Il vertice di Bruxelles regola la questione dell’immigrazione nel Mediterraneo?
La questione è stata trattata nella trasmissione radiofonica settimanale Micro européen – curata da Marie-Christine Vallet, Vicedirettore editoriale Europa a Radio France, specialista delle questioni europee da quindici anni ed autrice della guida “Euro – Vivre l’euro au quotidien”, che ospita regolarmente due corrispondenti esteri a Parigi, di diverse nazionalità.
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I 28 capi di Stato e di governo si sono riuniti a Bruxelles per prendere delle decisioni sull’Immigrazione nel Mediterraneo. Questo Summit è stato deciso dopo la morte di 800 migranti, annegati al largo della Sicilia nel naufragio della loro imbarcazione.
Commenti di Luisa PACE, del sito d’informazione on-line “La Valle dei Templi” e di Roumiana OUGARTCHINSKA*, corrispondente bulgara a Parigi.
Le decisioni prese a Bruxelles sono «piccoli passi»
Per la sorveglianza ed i salvataggi in mare diversi stati metteranno a disposizione più navi ed aerei ma i 28 non hanno ancora parlato della ripartizione dei rifugiati che arrivano sempre più numerosi.
In Bulgaria, i rifugiati rappresentano il 60% degli arrivi contro il 40% di migranti economici
Le guerre in Siria, in Iraq e la violenza in Libia sono il vero problema di fondo. Senza contare l’Etiopia e l’Eritrea. Per queste ragioni i rifugiati di guerra sono sempre più numerosi. In Italia verrà fatta una distinzione tra rifugiati e migranti economici dando la priorità ai primi se richiedono il diritto d’asilo.
*Roumiana OUGARTCHINSKA, ha pubblicato con Rosario Priore « Pour la peau de Khadafi » Guerres, secrets, mensonges, l’autre histoire 1969-2011 avec Rosario Priore, edito da Fayard (2012).
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“I 28 si sono riuniti d’urgenza”– spiega in introduzione Marie Christine Vallet – “per trovare una soluzione. Un aumento del budget con 9 milioni di euro al mese invece di 3 per la sorveglianza ed i salvataggi. Un maggior numero di navi ed elicotteri ed un’accoglienza più aperta dei rifugiati. Si è parlato anche di distruggere le barche degli scafisti, si tratterebbe però di un’operazione militare per la quale occorre attendere l’accordo dell’ONU. L’urgenza è dovuta anche all’aumento del flusso di migranti da oltre un anno dovuto alle guerre”.
MC. Vallet – Questa volta i 28 hanno operato una svolta sulla questione dei migranti?
L.P. – Sinceramente ci aspettavamo di più. E’ forse un piccolo passo avanti verso una collaborazione in futuro ma non si vede un grande cambiamento. Non si è parlato di collaborazione tra i paesi a livello di polizia. In Italia per esempio sono appena stati arrestati 25 individui, anche dalla polizia di Agrigento da dove sono partite le indagini, legati al traffico di migranti. Ce ne sono altri in Francia come in Libia ma non se ne parla. La polizia di Agrigento manca di effettivi per potersi occupare degli scafisti, degli arresti, dei migranti che arrivano ma anche dei morti, perché sulle coste italiane arrivano anche centinaia di morti. Anche in questo caso è necessario procedere alle identificazioni. Tra le decisioni prese non vedo quella di una collaborazione di polizia con scambi incrociati di informazioni.
R.O. – C’è un cambiamento almeno per quanto riguarda la sorveglianza del Mediterraneo ma non risolve il problema di fondo. Non è stata sollevata la questione della ripartizione dei rifugiati.
MC. Vallet – Questo verrà dopo…
R.O. Sembra, ma spero anche che si riesamineranno gli accordi di Dublino che obbligano i paesi che accolgono, i paesi di frontiera che si trovano in prima linea, a ospitare i loro rifugiati. E se per caso questi vanno altrove in Europa c’è un programma di riammissione obbligatorio secondo gli accordi di Dublino per i paesi che hanno la sfortuna sul piano giuridico di trovarsi là dove non si deve. Aspetto di vedere il cambiamento.
MC. Vallet – L’Italia si sente più appoggiata dopo questo summit di Bruxelles?
L.P. – Credo che le reazioni siano piuttosto contrastanti. Da una parte abbiamo sentito il premier Renzi gridare vittoria ma al contempo sussistono molte perplessità, sia nel pondo politico sia ed ancor più tra la popolazione italiana. L’Italia fa molti sforzi da anni. Un tempo ricevemmo anche delle sovvenzioni per questo. Nel frattempo c’è stato Mare Nostrum che abbiamo sostenuto ma ora è importante cambiare le regole di Dublino. Non solo, bisogna stabilire chi sono i rifugiati e chi sono i migranti economici. Il termine rifugiati è importante perché hanno guerre alle spalle. Dobbiamo aiutarli ed anche l’Italia deve essere aiutata a recuperarli ed a fare un lavoro di riconoscimento.
MC. Vallet – In Bulgaria si tratta più di un’immigrazione via terra. Qual è la situazione?
R.O. – La Bulgaria deve oggi far fronte a qualcosa che non può assolutamente assumere. L’anno scorso ci sono stati più di 10.000 rifugiati e ne aspettiamo altrettanti quest’anno. Si tratta della frontiera europea più vicina al conflitto siriano ed al conflitto ISIS in Iraq, ma ci sono anche rifugiati afgani, pachistani ed altri che arrivano anche dalla zona centrafricana. Oltre 11.000 domande sono state registrate ed in 7.000 hanno ottenuto uno statuto. Vi do una cifra di raffronto: sullo stesso periodo la Francia ha concesso solo 14.000 permessi. Ma la Bulgaria è il paese più povero dell’Unione Europea. Ha ricevuto alcuni aiuti dell’HCR (Alto commissariato per i rifugiati) e dell’UE per costruire un muro di 30 chilometri che è notoriamente insufficiente. Ma ne arrivano costantemente, sono situazioni assolutamente tragiche anche perché la maggior parte di loro non ha nessuna voglia di restare in Bulgaria. Hanno solo voglia di passare, non vogliono quindi andare nei centri per i rifugiati che sono stati organizzati. L’Unione europea impone alla Bulgaria di instaurare un programma d’integrazione per gente non vuole integrarsi ma solo attraversare il territorio.
MC. Vallet – Noto che entrambe fate una distinzione tra i migranti economici ed i rifugiati e che ora si parla più di rifugiati.
L.P. – Si parla di rifugiati perché se si ritiene che bisogna fare una differenza e dare una priorità ai più disperati, se si dice rifugiati la gente capisce meglio che dietro c’è veramente una catastrofe di guerra e che non hanno scelta.
R.O. – Si sottolineano di più i rifugiati, ciò detto se si osserva la frontiera dell’Est dell’UE, ossia la Bulgaria, la proporzione è di circa 60/40. Il 60% di rifugiati è formato prevalentemente da siriani ed iracheni che fuggono veramente dalla guerra e poi c’è un’altra immigrazione. Ad un certo punto bisogna anche porsi la domanda su come risolvere questa situazione che è anche una situazione che non può essere risolta soltanto con una sorveglianza e ripartizione dei rifugiati. Bisogna risolvere il caos libico, bisogna occuparsi del conflitto con l’ISIS, bisogna trovare una soluzione alla crisi siriana se no continueremo ad avere queste ondate di rifugiati, ondate che saranno sempre più forti.
Per ascoltare la trasmissione: Micro Européen 25.04.2015 25/04 Migrants