Che all’origine dell’uomo vi sia un Australopithecus afarensis, o un Archicebus achilles, ha poca importanza. Così come non maggiore importanza può avere il fatto che Darwin nel formulare la sua teoria evoluzionistica fece risalire la nascita dell’uomo a 15 milioni di anni fa, quando in Africa si diffusero le scimmie antropomorfe che avevano l’aspetto fisico simile a quello dell’uomo e che presero il nome di Ominidi.
Che l’uomo abbia 15 o 50 milioni di anni poco c’interessa, quello che invece ha maggiore importanza è che questo bipede mammifero (uomo), così come oggi lo conosciamo, continua a mantenere inalterate alcune caratteristiche tipiche delle scimmie.
A differenza dai suoi consimili l’uomo ha perfezionato le sue capacità di comunicare, di costruire ed utilizzare attrezzi, di darsi delle regole scritte. Questo fa dell’essere umano un animale “intelligente” o perlomeno questo è quello che molti di noi pensano.
Eppure, confrontando una delle storielle più note che riguardano le scimmie con quello che quotidianamente accade nel mondo umano, potremmo trovare tante di quelle similitudini che manderebbero a puttane… scusate… ad escort, le teorie sull’evoluzione, riportando l’essere umano allo stato che merita: la scimmia! Una stupidissima scimmia…
La storiella dello scienziato che mette cinque scimmie in una gabbia nella quale pone una banana appesa al soffitto ed una scala subito sotto di essa, a prescindere dal fatto che sia vera o meno, è tra quelle più conosciute ed emblematiche che comprovano l’appartenenza del genere umano a Simiiformes, ovvero i primati del Nuovo e Vecchio Mondo.
Secondo la nota storiella, le scimmie della gabbia si lancerebbero subito verso la scala per prendere la banana, ma non appena si avvicinano vengono travolte da un violento spruzzo d’acqua. Sostituita una delle scimmie con un’altra, quest’ultima tenta di prendere la banana ma le altre scimmie tentano di fermarla ricorrendo alla violenza.
Immessa un’altra scimmia al posto di una delle scimmie originarie la scena si ripete e la scimmia che era stata aggredita partecipa all’aggressione nei confronti dell’ultima arrivata.
Sostituite tutte le scimmie che all’origine si trovavano nella gabbia, le scimmie continuano ad aggredire ogni nuova arrivata, nonostante nessuna di loro avesse vissuto l’esperienza dello spruzzo d’acqua, ignorando la banana e la scala che avrebbe consentito loro di arrivare al frutto.
Potrei avventurarmi nel formulare ipotesi, teorie e interpretazioni di tali inspiegabili comportamenti, ma quello di cui oggi voglio parlarvi (senza per questo pretendere di essere ricordato dai libri di scienze naturali come colui il quale dimostrò il nesso uomo-scimmia), è l’esemplare meno intelligente di questo gruppo di primati che popola ormai il Nuovo Mondo e il Vecchio Mondo: l’uomo. In particolare l’Homo italicus stupidus. L’italicus stupidus, a differenza degli antenati dell’uomo ormai estinti (Homo ergaster, neanderthalensis, habilis, erectus ecc.), ha conservato ben poche capacità delle specie suindicate e, men che meno, le prestazioni che verrebbero in mente grazie al nome della specie (erectus), per ottenere le quali deve far ricorso a rimedi artificiali quali la famosa “pillolina blu”.
Inutile parlare del Homo sapiens (uomo sapiente) alla cui specie vorrebbe essere ascritto. L’Homo italicus stupidus non ha eguali nel regno animale. Unico nel suo genere, lo stupidus si riconosce facilmente per la sua innata capacità di rappresentare il peggio del peggio del genere homo del quale vi risparmio la più conosciuta e volgare definizione che viene data dei suoi cuccioli associando il termine bimbo (gli inglesi ne compresero perfettamente il senso) con l’organo genitale maschile secondo il linguaggio corrente utilizzato in Sicilia.
