La storia si ripete e non a caso in piena campagna elettorale. Con un Decreto assessoriale della Giunta Siciliana di Crocetta è stata appena concessa una deroga che, in barba alla normativa europea che vieta la pesca al novellame (bianchetto e rossetto), ai pareri scientifici e ad ogni logica di gestione sostenibile delle risorse marine, concede per 40 giorni la possibilità di pesca al bianchetto, rossetto e cicerello, specie già dichiarate gravemente sovrasfruttate e per le quali già dal 1 giugno 2010 non è più consentita la pesca (Reg. Mediterraneo).
“La scellerata ed arbitraria scelta della Regione Sicilia di concedere l’ennesima, vergognosa deroga sul novellame puzza molto di regalia pre-elettorale e soprattutto rappresenta una nuova minaccia per il mare, le sue risorse e il futuro della pesca e dei pescatori”, dichiarano congiuntamente i rappresentanti di Legambiente, GreenLife, Marevivo, WWF e Greenpeace.
Per ogni chilo di novellame, ovvero il pesce come il bianchetto e il rossetto pescati ancona neonati, si perdono fino a 2 quintali di pesce adulto: un vero e proprio scempio di risorse che non solo danneggia il mare, ma che minaccia la sopravvivenza della pesca stessa.
La crisi del settore, da anni “vittima” di logiche e politiche di corto respiro che hanno negli anni portato all’attuale impoverimento delle risorse ittiche (-90% nel Mediterraneo e -47% nell’Atlantico!!), non si risolverà attraverso concessioni arbitrarie come quella fatta dalla regione Sicilia, ma solo garantendo la sostenibilità delle attività di pesca e il rispetto delle regole.
E’ quello che anni chiedono le associazioni ambientaliste italiane e che la stessa Unione Europea ha imposto ai Paesi membri, obbligati a presentare dei Piani di Gestione e di sfruttamento delle risorse in linea con i pareri scientifici che, come per il caso del novellame in Sicilia, avevano già ampiamente dato un parere contrario a nuove concessioni di pesca per bianchetto, rossetto e cicerello, specie già gravemente sovra sfruttate.
“Siamo decisi a non permettere che questo scempio si ripeta indisturbato e ci siamo già attivati con azioni forti contro questo decreto, sia a livello nazionale che attraverso l’Unione Europea e la Corte dei Conti e allo stesso tempo ci auguriamo che il Ministro Catania intervenga immediatamente con azioni forti contro questo vergognoso provvedimento della regione Sicilia” concludono i rappresentanti di Legambiente, GreenLife, Marevivo, WWF e Greenpeace.
Seppur presenti in tutto il Mediterraneo, le aree di pesca più importanti per queste specie risultano la Sicilia e l’Adriatico, dove raggiungono elevati prezzi di vendita. Purtroppo, da molti anni a questa parte si registra un impoverimento sensibile e costante dei principali stock di alcune specie ittiche, poiché l’attività di pesca è molto intensa e i pesci catturati troppo piccoli. I pescherecci, sempre più efficaci grazie ai progressi tecnici, come l’utilizzo dell’ecoscandaglio, hanno provocato un intenso sfruttamento delle risorse del mare. La quantità di pesci adulti e di grossa taglia è rapidamente diminuita e la pesca si è concentrata progressivamente sugli individui più piccoli, riducendo il numero delle femmine che raggiungono l’età riproduttiva e minacciando in tal modo la sopravvivenza delle popolazioni. Alla luce di questi fatti, i rischi più gravi appaiono tanto il possibile impatto che la pesca del “novellame” può avere sulla consistenza numerica delle popolazioni ittiche, quanto il fatto che il bianchetto, come tutti i piccoli pelagici, ha abitudini gregarie, formando banchi di notevoli dimensioni mono o plurispecifici. Questa caratteristica, conosciuta come “gregarismo per taglia”, comporta la raccolta nello stesso banco di specie diverse, ma di dimensioni simili. Tale fenomeno, perciò, può essere causa di cattura insieme alle sardine anche di giovanili di specie più pregiate come i tonni, le palamite, i pesci spada ed altre specie, con danni considerevoli per queste specie (Lucchetti 2006). La pesca del “novellame” è oggetto di dibattito e preoccupazione da parte di studiosi e associazioni ambientaliste, che hanno spesso suggerito la proibizione di tale attività.