Riceviamo e pubblichiamo
Illustre Presidente Renzi,
recentemente sono stati “ripetutamente affrontati” da Lei, con dovizia di particolari, interessanti argomenti su “questioni” attinenti lo sviluppo del Paese e in particolare quello del Sud, attardandosi, talvolta, sulla Questione Meridionale. Particolare attenzione è stata riservata alla portualità italiana che, a Suo dire, non riesce a competere con le strutture nord continentali. Le quali, pur essendo geograficamente svantaggiate rispetto alle novità che hanno, nuovamente, reso protagonista il Mediterraneo, registrano un volume di movimenti notevolmente superiori a quelle dell’Italia.
La somma di tutti porti italiani, infatti, non regge il confronto con il solo porto di Rotterdam.
Condivido il Suo punto di vista sulla urgenza di imprimere una sferzata anche per Gioiatauro: l’unico porto del Sud in grado di competere. Condivido l’idea di imprimere la necessaria accelerazione alla definizione dell’alta velocità Napoli > Bari.
Si rende,tuttavia, necessario ricordare che la tratta è stata scippata al Corridoio Berlino Palermo, sul quale è calato un insopportabile silenzio e, ovviamente, non si sa se e quando la Sicilia vedrà mai l’alta velocità.
In merito poi all’analisi svolte da Lei sul confronto Isole Baleari Sicilia e sul successo delle politiche turistiche da esse attivate rispetto alla Sicilia è utile svolgere un approfondimento. Nonostante le evidenti superiorità della Sicilia per patrimonio di beni culturali ed ambientali: oltre 1500 Km di coste la Sicilia e meno di 1400 le Baleari; nove siti Unesco in Sicilia due soltanto nelle Baleari; uno straordinario giacimento culturale, il valore del paesaggio dell’agricoltura e della biodiversità tutte risorse e qualità sicuramente non presenti nelle isole Baleari; esse hanno registrato nel 2013 circa 42 milioni di pernottamenti contro 3,8 milioni della Sicilia.
Lei dimentica però che le Baleari registrano circa 270 voli charter e la Sicilia solo tre. E i costi dei voli di linea risultano molto convenienti e sono meno della metà della compagnia di bandiera italiana. Condivido in ogni caso, complessivamente, l’analisi svolta. Ma per quanto ovvio lo sviluppo della Sicilia prevede interventi ben precisi da parte del Governo centrale e un tavolo di regia per orientare le politiche regionali.
Mi permetto, a tale proposito, di rivolgerLe alcuni suggerimenti in merito alla Sua azione politica! Secondo me risulterebbe, davvero, utile alla Sua proposta politica “di sinistra>progressista” che – come da Lei affermato, da qui in poi, si occuperà di diritti – dare, davvero, valore e un nuovo significato alla irrisolta “Questione Meridionale”. All’interno della quale sono pregnanti, per quanto ovvio, tutti i temi dei diritti (negati) a partire dal diritto al lavoro, alla parità di genere, allo studio, alla salute, all’ambiente, alla mobilità (e alla mobilità sociale), il diritto a fare impresa e, soprattutto, il diritto allo sviluppo e non soltanto al benessere. Per interrompere una logica di acquiescenza che ha reso normale la considerazione che i cittadini del Sud siano, esclusivamente sudditi o peggio ancora consumatori. Concentrare la proposta politica su temi che parlano alla testa e al cuore delle persone, che pone al centro la Questione Meridionale risulterebbe, davvero, dirompente perché si propone di cambiare la vita di oltre 20 milioni di persone (circa metà del Paese che registra un livello di occupazione inferiore al 40% e una disoccupazione giovanile e femminile superiore al 50%) e di centinaia di migliaia di giovani in fuga!
Può da un lato intercettare un elettorato confuso, talvolta arrabbiato e composto da persone che si accorgono che la loro vita peggiora progressivamente e si sentono traditi dalla politica. Persone obiettivo e facile preda delle convulsione di una destra lepenista – in grado di parlare alla pancia (ma che non offre soluzioni) – che ha ottenuto successi al nord attraverso politiche razziste contro i terroni ed oggi cerca di conquistare il Sud con la pretesa di ottenere il riconoscimento di leader della destra in quanto partito nazionale. Il rinnovato progetto politico può eliminare il rischio che lo “spazio” venga occupato da partiti e movimenti che facilmente intercettano il voto di protesta di cittadini che non si sentono rappresentati, persone prive di speranza e incerti sul loro futuro. Quello spazio, appunto, dove possono far valere le proprie opinioni e le proprie aspettative. Contrastare, attraverso politiche buone e le buone pratiche, il proliferare della Lega che già in Sicilia si è alleata con pezzi pericolosi della società! Dall’altro rendere evidente che il leader ha bisogno della partecipazione di tutta la società e a tale proposito, lavorare sugli ideali e sulle prospettive e convincere i giovani con proposte credibili a partecipare. Attraverso un Patto per lo sviluppo! Un nuovo piano Marshall, di valorizzazione di un vastissimo territorio e del capitale umano presente in grandi quantità, che ponga al centro le infrastrutture materiali e immateriali. Un nuovo umanesimo.
