È giunta al capolinea l’avventura di due fratelli genovesi colpiti da un’ordinanza di arresti domiciliari, che, con due pseudonimi italo-francesi, si spacciavano come referenti di fantomatiche società statunitensi, con sede a New York e base operativa in Costa Azzurra, per truffare, in tutta Italia, imprenditori in crisi di liquidità.
Ad interrompere l’attività delinquenziale sono stati i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Torino, intervenuti presso le abitazioni dei due fratelli a Genova ed all’aeroporto internazionale di Milano-Malpensa, poco prima che uno dei due partisse per Hong Kong con una cittadina ungherese, compagna di uno dei due, anch’essa indagata e prestanome di varie società.
Le investigazioni, coordinate dalla Procura della Repubblica del capoluogo piemontese ed eseguite dal Nucleo Polizia Tributaria Torino, anche attraverso lo strumento della cooperazione internazionale, hanno permesso di accertare che i tre soggetti coinvolti, strutturati in un sodalizio criminale transnazionale, con base nel capoluogo ligure e solide ramificazioni operative all’estero (in particolare, in Francia e negli Stati Uniti), pubblicavano inserzioni pubblicitarie su primari quotidiani a tiratura nazionale e riviste specializzate, per mezzo delle quali promuovevano l’erogazione di finanziamenti a tassi di interesse particolarmente convenienti (2% circa), dell’importo minimo di euro 500.000,00, apparentemente provenienti parte di fantomatiche banche statunitensi, in favore di imprese, in assenza delle autorizzazioni previste dalla legge a tutela del sistema del credito e senza che, peraltro, tali finanziamenti venissero mai erogati.
A cadere nella trappola circa un centinaio di imprenditori in tutta Italia (ma potrebbero essere di più), i quali si sono rivolti agli indagati nella speranza di superare difficoltà contingenti delle loro aziende, principalmente legate alla sfavorevole congiuntura economica ed alla difficoltà di accesso al credito nei circuiti bancari.
Per risolvere tali problematiche, i malcapitati hanno aderito ai finanziamenti proposti dai due fratelli per importi compresi tra i 2 ed i 40 milioni di euro, riconoscendo, a fronte del rilascio di false garanzie fideiussorie, un corrispettivo in denaro pari ad euro 48.000 per ogni milione finanziato, che accreditavano su un conto corrente, acceso presso una banca di New York.
I contatti con i potenziali interessati erano prevalentemente telefonici o telematici, mediante il costante utilizzo di false generalità, sfruttate anche nel corso di incontri di persona, frequentemente svoltisi in Francia – in uffici momentaneamente affittati – ovvero, saltuariamente, in Italia, presso alberghi situati in aree autostradali o aeroportuali.
L’erogazione del finanziamento, prospettata come possibile ed in realtà mai avvenuta, veniva condizionata alla previa sottoscrizione, da parte dei clienti, di una polizza fideiussoria, da stipularsi con società americane proposte dagli stessi sedicenti personaggi sopra citati, previo versamento di una somma a titolo di acconto sul premio dovuto per la polizza fideiussoria.
Ricevuto il denaro e senza aver concluso l’erogazione del finanziamento, i fratelli genovesi e la giovane ungherese, attraverso ulteriori operazioni di trasferimento estero su estero, dirottavano il denaro su altri rapporti bancari, per lo più in Francia, in Italia, in Lussemburgo, negli Emirati Arabi, ad Hong Kong ed a Bali, allo scopo di farne perdere le tracce.
I contatti con i clienti interessati proseguivano, quindi, con la fissazione di appuntamenti per l’erogazione del finanziamento richiesto; incontri prima rinviati e poi definitivamente disertati dai due fratelli in questione, che si rendevano irreperibili ai successivi tentativi di contatto delle vittime delle truffe.
Attraverso tale meccanismo fraudolento, in poco meno di due anni, gli autori della frode hanno accumulato, per quanto sinora ricostruito, profitti illeciti per almeno 2 milioni di euro, in gran parte impiegati nell’acquisto di un prestigioso immobile in Costa Azzurra, di auto sportive di grossa cilindrata, in frequentazioni mondane, in costosi soggiorni esotici all’estero, noleggio di imbarcazioni di lusso e nel mantenimento di un altissimo tenore di vita.
Nella giornata di domenica e di ieri l’epilogo della vicenda, che vedeva i fratelli genovesi in piena operatività criminale, in contatto con nuove potenziali vittime attraverso la pubblicazione di una ulteriore inserzione pubblicitaria sulla carta stampata, avvenuta lo scorso 12 settembre.
Agli arresti ha fatto seguito, in esecuzione di un provvedimento del Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Torino, il sequestro di tre immobili in Italia ubicati a Genova e nell’alessandrino, di autovetture di lusso e di orologi preziosi.
Nonostante l’operazione abbia consentito di stroncare le insidiose condotte criminali che hanno determinato un fattore di inquinamento e instabilità del mercato finanziario e dei capitali, con gravi riflessi sul sistema del credito, è possibile che gli imprenditori truffati risultino in numero di gran lunga superiore rispetto a quelli sinora individuati a seguito delle investigazioni.