«Mancanza di sicurezza, scarsa igiene ed evasione fiscale minacciano le sagre italiane.» Questo è l’allarme lanciato con quest’articolo da Antonio Giangrande presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele web Italia, nonché noto autore di libri d’inchiesta pubblicati su Amazon.it.
Sagre e feste popolari sono eventi importanti, ma va garantito il rispetto delle fondamentali regole di sicurezza e di igiene e di fiscalità.
A lanciare il grido d’allarme sono anche le pro loco italiane. «Siamo seriamente preoccupati – dice a Labitalia Claudio Nardocci, presidente dell’Unione nazionale delle pro loco (Unpli) – per l’esplosione del numero di sagre senza controlli di sicurezza e igiene, organizzate da comitati improvvisati, veri e propri gruppi di rapina, che ha caratterizzato la scorsa stagione estiva e durante la quale, secondo gli ultimi rilevamenti, un italiano su due ha frequentato le tradizionali feste dei tanti campanili italiani. Dati alla mano – fa notare Claudio Nardocci – abbiamo calcolato circa 25 milioni di persone fra italiani e stranieri che ogni anno partecipano a sagre e manifestazioni analoghe. Tutte persone che però hanno il diritto di essere tutelate».
La Coldiretti stima in 350 milioni di euro il volume d’affari delle sagre, scaturito da circa 18 mila eventi sul territorio nazionale, pari a una media di 250 appuntamenti al giorno, cifra che sale a quasi mille nel periodo estivo.
Sagre e feste sono sicuramente momenti di ritrovo e svago per la collettività e spesso sono uno strumento per promuovere la conoscenza del territorio, ma, considerato che queste iniziative spesso si affiancano all’offerta garantita da bar e ristoranti dei quartieri e dei paesi, bisogna quanto meno mettere tutti sullo stesso piano, soprattutto sul fronte della sicurezza. Invece si crea troppe volte una concorrenza che diventa sleale, poiché si basa su una sostanziale differenza di trattamento tra chi fa questa attività per professione, e deve attenersi a regole molto severe, e chi lo fa per “volontariato”, pensando di essere esente da qualsiasi obbligo. In verità la sicurezza va garantita in tutti i casi. La necessità, anche in caso di spettacoli e intrattenimenti organizzati da circoli privati, di ottenere l’autorizzazione di agibilità, con parere della competente Commissione di Vigilanza. Quindi l’obbligo, a cui sono chiamati gli organizzatori di questi eventi, di predisporre uno specifico piano di emergenza. Ci sono poi spettacoli e intrattenimenti, per i quali, si ritiene opportuno prevedere l’obbligo del rilascio della licenza di cui all’articolo 68 del TUPLS e le necessarie verifiche della Commissione di vigilanza, visti i rischi potenziali per il pubblico in termini di sicurezza ed indipendentemente dalla presenza o meno di strutture destinate agli spettatori. Infine il capitolo “Prevenzione incendi”, la cui normativa in alcuni casi si può applicare anche a sagre e feste. Si tratta in sostanza di garantire gli stessi standard di sicurezza ad attività che per certi versi ricalcano quelle di un ristorante e di un bar. E se poi vogliamo affrontare la questione in tutte le sue sfaccettature dovremmo parlare anche di tassazione, perché è indubbio che i vantaggi riservati dal fisco a questi eventi stanno alla base del proliferare di feste organizzate dalle associazioni più indefinite e che in molti casi nulla hanno a che fare con la tradizione popolare e gastronomica del territorio. Insomma, troppe volte la festa diventa un modo per “fare cassa” in barba al fisco. Invece anche qui si dovrebbe intervenire con una norma specifica. Basti pensare che, secondo uno studio della Federazione pubblici esercizi nazionale, eliminando le esenzioni fiscali di cui beneficiano sagre, feste di partiti politici, circoli privati, circoli sportivi e quant’altro si recupererebbero le risorse sufficienti per evitare l’aumento dell’Iva previsto ad ottobre 2013. Come dire: togliendo un privilegio di pochi, ne avremmo un vantaggio tutti, senza disparità di trattamenti.
