A giorni la Corte Suprema indiana deciderà le sorti di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò del Battaglione San Marco bloccati in India da quasi due anni, dopo uno scontro a fuoco nel quale sono morti due pescatori, in circostanze ancora da chiarire.
È trascorso più di un anno da quando Lei ricevette al Quirinale Massimiliano e Salvatore. Due soldati che nel lasciarsi riconsegnare all’India, dove per il presunto reato commesso vige la pena di morte, dimostrarono, come da Sue parole, alto senso di responsabilità rendendo onore all’Italia.
Da quel 22 dicembre 2012, siamo arrivati al 20 dicembre dello scorso anno, quando Ella porse, in video conferenza, gli auguri Suoi e del nostro Paese ai due soldati: “Sono felice della possibilità di questo collegamento. Tutto il Paese è vicino a voi, nostri fratelli, esposti a una vicenda drammatica e tortuosa”.
Posso ben immaginare la felicità delle famiglie di Massimiliano e Salvatore che, nonostante i loro congiunti rischino la pena capitale, avranno gioito delle Sue parole e della vicinanza della Nazione.
Così come posso immaginare la gioia dei due marò, consegnati ad un Paese straniero per una “vicenda tortuosa” – così come l’ha definita – e per circostanze che meriterebbero ben altri chiarimenti, nel ricevere gli auguri del Capo di Stato.
Chi di noi, infatti, non esulterebbe dinanzi l’ipotesi di affrontare la pena di morte, pur di ricevere gli auguri da parte del Presidente della Repubblica?
E poi, come ignorare il fatto che, seppur da casa propria e al sicuro, tutto il Paese è accanto a loro?
Certo, l’India, così come affermato dal nostro Ministro degli Esteri Emma Bonino, è un Paese “inaffidabile”. E questo non depone bene. Ma l’Italia certamente non lo è. L’Italia è un Paese “affidabile”!
Lo siamo stati per il Kazakistan nel caso Ablyazov, consegnata al dittatore kazaco Nazarbaiev, per i presunti affari con l’Eni, così come descritto nel loro articolo dai bravi giornalisti Alessandro De Pascale ed Emanuele Giordana; lo siamo stati nei confronti della stessa India alla quale abbiamo consegnato i nostri soldati in attesa che si definisse l’affaire Finmeccanica. Lo siamo stati anche nei confronti degli Stati Uniti, quando alcuni componenti di maggioranza del governo Prodi potendo rappresentare un ostacolo alla realizzazione del Muos di Niscemi e al rafforzamento della base Nato di Vicenza, vennero neutralizzati dopo incontro riservato avvenuto nell’estate del 2007 per pianificare la caduta del governo e che avrebbe visto la partecipazione dell’ex senatore De Gregorio, quella dell’allora ministro Clemente Mastella, dell’italo-americano Enzo De Chiara e di un presunto agente della CIA.
L’Italia, come dicevamo, è un Paese affidabile. Lasciamo perdere i malpensanti che vorrebbero ci si chiedesse per chi. Così come tutti coloro che ancora si chiedono se esista una Costituzione, se va rispettata e a chi spetta il compito di farla rispettare.
La mia sensazione è che ci sia confusione e che la popolazione sia un po’ allo sbando. Che sia necessario spiegare al popolo il superiore interesse dello Stato, gli aspetti che riguardano l’economia del Paese (e quella privata) e citare come esempio da seguire (ovviamente in senso figurato) l’abnegazione di chi ha dimostrato di obbedire con grande senso di responsabilità a questa nuova direttrice di marcia, ricevendo in cambio a Natale gli auguri del proprio Presidente e l’attestazione di vicinanza da parte degli italiani. Vicinanza sicuramente anche da parte di chi, come affermato dall’ex Ministro Terzi, ha fatto pressioni sul governo affinchè i marò venissero riconsegnati all’India per essere processati.
Il Suo messaggio augurale ha mostrato a Girone e Latorre la forte presenza dello Stato e delle Istituzioni, cancellando ogni paura per l’eventuale sentenza di condanna alla pena capitale.
Da troppi anni la politica non si assumeva le proprie responsabilità. Da troppi anni il nostro Paese si nascondeva dietro la rappresentazione di una finta democrazia. La svolta, è stata forse il caso dei nostri marò e i relativi auguri natalizi. A proposito, sono stati porti alla Ablyazov, illegalmente “deportata” nel Kazakistan?
Ora, se non è troppo disturbo, sarebbe forse il caso che la nostra classe politica ci mostrasse una maggiore concretezza, pianificando fin da subito la prossima “deportazione” di cittadini innocenti verso Paesi con i quali intratteniamo rapporti commerciali. Non si può infatti lasciare all’improvvisazione la gestione di “ostaggi”. Forse, in questo, avremmo da imparare dall’anonima sequestri sarda – ma anche in Cosa Nostra potremmo trovare ottimi soggetti – che per decenni dimostrò di sapere gestire analoghe difficili situazioni.
La giusta via potrebbe essere quella di ricercare in simili organizzazioni i soggetti migliori da poter fare eleggere in Parlamento o da nominare Ministri. Con la nostra legge elettorale che, per fortuna, ha tolto al popolo la possibilità di eleggere un candidato grazie alle preferenze, non dovrebbe essere difficile…
A quanti si immoleranno per il bene della Nazione (ma anche di qualche impresa, pubblica o privata poco importa), potremmo sempre intitolare vie e piazze. A imperitura memoria. Mi tornano alla mente le parole incise su una lapide in ricordo di alcuni caduti delle guerre coloniali: “O madri gioite del novo esempio d’eroismo che Sparta e Roma invidierebbero…”. Peccato che non ricordi più i nomi degli eroi. Ma dev’essere un problema di memoria causato dall’età che avanza…
Tante belle lapidi in memoria degli ottimi affari conclusi, sempre che si abbia la capacità di concluderli e non finiscano come per la vicenda degli elicotteri Augusta con un contratto annullato.
Comprendo però che la natura e i limiti del Suo ruolo, impongano di osservare il dettato e lo spirito della nostra Costituzione, ostacolando così nuove imprese. Ma vedrà che a breve anche la Costituzione verrà cambiata e che gli italiani comprenderanno.
In attesa di conoscere le decisioni della Corte Suprema indiana in merito alla sorte riservata ai nostri marò, Le giungano graditi i miei saluti e le mie più sincere attestazioni di stima.
Gian J. Morici
P.S. Lapidi e intitolazione di vie e piazze anche per tutti quei cittadini (pensionati, disoccupati, precari e disperati di vario genere) che, pesando sul bilancio di uno Stato non più in grado di garantire un’adeguata politica sociale, decidono di togliersi la vita? In tal caso, andrebbe rivista tutta la toponomastica delle nostre città….