Per quanto non esista una risposta definitiva a questo interrogativo, siamo certi che il mancinismo non dipende da fattori culturali. La maggioranza delle persone usano preferenzialmente la mano destra e questa prevalenza si ritrova in ogni epoca storica, posizione geografica e contesto culturale.
Soprattutto, essa si rileva anche tra i neonati e questo fa pensare che abbia una componente ereditaria. Il meccanismo di trasmissione potrebbe essere costituito da due forme diverse dello stesso gene: uno responsabile della comparsa della preferenza destra e uno che la lascerebbe invece al caso. Tale meccanismo spiegherebbe perché due genitori mancini hanno solo il 50% di probabilità di avere un figlio mancino. Un’altra conferma della trasmissione genetica proviene dalla maggiore concordanza riscontrata nei gemelli monozigoti, anche quando essi siano stati separati alla nascita.
La percentuale di mancini è normalmente intorno al 10%, ma varia molto a seconda del metodo usato per la sua stima. Si ritiene infatti che l’autovalutazione o la valutazione della preferenza su poche attività non consentano una misurazione accurata.
Il mancinismo è spesso associato a caratteristiche negative e, più raramente, ad abilità eccezionali. Per comprendere la natura di queste associazioni dobbiamo ricordare che il cervello umano è suddiviso in due emisferi che svolgono funzioni diverse. Per la quasi totalità dei destrimani l’emisfero sinistro ha il prevalente controllo sensoriale e motorio della mano destra e si occupa soprattutto del linguaggio verbale e gestuale, mentre l’emisfero destro è più direttamente coinvolto nell’attività visuospaziale. Nei mancini questa organizzazione cerebrale è molto meno marcata e, in alcuni casi, addirittura rovesciata. A questa diversa organizzazione sono attribuibili deficit o supercapacità incontrati spesso tra i mancini.