Tempo fa non ricordo chi, sostenne che anche il Vaticano avrebbe dovuto istituire una “Commissione antimafia”.
Ora se non l’”antimafia”, il Vaticano sembra inaugurare una sua “giustizia anti”, una giustizia di lotta. Che, poi, in Vaticano non è neppure una cosa nuova: il Tribunale dell’Inquisizione era il tribunale contro le eresie e, più in generale, contro il Diavolo. Diciamo quindi cha arriva una “seconda edizione” di questo tipo di giustizia.
Il Papa ha infatti creato un Tribunale speciale ed istituito un nuovo reato. Il tutto per la “lotta” alla pedofilia.
Il nuovo reato è “abuso del potere episcopale”. Il tribunale speciale giudicherà i vescovi che sono stati conniventi con la pedofilia, l’hanno coperta e, quindi, favorita. Il modello è evidente: il “concorso esterno in associazione mafiosa”. I vescovi, saranno giudicati senza tener conto del principio della non retroattività della pena (che, del resto, ha un certo sapore laico e liberale, che non è da aspettarsi confinferi un granché ad un Papa Gesuita).
E’ stata sempre nostra convinzione che certi “strappi” ai principi fondamentali del diritto dei popoli civili insiti nella “giustizia di lotta” e nell’antimafia in particolare, costituiscano un virus destinato a contagiare ogni settore della giustizia. Certo non potevamo prevedere che ad un certo punto il contagio andasse a determinare il ritorno della giustizia ecclesiastica ad un certo suo passato che la Chiesa Cattolica si affanna a far dimenticare e “minimizzare”. E che dovessimo assistere a contestazioni di “concorso esterno in pedofilia”. Il tutto, naturalmente, avviene a fin di bene. Non riusciamo ad esserne consolati.
Mauro Mellini – www.giustiziagiusta.info