di Silvio D’Auria
PALERMO – I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo hanno eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Tribunale di Palermo nei confronti di soggetti riconducibili ai mandamenti mafiosi di Porta Nuova, Brancaccio, Mazara del Vallo e alla criminalità organizzata che opera nel napoletano, sono accusati di associazione mafiosa e traffico di stupefacenti. Provvedimenti adottati dopo le indagini che, nel luglio scorso, hanno portato all’emissione di 26 arresti nell’ambito dell“Operazione Alexander” con l’azzeramento del mandamento di Porta Nuova e il coinvolgimento di pregiudicati campani.
Contestato il reato di associazione mafiosa ad Antonino Ciresi, 70 anni, braccio destro di Alessandro D’Ambrogio e reggente della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio. Lunga è la militanza in Cosa Nostra di Ciresi noto come “’u zì Ninu”. Affilato al mandamento di Porta Nuova e già detenuto per altra causa, si occupava della riscossione dei proventi delle estorsioni e del mantenimento delle famiglie degli affiliati, “interveniva” in prima persona per dirimere le controversie che sorgevano tra gli appartenenti al mandamento e tra questi ultimi e gli affiliati ad altri mandamenti. Chiara risultava la titolarità di Ciresi dell’azienda di macellazione e distribuzione di carni “Ovinsicula srl” già sequestrata, titolarità che esercitava con l’aiuto del figlio
Provvedimento restrittivo con l’accusa di traffico di stupefacenti, per Vincenzo Ferro di 37 anni, detto “Renzo”, affilato al mandamento di Brancaccio e alla famiglia di Corso dei Mille. Costanti i rapporti con Alessandro D’Ambrogio con il quale condivideva la “gestione dell’importazione della distribuzione” di stupefacenti sul territorio cittadino ed in altre province dell’isola. I suoi contatti con esponenti della criminalità organizzata partenopea permettevano a D’Ambrogio di fidarsi ciecamente di lui tanto da affidargli frequentemente ingenti somme di denaro per “investimenti” nel redditizio mercato della droga. Oltre ad avere privilegiati rapporti con Alessandro D’Ambrogio, Ferro per i dettagli degli affari si relazionava a vario titolo con altri componenti dell’organizzazione, tra cui Antonino Seranella. Ben inserito nel contesto del narcotraffico, aveva ottime referenze a Napoli e provincia dove, settimanalmente dopo aver raccolto i soldi dei vari mandamenti che partecipavano all’associazione, si recava per approvvigionare lo stupefacente necessario a soddisfare il “fabbisogno” settimanale del marcato. Dalle indagini è emerso che nell’attività illecita, oltre ai mandamenti di Porta Nuova e Brancaccio, erano coinvolti anche i mandamenti di Pagliarelli e Uditore.
Altro personaggio importante nella “gestione” del traffico degli stupefacenti era Gaspare Dardo, 57 anni, noto come “’u zì Asparinu”, destinatario del provvedimento con l’accusa di traffico di sostanze stupefacenti. Giocava un ruolo importante nell’acquisto di notevoli quantitativi di stupefacenti e riusciva a mettere in contatto il gruppo dei palermitani riconducibile a D’Ambrogio, rappresentato da Biagio Seranella, Marco Chiappara, Pietro Tagliavia, Franco Scimone e Giovanni Alessi, con quello dei Mazaresi di Salvatore Asaro e Umberto Sisia. Dall’alleanza tra i due gruppi nasceva l’esigenza di creare un “canale diretto” per l’approvvigionamento di cocaina e hashish quindi al classico canale Napoletano e abbattere i costi di intermediazione pei aumentare i ricavi.
Infine provvedimento restrittivo anche per Ciro Napolitano, 29 anni di Napoli. Oltre ad aver messo in contatto Biagio Seranella con i fornitori napoletani faceva arrivare, dal capoluogo campano a Palermo, ingenti quantità di cocaina.