Agrigento – È di oggi la notizia che la Procura di Agrigento ha chiesto il rinvio a giudizio per l’avvocato, consigliere comunale, Giuseppe Arnone, con l’accusa di tentata estorsione aggravata e lesioni personali aggravate (leggi l’articolo). Una notizia che non ha colto di sorpresa nessuno, visto che da tempo i fatti che hanno portato alla richiesta da parte della Procura sono a tutti noti.
Nel mese di settembre del 2011, la Sig.ra Maria Grazia Di Marco, cliente dell’avvocato in questione, nel corso di un incontro tenutosi presso lo studio legale di questi, secondo quanto denunciato dalla donna, la stessa si sarebbe rifiutata di firmare una procura che l’Arnone le sottoponeva, essendo venuta meno la fiducia nell’avvocato, a tal punto da aver successivamente dichiarato ai carabinieri di aver avuto l’impressione che l’avvocato Arnone stesse facendo gli interessi della controparte. Da lì sarebbe scaturita una lite, alla quale avrebbe fatto seguito una presunta aggressione da parte dell’avvocato, che portò la Di Marco a denunciare Arnone, dichiarando a verbale: “L’avvocato Arnone prima mi ha strattonato prendendomi per un braccio nel tentativo di farmi firmare una procura che non volevo fare, poi mi ha preso a schiaffi ed inoltre ho evitato una testata parandomi con il braccio”.
28 novembre 2011 –Arnone in un suo comunicato stampa scrive: “L’avv. Arnone manifesta ogni apprezzamento per l’operato del dott. Andrea Maggioni, finalizzato a chiarire ogni aspetto di rilievo penale dell’intera vicenda (Di Marco – ndr), a prescindere dalla già avvenuta remissione della querela…”.
6 febbraio 2012 – Ulteriore comunicato stampa di Arnone a seguito di notifica dell’avviso di conclusione di indagini ex art. 415 c.p.p: “Valuto positivamente la decisione del sostituto procuratore Andrea Maggioni di avviare a conclusione, facendo venire meno ogni segreto istruttorio, il procedimento penale nato dalla querela, poi ritirata, della mia cliente e amica, signora M. G. D. M. (clicca qui).”
16 febbraio 2012 – Trascorrono soltanto pochi giorni e Arnone cambia improvvisamente idea: “…a proposito del PM Maggioni (in riferimento al caso Di Marco ndr) il suo operato è largamente censurabile…”.
Sempre il 16 febbraio 2012, Arnone, mantenendo ancora un minimo di contegno, dichiara: “Il sottoscritto, invece, nutre apprezzamento per la ventata di efficienza e novità portata avanti rispetto a un quadro di oggettiva scarsa efficienza e immobilismo della gestione “De Francisci – Corselli”, dall’attuale gestione “Di Natale – Fonzo”…”.
23 marzo 2012 – La Procura di Agrigento chiede il rinvio a giudizio di Giuseppe Arnone. Quest’ultimo a mezzo comunicato stampa dichiara: “Reazione di Giuseppe Arnone alla richiesta di rinvio a giudizio formulata nei suoi confronti dalla Procura della Repubblica, per il reato di tentata estorsione e lesioni: “Ho denunziato il Procuratore Capo di Agrigento, Renato Di Natale. E l’esposto – denunzia riguarda anche comportamenti dell’Aggiunto, Ignazio Fonzo. E’ dalla fine del 2010 che i due alti magistrati tengono, nei miei confronti, comportamenti intollerabili, con strumentalizzazione della loro funzione giudiziaria…”.
Orbene, cosa spinge l’Arnone ad attaccare in maniera così violenta una Procura che non più tardi di qualche mese fa era da citare a modello, rispetto al passato? Ma ancor più, cosa spinge l’Arnone a denunciare due alti magistrati per presunti reati commessi nel 2010?
Se non difficile dare una risposta alla prima domanda, per comprendere le ragioni di una denuncia tanto tardiva, è necessario avere un minimo di dimestichezza in materia di giurisprudenza costituzionale.
Ormai noto un po’ a tutti noi, è il “giusto processo”. L’emblema di una riforma costituzionale che trova il suo alveo nell’art 111 della Costituzione. Si tratta di un principio adottato dal nostro ordinamento seguendo l’ispirazione dei sistemi di common law, ma anche alcuni di civil law, il cui concetto base è quello dell’equity and fairness, per poter garantire un processo equo dal punto di vista dell’organo giudicante il quale deve essere imparziale.
Nel caso di dubbio fondato sull’imparzialità dell’organo giudicante, ci troveremmo dinanzi a quello che viene definito come “legittimo sospetto”, che consente alle parti in causa di presentare un’istanza di rimessione del processo ad altro giudice di altra sede giudiziaria, sulla quale è chiamata a decidere la Corte Suprema di Cassazione. Un aspetto significativo del “legittimo sospetto”, è quello che una volta accolta l’istanza, il nuovo giudice non può utilizzare gli atti del vecchio procedimento.
Insomma, tutto da rifare… Ecco dunque, che presunti reati commessi nel 2010 rivestono grande importanza per un procedimento penale rispetto al quale Arnone non ha trovato nulla da denunciare…
Alla luce di quanto sta accadendo nella nostra città; dei violenti attacchi alla magistratura che ha avuto l’ardire di chiedere un rinvio a giudizio per un indagato, ci chiediamo: Hamel ed Errore (ma anche lo stesso sindaco Zambuto), che hanno ritenuto opportuno manifestare la loro solidarietà a una società (Mediatel), oggetto di un’informativa antimafia inviata dalla Prefettura, secondo la quale sussiste il pericolo di condizionamento da parte della criminalità organizzata (leggi l’articolo – clicca qui), non ritengono di dover manifestare solidarietà nei riguardi di una magistratura fatta oggetto di attacchi tanto strumentali?
O, così come fatto nei confronti della Prefettura, delle Forze dell’Ordine che hanno redatto le note informative e dei componenti del Gruppo ispettivo misto, dalle cui valutazioni del 6 dicembre emergerebbe il pericolo di condizionamento da parte della criminalità organizzata della succitata società, si schiereranno apertamente manifestando solidarietà ad Arnone per i comportamenti che i due alti magistrati tengono nei suoi confronti?
Gian J. Morici
Io non so niente e tutta un”invenzione,HAAAAAA CHE RIDERE MI FATE.
l’analisi non tiene conto però del fatto che la Procura non è l’Organo giudicante ma quello inquirente e che lui vuole dimostrare con la denuncia che farà che esiste inimicizia con gli inquirenti per cui gli stessi debbono astenersi e affidare l’indagine a qualcuno più sensibile alle sue ragioni che esterna attraverso libri, manifesti murali, conferenze stampa e posterbus.
Il dott. Di Natale è persona di specchiata professionalità che mai si presterebbe ad attività “politiche”.
Questa procura ha finalmente acquistato credibilità .
Direi che hanno pazientato fin troppo. Comunque, meglio tardi che mai. E’ un segnale di dignità e rispetto nei confronti degli altri e, soprattutto, verso se stessi.