Prova ne sia la notizia che oggi campeggiava sulle prime pagine dei maggiori giornali italiani: la morte dell’attore Robin Williams, presunto suicida a causa di “serie difficoltà economiche”. La morte del bravo attore ha suscitato molto clamore. Messaggi di cordoglio da parte di chi lo sentiva “come uno di famiglia”, di chi si doleva della scomparsa a causa delle “serie difficoltà economiche” che lo avevano travolto. Non vorrei essere definito cinico a tal punto da essere insensibile dinanzi la morte di un uomo a prescindere da chiunque esso sia, ma vorrei che per un attimo tutte le scimmie stupide che hanno messo decine di migliaia di “like” ai tanti articoli che riguardavano la morte di Williams, provassero, sempre che ne siano capaci, a far funzionare quel paio di neuroni che gli sono rimasti in quel vuoto siderale che era destinato ad ospitare la materia grigia della quale avrebbero dovuto essere dotati.
Come si può considerare “di famiglia” una persona che non si conosce e non ci conosce? Chi scrive una boutade (meriterebbe ben altra definizione) del genere, ha mai provato cosa significhi perdere un familiare? Le “serie difficoltà economiche” nelle quali versava il “povero” Robin Williams, lo avevano costretto a vendere la sua casetta del valore di 35 milioni di dollari. Ma tutti gli stupidi commossi da tanta “miseria”, possiedono una casetta del valore di qualche centinaio di migliaia di euro o molti di costoro vivono in affitto e fanno i salti mortali per arrivare alla fine del mese mettendo assieme pranzo e cena? Inutile dire che a notizia (che può dispiacere e che meriterebbe rispetto se non fosse stata data alla stregua di una delle più grandi calamità che potesse capitare al genere umano) ha cancellato dalle prime pagine i bambini e le donne sepolte vive in Iraq, i disordini in Libia e Ucraina, i morti in Siria, l’ebola e i problemi economici che attanagliano il nostro paese.
Con tutto il rispetto per Williams, mentre scrivo ognuna di queste parole un bambino muore da qualche parte del mondo, un imprenditore si suicida per colpa di uno Stato inesistente e di una classe politica che meriterebbe ospitalità presso le patrie galere, uno scienziato o un medico muore per un incidente o un infarto, eppure nessuno se ne accorge.
Piangiamo un attore suicida, un corridore che ha un incidente ecc. Colpa dei media? È vero, oggi fare il giornalista per molti non è poi così diverso dal fare la puttana (con tutto il rispetto per le puttane). L’editore è un imprenditore e come tale guarda al cassetto, ai like, alle copie vendute. Ma siamo certi che la colpa sia loro? O l’unica responsabilità che hanno è quella di aver dato alla “scimmia stupida” la banana che voleva, senza farle vedere lo schizzo d’acqua che tanti guai aveva causato nella storiella di cui sopra?
Negli USA per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica da una storia di fellatio nella Stanza Ovale, i vertici del governo statunitense s’inventarono una guerra. In Italia, dove la guerra c’era già, per distrarre il popolo delle scimmie stupide anziché puntare il dito contro il malaffare che vedeva coinvolti i nostri leader politici (dalla sinistra alla destra), si resero di pubblico dominio le storie di letto di un vecchio che la moglie aveva definito “malato”… Forse il popolo delle scimmie stupide non merita nulla di diverso e di meglio di quello che ha, e che ha avuto, in materia di esponenti politici e di informazione. Sarà per questo che mentre la stampa italiana dava ampio spazio in prima pagina alla notizia del presunto suicidio di Williams, i giornali stranieri, compreso quelli americani che in teoria avrebbero dovuto dedicare l’intera prima pagina all’attore statunitense, davano la giusta dimensione e la giusta collocazione alla notizia della morte di un uomo famoso.
Se hai letto fin qui forse non sei una scimmia stupida e devo scusarmi per tutto quello che ho scritto, generalizzando, in merito all’Homo italicus stupidus. Forse non tutti lo sono…
Gian J. Morici