Leggendo l’articolo di Alina Dizik (giornalista USA) sulla rivista Bloomberg, dal titolo “Surviving in the complex freelance economy” (Come sopravvivere nella economia del lavoro libero) si leggono cose molto interessanti circa la flessibilità del lavoro. Ad esempio: “ Il lavoratore freelance, (Termine inglese per indicare un soggetto che effettua un’attività “libera”, la parola deriverebbe dall’omonimo termine inglese usato per un “mercenario”) il quale non diventa mai dipendente dell’azienda per cui lavora. Il freelance è un lavoratore solitamente di livello professionale medio-alto e viene assunto per il tempo necessario all’impresa per coprire una posizione vacante (per maternità, o per malattia) soprattutto per coprire particolari punti strategici della produzione. L’offerta è molto conveniente per le aziende, il numero di questi lavoratori crescerà e si prevede che entro il 2020 arriverà negli Usa a coprire il 40% di tutta la forza lavoro. L’articolo mette in evidenza diversi elementi pro e contro per le aziende nel perseguire questo tipo di criterio occupazionale. A mio avviso, lo scopo dell’articolo è fare propaganda in favore di agenzie che si organizzano un po’ come agenzie di collocamento. L’articolo non dice però che il lavoro freelance è conveniente al lavoratore solo per i pochi casi di lavoratori super specializzati e rari da trovare. In tutti gli altri casi sono delle marionette in balia di queste “fantasiose” agenzie di collocamento. Nella nostra amata patria, c’è chi reclama l’abolizione delle tutele dello Statuto dei Lavoratori (art. 18), dimenticando che esso è in vigore dal 1970 e che quest’ultimo ha attraversato crisi “paurose”senza creare “preoccupazioni”alle aziende. Anzi, proprio grazie all’art. 18 l’economia italiana è cresciuta senza soste fino agli anni 90. (qualche anno dopo, avviene il debutto dell’euro sui mercati finanziari anno). Oggi, si vuole spacciare la “flessibilità” o freelance, per usare un termine inglese, come il Jolly metaforicamente parlando, di tutti i problemi economici del nostro paese. Scrisse Blaise Pascal, filosofo francese : “I furbi sono individui che conoscono la verità ma che la sostengono solo se è loro utile, altrimenti l’abbandonano”. Personalmente il piano del lavoro del governo, il cosiddetto strampalato “Jobs act” mi sembra una furbata.
Aldo Mucci