Secondo la Commissione europea le previsioni e le promesse economica della Francia per l’anno prossimo non sono credibili e, se continua su questa strada, il paese potrebbe presentare il peggior deficit europeo nel 2016. La Commissione prevede infatti un deficit pubblico del 4,% del PIL nel 2015 con aggravamento nel 2016 per giungere al 4,7%.
In questo calcolo non sono stati calcolati gli annunci fatti da Parigi la settimana scorsa, ossia “nuove misure” che permetteranno di ridurre il deficit pubblico da 3,6 a 3,7 miliardi di euro in più del previsto.
La novella è stata annunciata dal neo commissario europeo, l’ex Ministro dell’Economia Pierre Moscovici, al quale è toccato il triste compito di comunicare che la crescita francese dovrebbe situarsi intorno allo 0,3% contro l’1,3% tedesco ed il 4,6% irlandese.
Non solo Francia
“La Zona euro è la palla al piede dell’economia mondiale”, lo ha annunciato una settimana fa l’OCFE, ossia l’Osservatorio francese delle congiunture economiche…
La “deflazione” è il termine che nessuno osa utilizzare, aggrappandosi disperatamente all’idea che l’Europa avrebbe toccato il punto inflazionistico più basso. Ma quale economista oserebbe scommettere che i prezzi non scenderanno ancora l’anno prossimo? La leggera contrazione di settembre sembra più legata al rallentamento del calo dei prezzi dell’energia che ad un rilancio dell’attività. La Spagna intravede un miglioramento a livello inflazionistico, peccato che il tasso di disoccupazione abbia raggiunto il 24% con le ovvie ripercussioni sugli stipendi e le eventuali assunzioni. Lo stesso dicasi per Portogallo e Grecia. L’Italia è in recessione.
La Germania resta il motore della zona euro ma può cominciare a preoccuparsi con un rallentamento previsto della crescita all’1,5%. E’ vero che si tratta del solo paese in cui gli stipendi salgono ma si cominciano a rivedere gli accordi aziendali stipulati.
Il risultato di queste fosche cifre è che si farebbe meglio ad ascoltare quegli economisti che stanno gridando da tempo di fare attenzione all’eccesso di austerity ed a pensare piuttosto a rilanciare le economie..
A strozzare i paesi per arginare debiti pubblici ormai incolmabili si rischia di toccare il fondo e di non riuscire a risalire.
In parole povere: i prezzi al consumo si stanno adeguando ai portafogli dei cittadini. Se è vero %che saldi e promozioni vari hanno avuto un tempo un effetto perverso quando ancora l’economia girava, oggi le promozioni fanno a gara non sul superfluo ma sull’indispensabile.
Eppure si dice che l’unione monetaria dovrebbe evitare la deflazione, caratterizzata dalla spirale negativa dei prezzi e degli stipendi mentre l’inflazione non dovrebbe superare l’1,5% nel 2016. La BCE mantiene l’obiettivo di un’inflazione inferiore ma vicina al 2%.
Sarebbe meglio che chi ha paura del termine deflazione cominci a pensarci ora perché i mercati proprio non gradiscono, anzi, sono psicologicamente atterriti dalla sola parola.
Luisa Pace