Caro Sindaco di Palermo Leoluca Orlando
Mai titolo a mio avviso fu più azzeccato. Qualche giorno fa scrissi un articolo spiritoso, ironizzavo sulla esposizione di un millantato cannolo siciliano dalla vetrina di una pasticceria veneziana. Scrissi testuali parole: “Ma io credo alla buona fede, per me era un tentativo di invitarci a scambio culturale, a Venezia viene rappresentata una specialità palermitana e Palermo si prende qualcosa di veneziano. Già lo facciamo a dire il vero: in inverno quando le fogne non tengono la pioggia e saltano i tombini ci sono zone panormite che sono uno sputo Venezia, a parte le bestemmie degli autisti in dialetto che proprio veneto non è, mentre annegano per strada con il fango fino al cofano. Ma basta viaggiare con la fantasia ed ecco che per magia divengono gondolieri, che remano per canali intonando serenate.”
L’avevo pubblicato il 4 ottobre scorso. Una settimana dopo lo scenario, dopo un nubifragio era proprio quello. Sembrava di camminare a Venezia. Allagata peraltro. Dopo di me il diluvio, come disse, sembra, La Pompadour al sovrano Luigi XV, evitate ironie sui cognomi, grazie.
La mia città vista così metteva tristezza, anche le battute tragicomiche trovate sul web come “abbiamo creato il clima ideale per ospitare la carcassa della Costa Concordia”, destinata ai Cantieri navali di nostra competenza, non mi hanno rallegrato per nulla.
Io non vivo a Palermo, sono altrove e guardarla da lontano fa ancora più male.
Vorrei intanto suggerire ad alcuni membri del tuo consiglio comunale di leggere più attentamente quello che viene scritto, io so che alcuni di loro leggono anche me, magari un campanello, oppure un semplice timido cicalino d’allarme poteva spuntargli. Non ero l’unico che preannunciava che al posto delle auto ci volevano gli off-shore.
Lo sapevo io che manco da dieci anni, come si riduce la città alle prime piogge. Voi fate finta di non saperlo. Oppure date la colpa agli altri. I governi precedenti.
Vorrei dirti caro Sindaco, che anche tu sei “i governi precedenti”, anzi in Italia rappresenti proprio l’elemento principe di questa categoria.
Nel periodo del tuo Sindacato (credo si definisca così quando uno è Sindaco, o no?, attendo delucidazioni) a Palermo ci furono grossi cambiamenti, a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90.
Erano gli anni del maxiprocesso, gli anni della “primavera palermitana” con Falcone e Borsellino che davano nuove speranze per una Palermo onesta. Tu diventasti amico di Giovanni Falcone, questo fu preso come un gesto di coraggio. Quando però la sua posizione nel panorama palermitano cambiò e non era più gradito, lo attaccasti davanti a tutti al “Costanzo Show”, lo accusavi di esibizionismo e di manovrare i pentiti. Qualche mese dopo Falcone veniva ucciso con la moglie e la scorta nella ormai famigerata strage. Per anni hai dato svariate spiegazioni a tutti, sull’episodio del vostro litigio, le hai date anche alla sorella di Falcone. Ma mai ti sei chiarito con la persona a cui forse davvero dovevi delle scuse, lo stesso Falcone.
La gente ha dimenticato e ti ha rieletto, sperando forse in una nuova Primavera, stando alle foto dopo il nubifragio siamo in pieno inverno. Considerato che a quanto pare Cosa Nostra continua a cercare di tessere trame anche adesso, è inverno perchè tu hai visto passare, come me, persone che non torneranno più. Mi riferisco allo spessore umano, al senso dello Stato, all’attaccamento alla giustizia, li hai frequentati, sai di chi parlo. Come sa di chi parlo un noto ex magistrato che si ritiene figlioccio di chi è morto, dando la sua vita per la legalità.
Il figlioccio, invece di chiedere a te perchè hai detto quelle cose sui suoi padrini, ha anche fatto una alleanza col tuo partito.
È la nuova moda di alcuni rappresentanti delle istituzioni che non nascono politici. Una-due inchieste davvero importanti e poi ci si candida alle elezioni e si viene proclamati nuovi messia delle città, se si è fortunati di viene anche rieletti, ormai in Italia siamo abituati, non più a votare il meglio, ma il meno peggio e questo a pensarci, mette molta tristezza. Meno male che a Palazzo di giustizia a Palermo, c’è rimasto ancora qualcuno per spegnere la luce la sera prima di chiudere, si chiama Nino Di Matteo, il PM che sta indagando tra mille difficoltà e minacce, sulla trattativa Stato-mafia. Uno degli ultimi baluardi. Almeno finora.
Speriamo duri a lungo, pregando che un nubifragio non allaghi anche il suo ufficio, dopo di lui, il diluvio.