Premesso che non sono colpita dalla sindrome della perfetta massaia ma, prima che la casa sia decretata catastrofe naturale con tutte le conseguenze psicologico-colpevolizzanti nonché ecologiche, cerco di correre ai ripari. Cerco anche di mantenere un ritmo costante tanto per evitare le corvè di tre giorni per curare i disastri. Questo esercizio si rivela un problema da nulla raffrontato a quello del cibo se si è creato un gioioso nucleo famigliare costantemente affamato. Dopo alcuni tentativi che decretavano il “a mezzogiorno ognuno per sé” ho gettato la spugna. Tanto mi aspettavano. Tutte, o quasi tutte le donne aventi famiglia, sanno che alla domanda “Cosa volete mangiare?” la risposta è universale: “Quello che vuoi tu”. Di che far esplodere anche il più paziente angelo del focolare che chiede disperatamente ispirazione.
Per fortuna mia nonna mi regalò il famoso Artusi, la bibbia delle cuoche nonché una delizia linguistica poiché la prima edizione dell’arte del mangiar bene data del 1891. La nonna era bolognese, siamo emiliani ma perdoniamo gioiosamente ad Artusi il fatto di essere romagnolo. Dalle nostre parti la buona tavola unisce tutti. E poi Artusi frequentò gli ambienti bolognesi!
I tempi sono cambiati e c’è meno tempo per decodificare le ricette del buon Artusi, nonché per trovare utensili e prodotti simili a quelli al tempo utilizzati. Ciò detto, forte delle mie emiliane origini posso ancora cavarmela. In caso di vuoto mentale, fenomeno sempre più frequente, posso ormai gettarmi sul computer e cercare dalle ricette rapide a quelle più elaborate, da quelle dietetiche a quelle golose…
Sul web trovi tutte le ricette internazionali. A proposito, da giovane fui dotata anche del libro di ricette “Cuisine du Monde” che è venuto a colmare le carenze quando mi cimentavo nel copiare la cucina tunisina di mia zia.
E mentre oggi navigavo su Internet alla ricerca di qualche prezioso consiglio prima di andare a fare la spesa ecco che ho trovato il nuovo trend della cucina moderna casco casualmente su una pagina con foto di verdure varie, di pentole sul fuoco, di pane dall’aspetto fatto in casa… Ahimè, l’idioma del testo mi era incomprensibile ed ho utilizzato il traduttore google. Lo so, è un’eresia utilizzare un traduttore automatico ma talvolta la necessità giustifica i mezzi. Ed ecco che mi appare una preghiera a favore dei Mujaheddin. Ah! Va bene, ma che ci azzecca mi chiederete voi? Ebbene la pagina sulla quale sono cascata non è altro che l’annuncio della prossima pubblicazione di una serie di ricette per nutrire chi sta facendo la jihad! Beh, certo che a sera devono essere stanchi ed affamati!
Si tratterà di ricette utili e nutrienti, facili e veloci, promette la pagina, supportate dalle sempre utili immagini.
Morale: anche i jihadisti mangiano e pare che non si tratti di “sbobba”.
Bene, seguo la faccenda e se la realtà coincide con la promessa non mi resta che una cosa da fare: dedicarmi ad una rubrica culinaria!
Luisa Pace