E’ risaputo che nei processi di sviluppo la infrastrutturazione è una premessa irrinunciabile. A tale proposito risulta pleonastico ricordare che senza le infrastrutture non è possibile realizzare il progetto culturale da superpotenza della cultura nel mondo e in conseguenza quello turistico.Tantomeno attrarre investimenti. Soprattutto in un Paese che, complessivamente registra un notevole ritardo, in quanto a dotazione di rete autostradale: 1,5 Km per ogni 10 mila abitanti a differenza di Francia e Spagna, rispettivamente 3,5 Km e 7 Km. La Sicilia non rientra nella media, pochissimi Km prevalentemente disastrati, per oltre 5 milioni di abitanti. Una regione nella quale tre provincie Agrigento (distante circa 200 km e circa 2/3 ore dagli aeroporti di Palermo, Birgi, Catania), Caltanissetta e Ragusa non sono ancora interessate dalla rete autostradale. Peggio ancora in riferimento a trasporto su ferro: la Sicilia è stata esclusivamente interessata da tagli, come si usa dire, di rami secchi, alla faccia della continuità territoriale! Allora sorge spontanea la domanda su come sia possibile accogliere – dati gli evidenti problemi di traffico e mobilità – i milioni di turisti che nei prossimi anni (sono previsioni degli istituti di rilevazione ) sono interessati a visitare l’Italia e si presume, anche la Sicilia. Una domanda potenziale enorme che viene depressa dal deficit di competitività (infrastrutture, trasporti, qualità dei servizi, tutela del consumatore).
E allora diventa indispensabile imprimere una accelerazione a una “politica attrezzata” che guardi con favore e rinnovata attenzione ai ritardi di sviluppo, alle povertà, alle discriminazioni, alle diseguaglianze, al riequilibrio sociale, alle donne e ai giovani. Tutte questioni che hanno a che fare con gli effetti devastanti del ventennio terribile, causati da politiche retrive accompagnate dalle politiche fintorazziste della Lega che non hanno previsto investimenti per il Sud e hanno dirottato risorse verso il Nord! Oggi finalmente, fuori dal solito contesto ciarlone emerge la verita’! Che fa giustizia sulla realta’: non solo non è stata riservata alcuna programmazione, nè investimenti al Mezzogiorno d’Italia ma, le risorse dell’intervento ordinario, insieme ai fondi FAS destinati allo sviluppo del Sud, sono stati dirottati alla creazione di infrastrutture del Nord e usati perfino, per pagare le multe relative alle quote latte degli allevatori del Nord. Sembrano fatti incredibili …paradossali…ma…purtroppo sono reali!
E se servisse a qualcosa interrogarsi di chi e’ il merito, sarebbe facile individuare i predoni: l’ex Ministro dell’Agricoltura Zaia e il solito Tremonti (di cui ricordiamo le dichiarazioni secondo le quali gli aiuti riservati al Sud bisognava dirottarli al nord perche’ tanto i cialtroni dl Sud non sarebbero stati in grado di spenderli). Infatti e’ abitudine consolidata nella storia di questo disgraziato paese, che i politici del Nord sono riusciti (utilizzando l’ascarismo) ad intercettare i soldi destinati al Sud?
