Il 4 giugno a Parigi si è tenuta presso i saloni dell’hotel Marriott Ambassador Opéra una giornata di incontri internazionali tra operatori del settore tessile.
L’evento, voluto ed organizzato dal dottor Angelo Pavone, della società AeP Consultants, ha visto la partecipazione di aziende produttrici con sede in Turchia e operatori francesi interessati alla commercializzazione dei prodotti tessili.
La Turchia, come paese produttore, mira a conquistare nuovi spazi di mercato nell’esportazione, avviando nuove relazioni commerciali in particolare nel settore tessile che vede i produttori sempre più presenti nelle fiere internazionali.
Le aziende turche che hanno partecipato all’evento per stringere nuove collaborazioni fanno tutte parte della IHKIB, l’associazione degli esportatori, che dal 1937 fornisce servizi in vari settori in diverse province della Turchia.Abbiamo incontrato Özkan Karaca, responsabile del comitato per le relazioni con l’estero che ha spiegato le ragioni della loro visita in Francia.
Secondo il Signor Karaca “La qualità del pret-à-porter turco è nota nel mondo intero anche per il suo cotone di alta qualità”. Il 65% delle esportazioni dalla Turchia è infatti rappresentato da capi di cotone.
L’Associazione IHKIB conta in seno al Comitato direttivo 22 società del settore tessile. Ha iniziato con 2 miliardi di dollari all’export per raggiungere i 155 di oggi. “L’obiettivo per il 2023 è quello di raggiungere i 500 miliardi di dollari” ha dichiarato Karaca.
Per quanto riguarda l’Europa, attualmente le industrie del tessile a cui fa capo l’associazione sono presenti soprattutto in Germania ed Inghilterra, segue la Francia ma con il 50% in meno di importazioni rispetto agli altri due paesi. Da qui nasce l’interesse per gli incontri di Parigi, preceduti da una giornata a Lille per stimolare il mercato francese.
Il principio applicato al pret-à-porter, per rispondere alle esigenze moda dei diversi paesi è quello della collaborazione “In Inghilterra, ad esempio, designer inglesi lavorano in team con quelli turchi”.
Karaca ha illustrato come in parte il successo dell’esportazione dei prodotti tessili dalla Turchia trova spiegazione anche negli aspetti etici, un valore aggiunto rispetto ad altri fabbricanti ed esportatori quali la Cina o la Birmania. Come ha dichiarato: “In Cina, ad esempio, i lavoratori e le lavoratrici del settore vivono in condizione di quasi schiavitù. La manodopera viene sottopagata e costretta a lavorare un numero incredibile di ore. In passato l’Occidente ha tenuto poco in considerazione questi aspetti. Più di recente, le nazioni più progredite, anche grazie a campagne di informazione mirate a sensibilizzare l’opinione pubblica, hanno dovuto affrontare queste problematiche di carattere morale che impongono ad un paese civile di non rendersi responsabile di forme di schiavitù a distanza. La Turchia offre quindi un buon rapporto qualità-prezzo del prodotto esportato, per un consumo etico sostenibile”. Bisogna sapere che la settimana lavorativa in Turchia è di 45 ore complessive.
Il dottor Angelo Pavone, della società AeP Consultants organizzatrice degli incontri a Lille e Parigi, ha evidenziato che “Le aziende dell’associazione hanno una grande esigenza di farsi conoscere sempre meglio”, ha inoltre confermato che “Il forte interesse francese nasce proprio dal fatto che il tessile turco rispetta i criteri europei. Gli incontri non miravano tanto la quantità ma la qualità e sono stati positivi soprattutto per le novità apportate dal settore maglieria”.
Luisa Pace