viaggio del Papa abbia suggellato l’avvento della “Chiesa del gradimento”, come già la democrazia è divenuta, non solo in Italia, “democrazia del gradimento”, piuttosto che del “consenso” ed, a maggior ragione, della partecipazione.
Ed il fatto saliente è che questo suggello sia posto da un Papa Sud-americano, di un paese in cui il peronismo è sempre radicato, antiUsa e anticapitalista più che altro per “gelosia” e, soprattutto da parte di un Papa Gesuita. Questo vuol dire che la Chiesa è veramente convinta che, tutto sommato, la sovranità popolare sia, malgrado il Sillabo, un dato acquisito e che oggi sono le folle da lusingare, compiacendole, grazie, magari a qualche “opinione probabile” nei suoi gusti prevalenti, nelle sue tradizioni ed aspirazioni. Come ai tempi di Loiola erano da compiacere re, regine, governatori e feudatari.
Così negli Usa la Chiesa di Bergoglio è andata incontro al gusto della leggenda del West e del pionierismo. Quello di frate Junipero Serra, fatto, per l’occasione, santo, con preghiera di includerlo tra i “precursori” della fondazione della Patria Americana. Fra Junipero Serra, francescano, accoglieva nelle missioni gli Indios di cui i soldati spagnoli in California facevano strage indiscriminata.
Lui, invece, li “puniva severamente” “solo” se scappavano dalle missioni senza convertirsi dopo esservisi rifugiati. Una buona “opinione probabile” gli avrà garantito la liceità di tutto ciò.
Gli Indiani superstiti di quelle tribù del Pacifico, però, lo considerano uno degli autori del genocidio della loro razza ed hanno protestato vibratamente contro quella santificazione di un assassino.
Ma sono una esigua minoranza, che, per giunta, non concorre granché a “fare opinione”. Dunque che strillino pure. Il “gradimento” di Papa Francesco non ne soffrirà granché.
Questa sarebbe la versione attuale della democrazia per accettare la quale “infallibilmente” non si tiene più conto del Sillabo di Pio IX, assistito anch’esso da un’infallibilità però andata in prescrizione.
Così è la storia. La teologia, naturalmente, è un’altra cosa.
Mauro Mellini – www.giustiziagiusta.info