Perché alle sagre è permesso far lavorare minorenni, non avere indumenti idonei, non fare scontrini, mentre in un ristorante dobbiamo applicare ogni norma di legge? Domanda in cui vengono toccati punti importanti: il lavoro minorile, i costi del personale, gli orari di lavoro, tutti i vincoli sanitari, i problemi fiscali e di evasione e non ultima l’igiene. Se questi obblighi sono veramente necessari, come crediamo, devono essere imposti a tutti. Senza alcuna intermittenza o benevolenza. La legge deve essere uguale per tutti.
Invece, mentre di giorno gli italioti si spellano le mani sulle frasi pro o contro Silvio Berlusconi, fresco del titolo di “Pregiudicato”, inneggiando tutti, comunque, in favore alle manette ai polsi altrui, gli stessi italioti, appunto, la sera organizzano o partecipano ad insalubri ed illegali feste tradizionali e sagre gastronomiche di paese. A centinaia in tutta l’italica penisola sono presenti le fonti di tutte le illegalità.
La sagra si connota infatti innanzitutto per la dimensione religiosa; le sagre erano innanzitutto dei momenti di comunione tra uomini e sacro. Le feste popolari dell’antichità venivano celebrate davanti ai templi o, in epoca cristiana, alle chiese (da cui deriva il termine sagrato delle chiese). I vari momenti dell’anno (l’inverno, la primavera, la mietitura, la vendemmia) venivano celebrati con feste religiose, ad esempio, per ringraziare la divinità o per propiziarsi la bella stagione. Durante le feste dell’antichità venivano spesso effettuati sacrifici animali, oppure offerte di prodotti della terra, che venivano poi consumati dalla comunità intera. Questo rito simbolico originario rimane come traccia anche oggi nelle diverse sagre gastronomiche che ruotano attorno ad un piatto tradizionale regionale o locale.
L’Italia è costellata ancora oggi di feste tradizionali e sagre in ogni periodo dell’anno. Queste manifestazioni più che essere festa per i turisti, è una speculazione illegale per fare la festa ai turisti.
Non si ha nessuna fiducia sulla qualità delle pietanze servite in queste sagre vendute al prezzo del pranzo in un ristorante, o appena qualcosa meno. E non si riesce nemmeno a vedere l’utilità di queste manifestazioni, spesso sfoggio delle amministrazioni, passerella per le Pro Loco e più sì che no, turibolo di ogni nefandezza.
Con il termine tecnico di “feste temporanee” si individuano tutti quei festeggiamenti, manifestazioni, fiere, sagre o simili, organizzati da parte di associazioni varie, pro loco, comitati, ecc…in modo estemporaneo e saltuario, per un periodo breve (da alcune ore ad alcuni giorni) senza una sede fissa, in cui in genere si ha il culmine nella preparazione e somministrazione estemporanea di pasti più o meno ricchi.
Tali manifestazioni, seppur da considerarsi di alto valore sociale e culturale, proprio per la loro occasionalità ed elevata promiscuità di cose e persone, rappresentano un potenziale rischio per la salute pubblica; il rischio può derivare dalla inosservanza delle più elementari norme igieniche: l’autorità sanitaria competente per territorio (il sindaco), avvalendosi della consulenza professionale del Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione dell’ASL, dovrebbe cercare di assicurare e pretendere degli standard minimi di accettabilità igienica da rispettare per il corretto svolgimento della manifestazione. Al fine di consentire tale garanzia ogni festa temporanea dovrebbe quindi essere autorizzata mediante la presentazione di alcuni documenti.
Le attività di preparazione somministrazione di alimenti presenti nelle manifestazioni temporanee sono soggette a segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) da inviare alla ASL competente (anche in formato cartaceo) e per conoscenza al Comune dove si tiene la manifestazione, almeno 10 (dieci) giorni prima dell’inizio della stessa. Alla segnalazione (SCIA) occorre allegare copia della ricevuta del versamento attestante il pagamento dei diritti sanitari. La Segnalazione certificata dell’inizio attività per manifestazione temporanea (SCIA) da presentare all’ASL con il rispetto dei requisiti igienico sanitari previsti dalla Regione di riferimento al fine di garantire un elevato livello di tutela dei consumatori con riguardo alla sicurezza degli alimenti. Invece spesso e volentieri queste sagre non solo non sono autorizzate, ma non sono nemmeno comunicate. Per ovviare a questa discrepanza sindaci e comandanti dei vigili urbani si danno alla macchia, per non essere accusati di sapere e di non intervenire e quindi da considerare complici della illegalità.
Dr Antonio Giangrande
Presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia