Poteva essere un banale processo per guida senza patente conclusosi con l’assoluzione dell’imputato, se nell’aula giudiziaria del Tribunale di Agrigento, a seguito delle deposizioni dei testi e dell’imputato stesso, il 23enne Cudur Ionut Bogdan (nato in Romania ma residente a San Giovanni Gemini), non fossero emersi profili di responsabilità penale a carico dei carabinieri del Comando della Compagnia di Cammarata.
I fatti:
Picchiato e insultato nella caserma dei carabinieri di Cammarata (Agrigento), dove era stato portato perché sospettato del furto di un furgone.
La notte del 2 gennaio 2009, alle 3.30 circa, Cudur Ionut Bogdan, da tutti conosciuto come Bob, nato in Romania il 18.09.1989 veniva improvvisamente prelevato mentre si trovava nella propria abitazione di San Giovanni Gemini da due carabinieri del Comando della Compagnia di Cammarata: il Brigadiere Gaetano Piazza ed il carabiniere Capone Francesco, che lo costringevano a seguirlo presso la Caserma di Cammarata, senza tuttavia informarlo circa le ragioni dell’accompagnamento.
I due militari – come ricostruito nel corso delle deposizioni da Bob (Cudur Ionut Bogdan) – conducevano il ragazzo dentro la volante dell’Arma, strattonandolo e colpendolo alla nuca e nel tragitto il carabiniere Piazza Gaetano inveiva contro di lui con frasi ingiuriose e accuse, ordinandogli di rivelare chi fosse l’autore del furto di un furgone. Bob, in preda al panico, rispondeva incredulo di non saperne nulla.
Giunti in caserma il giovane veniva ammanettato dal Brigadiere Piazza il quale continuava ad aggredirlo sia fisicamente, con pugni e percosse sul viso e sul capo, sia verbalmente con insulti quali “Pezzo di merda, bastardi di rumeni ”, e minacce “…ora ti porto in galera..”.
Dinanzi il Giudice che il 09 maggio 2013 celebrava il processo a carico del giovane rumeno, Bob ha raccontato con evidente stato di sofferenza dovuta alle umiliazioni subite, di come lo stesso fosse stato sottoposto anche a pratiche denigranti ed offensive. In particolare mentre era seduto due o tre carabinieri gli urinavano sui calzoni e sulle scarpe.
All’aggressione sofferta da Bob – secondo quanto narrato dall’imputato – assistevano gli altri carabinieri presenti, i quali non solo non intervenivano a bloccare il loro collega, ma contribuivano a deridere il giovane rumeno assistendo divertiti al pestaggio.
Verso le 4:00 del mattino il Brigadiere Piazza ordinava a Bob di risalire in macchina per condurlo presso l’abitazione di M. C., un giovane anche lui di nazionalità romena, minacciando che qualora avesse sbagliato abitazione o li avesse ingannati avrebbe continuato a malmenarlo. Giunti davanti all’abitazione del M., il Brigadiere ordinava a Bob di suonare il campanello e poi, non avendo ricevuto risposta, di sfondare la porta d’ingresso. Bob ovviamente si rifiutava.
Nel frattempo sopraggiungevano altre volanti dell’Arma con a bordo altri carabinieri. Quando la porta si è aperta, 4 o 5 di loro sono saliti per le scale e si son subito sentite urla e pianti. Bob, costretto a risalire in macchina sempre in manette ad attendere, per poi essere ricondotto nuovamente in caserma, non assisteva al prelievo dell’amico M.
Dopo qualche minuto giungeva in caserma M. senza manette, accompagnato dagli altri appartenenti all’Arma.
Sin dal momento in cui Bob veniva accompagnato per la prima volta in Caserma rimaneva all’oscuro delle ragioni del fermo né veniva sottoposto ad interrogatorio. Successivamente apprendeva che anche all’amico M. nulla era stato domandato.