Risorse che, per via di un ceto dirigente inadeguato, non sono state spese adeguatamente. In ogni caso, la scelta di utilizzare i Fas e i Fondi Strutturali per altri obiettivi – che corrisponde a una vera e propria distrazione di risorse a cui si aggiungono altre centinaia di milioni di Euro utilizzate altrove e sottratti al fondo per la coesione territoriale destinati all’ infanzia, ai disabili ai soggetti deboli presenti nel Sud, cui sarebbe augurabile che il Premier ponesse rimedio – manifestano inadeguatezza politica, indifferenza verso la parte piu’ debole, un approccio inquietante e sono la cifra del vero ritardo culturale del Paese. Ad avvalorare le superiori considerazioni esiste il rapporto annuale dell’Istat che descrive un’Italia in cui coesistono regioni del Nord con livelli di benessere o inclusione sociale analoghi a quelli della Svezia e regioni del Sud con rischi di povertà o esclusione prossimi a quelli della Romania. A tale proposito non vi è dubbio che la Sicilia registri il più basso tasso di PIL –2,5 e 40 mila imprese chiuse solo nel 2014 e che sia un territorio difficile da gestire. Che registra il triste e negativo primato in termini di occupazione. Tra le peggiori regioni nelle quali la situazione è peggiorata negli ultimi cinque anni. All’assenza di lavoro corrisponde, del resto, un pericolosissimo degrado: la percentuale della popolazione che vive sotto la soglia della povertà fa della regione un caso emblematico di un territorio che rischia di sprofondare verso una condizione di sottosviluppo. Nonostante abbia notevoli possibilità. Risulta, ancora, essere uno dei più importanti marchi turistici del Paese, si trova in posizione molto privilegiata per lo sviluppo dell’Area di Libero Scambio e del resto, risulta anche essere al centro di una delle aree più interessate agli scambi nel Mediterraneo. Tuttavia per affrontare temi così impegnativi e sofisticati, è indispensabile ripartire dall’efficacia della politica, dall’ utilizzo efficiente delle risorse che sono disponibili e dalla capacità di utilizzare le risorse comunitarie che appaiono precondizione di una qualsiasi strategia di rilancio. A tale proposito è ’ stato fortemente auspicato che siano poste in essere soluzioni che evitino la frammentazione in migliaia di misure non governabili come insegna l’esperienza e che hanno pregiudicato la spesa dei fondi 2007 – 2013.
Risorse che, per via di un ceto dirigente inadeguato, non sono state spese adeguatamente. In ogni caso, la scelta di utilizzare i Fas e i Fondi Strutturali per altri obiettivi – che corrisponde a una vera e propria distrazione di risorse a cui si aggiungono altre centinaia di milioni di Euro utilizzate altrove e sottratti al fondo per la coesione territoriale destinati all’ infanzia, ai disabili ai soggetti deboli presenti nel Sud, cui sarebbe augurabile che il Premier ponesse rimedio – manifestano inadeguatezza politica, indifferenza verso la parte piu’ debole, un approccio inquietante e sono la cifra del vero ritardo culturale del Paese. Ad avvalorare le superiori considerazioni esiste il rapporto annuale dell’Istat che descrive un’Italia in cui coesistono regioni del Nord con livelli di benessere o inclusione sociale analoghi a quelli della Svezia e regioni del Sud con rischi di povertà o esclusione prossimi a quelli della Romania. A tale proposito non vi è dubbio che la Sicilia registri il più basso tasso di PIL –2,5 e 40 mila imprese chiuse solo nel 2014 e che sia un territorio difficile da gestire. Che registra il triste e negativo primato in termini di occupazione. Tra le peggiori regioni nelle quali la situazione è peggiorata negli ultimi cinque anni. All’assenza di lavoro corrisponde, del resto, un pericolosissimo degrado: la percentuale della popolazione che vive sotto la soglia della povertà fa della regione un caso emblematico di un territorio che rischia di sprofondare verso una condizione di sottosviluppo. Nonostante abbia notevoli possibilità. Risulta, ancora, essere uno dei più importanti marchi turistici del Paese, si trova in posizione molto privilegiata per lo sviluppo dell’Area di Libero Scambio e del resto, risulta anche essere al centro di una delle aree più interessate agli scambi nel Mediterraneo. Tuttavia per affrontare temi così impegnativi e sofisticati, è indispensabile ripartire dall’efficacia della politica, dall’ utilizzo efficiente delle risorse che sono disponibili e dalla capacità di utilizzare le risorse comunitarie che appaiono precondizione di una qualsiasi strategia di rilancio. A tale proposito è ’ stato fortemente auspicato che siano poste in essere soluzioni che evitino la frammentazione in migliaia di misure non governabili come insegna l’esperienza e che hanno pregiudicato la spesa dei fondi 2007 – 2013.
Concentrando le risorse per la tempestiva realizzazione di alcune importanti infrastrutture: 1) completamento dell’anello autostradale Siracusa Mazara del Vallo; 2) trasformazione del trasporto su ferro:raddoppio delle linee ferrate e creazione di una grande metropolitana che colleghi le città capoluogo, gli aeroporti e i porti; 3) creazione di un aeroporto HUB al centro della regione; 4) trasformazione del Porto di Augusta in un grande Hub in grado di competere nel Mediterraneo 5) sviluppo delle autostrade del mare (tutte infrastrutture che il Governo dovrebbe inserire anche nel Piano Junker per lo sviluppo). E che individuino nel Fondo Sociale Europeo un mezzo diretto principalmente all’incremento dell’occupazione giovanile, all’istruzione, all’alternanza scuola lavoro, all’apprendistato, all’incremento delle borse di studio, ai tirocini, all’orientamento scolastico, universitario e professionale. E che il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale sostenuto dalla Strategia Regionale della Ricerca possa, finalmente, puntare sul binomio inscindibile imprese e legalità, innovazione tecnologica, ricerca, agenda digitale – banda larga (Digital Divide), mobilità sostenibile, tutela e messa in sicurezza del territorio, energia sostenibile a prezzi contenuti per le imprese ed i cittadini e per la ricerca di una più efficace azione di trasparenza, diretta, anche, ad un più efficiente utilizzo delle risorse. In effetti nel buio pesto della crisi più grave dal dopoguerra, è un messaggio di ottimismo e di speranza quello che bisogna lanciare.
E lanciare una sfida a quello “sviluppo sporco”- sia in senso ambientale, sia nel senso dell’ illegalità diffusa – che purtroppo caratterizza gran parte dell’ economia meridionale. Perché non è più accettabile che il Mezzogiorno non possa esprimere appieno la propria naturale vocazione in maniera moderna ed efficiente. E’ proprio dalla Sicilia che bisognerebbe ripartire per la riconversione ecologica della “green economy”, all’ insegna delle energie rinnovabili, dei “prodotti verdi”, del rilancio dell’ agricoltura e del turismo, di un rinnovato rapporto e dignità tra uomo e territorio. È la stessa crisi globale a offrire oggi alla politica ambientale un’occasione storica per innescare il cambiamento della società e ridurre le disuguaglianze.
Pertanto, in nome di un new deal imperniato sulla lotta ai combustibili fossili e sulla rigenerazione della città e sulla sicurezza del territorio, diventa esiziale disporre di un vero Piano Energetico, un vero Piano Industriale: orientato a una logica diretta a valorizzare la sostenibilità e le rinnovabili piuttosto che i combustibili fossili, il gas, i rigassificatori. Una vera politica a favore dei cittadini volta a valorizzare le smart city, l’efficentamento degli edifici pubblici e delle scuole, la produzione di energia sostenibile e a penalizzare i consumi energivori e impattanti: vale a dire quelli che “consumano” più suolo o più beni comuni e che inquinano di più.
L’ambiente, dunque, come risorsa e regolatore dello sviluppo, all’ insegna di un moderno riformismo ecologista. E concorrere per rimuovere l’assunto che si tratta di questione accessoria o marginale di retorica paesaggistica o peggio di fondamentalismo verde. Si tratta di ecologia e di economia. Vale a dire sviluppo sostenibile compatibile con la difesa dell’ambiente e con la salute collettiva. Quindi di investimenti, lavoro, servizi, patrimonio culturale e risorse naturali, difesa del suolo, mobilità e infrastrutture, turismo e agricoltura. Un programma politico per il futuro del Paese.E’ evidente che in questo passaggio epocale, la politica ideale che guarda con effettivo favore all’ambiente è tenuta a fornire risposte, concrete e praticabili, all’ esigenza di modernizzazione e di sviluppo. Occorre – per così dire – un’ opera di comunicazione, divulgazione e proselitismo per diffondere la cultura del limite, della qualità e della bellezza, nella società. La politica riformista e progressista deve rivendicare la sua missione costruttiva e pragmatica e non deve fare fatica ad affermare che il ruolo dei cittadini non deve essere solo quello di fare il controcanto agli inquinatori o di fare le sentinelle che annunciano disastri e profetizzano catastrofi. Ma deve darsi un programma e, in alternativa a progetti, impianti, evidentemente deleteri per la sicurezza e la salute delle persone, deve occuparsi di offrire soluzioni e, soprattutto, un modello di sviluppo occupazionale eco compatibile che nulla ha a che fare con gli idrocarburi e i veleni che stanno distruggendo ed inquinando la Natura e l’Uomo.
Spero nella Sua sensibilità e, nell’attesa di risposta, cordiali saluti.
Alessio Lattuca
Confimpresa Euromed