Resta il mistero su dove si trovasse Assad, mentre ieri la battaglia infuriava nel centro di Damasco e dopo che un attentato aveva ucciso suo fratello, il ministro della Difesa e un generale dell’unità di crisi del governo.
I ribelli, dopo aver preso il controllo della provincia di Aleppo sono riusciti a penetrare a Damasco.
Ammassati in diversi quartieri, sono equipaggiati con armi leggere e lancia granate. Un armamento inefficace fino a due giorni fa quando subivano i bombardamenti, ma che si sta rivelando estremamente efficiente nel combattimento all’interno della capitale, dove la presenza di milizie di Assad impedisce bombardamenti a tappeto.
Con un messaggio diramato ieri, il Comandante delle Brigate Al-Emary ha invitato i combattenti di tutte le brigate ad unirsi ai mujaheddin di Damasco, affermando che “è ‘il momento della verità. E Damasco è la lotta per la salvezza. O è vita, la dignità e la libertà o il martirio e il paradiso. ”
Mentre molti leader occidentali temono il conflitto, che è stato affiancato da al Qaeda e potrebbe estendersi ai paesi vicini, il presidente degli Usa, Barack Obama ha telefonato al presidente russo Vladimir Putin, principale alleato di Assad, per cercare di convincere Mosca ad abbandonare il dittatore siriano.
Mentre non si hanno notizie del presidente siriano, il cui aereo avrebbe lasciato ieri l’aeroporto di Damasco, diretto a Lattakia, sembra ormai certo che la moglie si sarebbe messa al sicuro in Russia.
Abdullah al-Shami, comandante di una brigata ribelle con sede in Turchia, ieri ha dichiarato: “Mi aspetto un crollo rapido del regime … questo significa che non ci sarà bisogno di un intervento esterno. Il regime comincia a sgretolarsi molto più velocemente di quanto si prevedeva “.
Già ieri, da social network come Facebook, erano scomparse le pagine e le immagini dei soldati fedeli ad Assad, che nei giorni scorsi inneggiavano alla vittoria del dittatore e mostravano come trofei i cadaveri dei rivoltosi.
Segno inequivocabile di un’imminente sconfitta. A Damasco, intanto, è già cominciata la caccia ai fedelissimi del leader siriano ed in particolare a quelli della sua cerchia più ristretta:
Hafez Makhlouf, capo dei servizi segreti per il Department of General Intelligence;
Maher al-Assad, fratello di Bashar al-Assad, capo della guardia presidenziale, comandante della quarta divisione corazzata;
Abdul Fatah Qudsiya, capo dell’intelligence militare;
Farouk al-Shara, Vice presidente;
Ali Mamluk, responsabile della Direzione Sicurezza Generale;
Rami Makhlouf, importante uomo d’affari molto vicino ad Assad, con il quale condivideva interessi imprenditoriali.
Gjm