Di lì a poco, i due ragazzi venivano condotti dal Brigadiere Piazza in due distinte camere di sicurezza, chiusi a chiave dall’esterno, con l’esplicito invito a non comunicare tra loro. Prima di entrare a Bob venivano tolte le manette, mentre a M. ne era sprovvisto. I due rimanevano chiusi nelle rispettive stanze dalla ore 5:00 alle ore 8:30 circa della mattinata del 2 gennaio, sino a quando qualcuno non apriva la porta invitandoli a lasciare la Caserma e tornare a casa.
Uscito dal Comando, tornato a casa Bob chiamava subito l’amico Giuseppe Ciminnisi al quale raccontava, in lacrime, quanto accaduto. Il Ciminnisi lo accompagnava presso il P.T.E. di Cammarata, dove gli veniva riscontrata una lesione al timpano sinistro, a causa delle percosse subite, e delle escoriazioni. Dopo qualche settimana, il ragazzo che soffriva di persistenti dolori all’orecchio, si recava presso uno medico specialista che accertava la rottura del timpano causata dal forte schiaffo dato sull’orecchio dal carabiniere. Anche l’ospedale di Palermo confermava la diagnosi.
Tuttavia, temendo ritorsioni, Bob non procedeva a denunziare la vicenda all’Autorità Giudiziaria, sperando che quanto accaduto potesse ben presto diventare un triste ricordo. Ma si sbagliava. Perchè dal quel momento iniziava una vicenda giudiziaria degna dei migliori racconti di Kafka.
Già perchè i carabinieri accusavano Bob e M. del furto aggravato di un furgone ritrovato la notte del 2 gennaio 2009 nella piazza di San Giovanni Gemini. In particolare i carabinieri affermavano di aver visto i 2 giovani a bordo del mezzo qualche minuto prima rispetto al momento in cui lo stesso furgone veniva rinvenuto incidentato. Dichiaravano inoltre i militari, che 2 testimoni affermavano di aver visto proprio quei 2 ragazzi rumeni nei pressi del furgone.
Discordanti su questo punto le deposizioni rese dai testi e dai carabinieri..
I carabinieri acquisivano poi i documenti del pronto soccorso di Cammarata dalla quale risultava “un lieve arrossamento alla parte sinistra del collo e sul polso sinistro (dovuto verosimilmente alle manette)”.
La vicenda giudiziaria
L’intero fascicolo veniva trasmesso alla Procura della Repubblica di Agrigento presso il Tribunale di Agrigento chiedendo di procedere per il reato di furto aggravato. Tuttavia in assenza di prove concrete, la Procura, il 20 febbraio del 2009, richiedeva l’emissione di decreto penale di condanna per il reato di guida senza patente a carico di Cudur Ionut Bogdan. La richiesta veniva rigettata dal GIP del Tribunale di Agrigento, con provvedimento del 12 marzo 2009, nel quale si legge testualmente “rilevato che i testimoni hanno indicato due giovani di nazionalità romena in maniera generica, senza riferire con precisione le generalità; rilevato che l’identificazione dell’imputato si basa sulla conoscenza personale operante di PG, ma nell’informativa non risulta precisato in virtù di quale pregressi atti di indagine l’imputato fosse soggetto noto agli operanti. Ritenuto che il referto medico in atti è solo un indizio circa la riconducibilità del fatto contestato all’imputato, anche in considerazione della compatibilità della diagnosi con le percosse che l’imputato asserisce di aver subito all’interno della caserma.
Ritenuto che alla stregua delle brevi considerazioni che precedono non si può essere certi della ascrivibilità del fatto all’imputato”.
A questo punto si potrebbe pensare che la vicenda giudiziaria si sia conclusa e invece è solo l’inizio. Perché la Procura presso il Tribunale di Agrigento citava in giudizio Bob e M. questa volta per rispondere del reato di cui all’articolo 110 e 648 del codice penale perché in concorso fra loro, al fine di procurarsi un profitto, acquistavano o comunque ricevevano un furgone Hyundai di provenienza delittuosa in quanto oggetto di furto.
Nel corso del processo iniziato il 29 aprile 2009, venivano sentiti i carabinieri intervenuti quella notte del 2 gennaio nonché i testimoni che si trovavano nella piazza di San Giovanni Gemini al momento in cui è stato ritrovato il mezzo incidentato.
Al termine del processo il Giudice del Tribunale di Agrigento emetteva la sentenza 84/2010 il 9 febbraio 2010 (dep. il 22.2.2010 e divenuta irrevocabile il 2.07.2010) con la quale assolveva entrambi gli imputati dal reato loro ascritto per non aver commesso il fatto. Rilevava il Giudice che dalle testimonianze dei due testimoni che si trovavano in piazza all’ora del fatto, di altri due carabinieri che un’ora prima del ritrovamento del mezzo avevano fermato e controllato Bob, del proprietario del veicolo e dell’amico che accompagnava Bob e Marius quella stessa sera era stata provata l’estraneità dei due giovani rumeni dai fatti contestati. Non dando credito a quanto dichiarato dei carabinieri Piazza e Capone, rivelatosi contraddittorio e smentito dagli altri testimoni.
Ancora una volta veniva proclamata l’innocenza degli imputati e la vicenda pareva essersi conclusa definitivamente. Invece così non fu e la Procura presso il Tribunale di Agrigento nel 2012 tornava nuovamente a promuovere un giudizio per guida senza patente sempre a carico di Bob, precedentemente assolto da ogni accusa. Anche in questo caso i testimoni escussi hanno dichiarato l’estraneità ai fatti dell’imputato. Tranne i medesimi carabinieri, che negavano le percosse, anche se ammettevano di aver trattenuto i giovani in Caserma sino al mattino.
Assoluzione di Bob (Cudur Ionut Bogdan). Gli atti processuali trasmessi alla Procura
Per l’ennesima volta il Tribunale di Agrigento, il 09 maggio 2013, assolveva Cudur Ionut Bogdan dal reato allo stesso contestato, per non aver commesso il fatto.
A chiedere l’assoluzione dell’imputato, oltre al legale difensore, Avv. Danilo Giracello, anche lo stesso Pubblico Ministero che da quanto emerso nel corso del processo ha ritenuto sussistessero profili di responsabilità penale a carico dei carabinieri operanti la notte 2 gennaio 2009.
Una tesi condivisa dal Giudice Dott.ssa Luparello, la quale, nell’assolvere l’imputato dalle accuse mossegli, disponeva la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per l’accertamento dei reati a carico dei carabinieri intervenuti quella fredda sera di inizio anno.
Una vicenda che getta ombre sul comportamento dei carabinieri che quella notte operarono “impropriamente il fermo” – così come definito negli atti giudiziari – e che certamente merita opportuni chiarimenti nelle apposite sedi.
Troppi i lati oscuri della vicenda: dall’immotivata traduzione in caserma dei due giovani, alle presunte violenze, minacce, insulti e umiliazioni gravi – quale quella di orinargli addosso -, al presunto e immotivato utilizzo delle manette, alle lunghe inspiegabili ore trascorse in caserma prima che venissero rilasciati.
Se quanto denunciato da Bob (Cudur Ionut Bogdan) dovesse trovare riscontro a seguito di indagini da parte della Procura, non potremmo fare a meno di sottolineare come sia inaccettabile che uomini a cui spetta il dovere di difendere valori di legalità e giustizia, oltre quello di contrastare ogni forma di xenofobia e di atti di violenza perpetrati nei confronti di cittadini stranieri, possano macchiarsi di reati che ledono non solo l’immagine dei singoli soggetti autori degli stessi, ma anche quella del corpo di appartenenza e la memoria di chi in nome della giustizia non ha esitato a dare la propria vita.
Gian J. Morici