Non era il senatore Berlusconi quello che ieri ha lasciato Roma alla volta di Arcore. Ancor prima che il Senato votasse la sua decadenza, il leader di Forza Italia aveva capito che ormai era finita. Lo aveva capito lui, lo avevano capito i suoi legali, i fedelissimi e anche i “diversamente berlusconiani” che, forse proprio per questo, avevano abbandonato la barca che si apprestava ad affondare.
Berlusconi adesso è un uomo normale. Niente più leggi ad personam, niente più rinvii per improrogabili impegni istituzionali, niente più immunità parlamentare che lo metteva al riparo da perquisizioni e arresti.
E proprio quest’ultima parola che terrorizza il Cavaliere. Nonostante gli slogan su improbabili battaglie da condurre come leader di una coalizione sempre più sfrangiata, in nome di un bene del Paese rispetto al quale in questo ventennio berlusconiano si è visto ben poco, è arrivato il momento della resa dei conti. Una resa dei conti che fa paura non solo a Berlusconi e che gli viene imputata anche da chi gli è stato più vicino .
Fedele Confalonieri – riporta il quotidiano Repubblica – gli farebbe pesare lo strappo compiuto: “Ora siamo senza ombrello, senza protezione, e lo sei anche tu”.
Consapevolezza che “senza ombrello” questo mondo di politicanti e faccendieri coinvolti in mille scandali adesso rischiano? E rischiano grosso?
Più che cercare di capire i risvolti giudiziari di una vicenda che certamente meglio di noi,potranno spiegare insigni giuristi, dovremmo imparare a leggere tra le righe non scritte delle parole pronunciate e chiederci come abbiamo potuto accettare supinamente tutto questo.
Quella di ieri, in questo ha ragione Berlusconi, è la sconfitta degli italiani. L’incapacità e l’immoralità di un popolo che per venti anni ha tributato consensi ad un uomo assai discutibile e discusso, l’incapacità di un Parlamento ad imporre le dimissioni ad un simile soggetto – cosa che poteva avvenire soltanto in Italia visto che per molto meno in altri Paesi ci si dimette –, hanno fatto sì che Berlusconi fosse sconfitto da una sentenza che ha imposto al Senato l’applicazione di una norma di legge.
Una sentenza che va applicata e non discussa, come per qualsiasi altro cittadino, e una legge che già in precedenza aveva trovato applicazione senza che nessuno in Parlamento avesse avuto nulla da obiettare.
Per la prima volta nessuna legge, o applicazione della medesima, ad personam.
Se solo gli italiani non fossero stati “italiani”, non si sarebbe arrivati a tanto. E non sarebbero neppure trascorsi venti anni…
Gian J. Morici