AGRIGENTO – La Procura di Agrigento ha chiesto il rinvio a giudizio per l’avvocato, consigliere comunale, Giuseppe Arnone. Il politico è accusato di tentata estorsione aggravata e lesioni personali aggravate.
I fatti, resi noti nel mese di ottobre, sarebbero scaturiti dalla compravendita di una villetta della Sig.ra Maria Grazia Di Marco, assistita dell’avvocato in questione, nel corso di un incontro tenutosi presso lo studio legale di quest’ultimo.
Nel corso dell’incontro la Di Marco si sarebbe rifiutata di firmare una procura che l’Arnone le sottoponeva, essendo venuta meno la fiducia nell’avvocato, a tal punto da aver successivamente dichiarato ai carabinieri di aver avuto l’impressione che l’avvocato Arnone stesse facendo gli interessi della controparte.
Da lì sarebbe nata la lite e la presunta aggressione subita dalla Di Marco, che nel denunciare Arnone avrebbe dichiarato a verbale: “L’avvocato Arnone prima mi ha strattonato prendendomi per un braccio nel tentativo di farmi firmare una procura che non volevo fare, poi mi ha preso a schiaffi ed inoltre ho evitato una testata parandomi con il braccio”.
Successivamente, la donna ritirò la querela. “Tantu burdellu pi nenti”, titolò il direttore di giornale noto per lo stile dei suoi pezzi, che volendo dare degna sepoltura mediatica ad una notizia, che tale era, scrisse: Tanto tuonò ma non piovve. In effetti tra l’avvocato e la signora vi doveva essere un’antica e buona amicizia che è ritornata a galla per appianare tutto.”
Ma diversamente da quanto previsto dal giornalista e dall’Arnone, l’inchiesta proseguì d’ufficio. Secondo l’accusa, che è rappresentata dal sostituto procuratore Andrea Maggioni, Arnone avrebbe picchiato la sua cliente che si sarebbe rifiutata di firmare quel documento di compravendita immobiliare.
Arnone, secondo quanto riportato dall’agenzia Agi, ha commentato così la notizia: “Chiederò il rito abbreviato per andare a sentenza immediatamente e prima delle elezioni. La gente ha diritto di sapere carte alla mano chi ha operato male se Giuseppe Arnone o se i magistrati, e credo proprio che il mio libro che sarà distribuito entro Pasqua darà molto da fare al ministro della giustizia e al Csm. Mi è facile prevedere che vi saranno avvicendamenti all’ultimo piano del Palazzo di giustizia”.
Un tono ben diverso da quello usato in precedenza nei riguardi della Procura agrigentina. Persino quando in occasione dell’avviso di conclusione delle indagini a suo carico, l’avvocato dichiarò: “Valuto positivamente la decisione del sostituto procuratore Andrea Maggioni di avviare a conclusione, facendo venire meno ogni segreto istruttorio, il procedimento penale nato dalla querela, poi ritirata, della mia cliente e amica, signora M. G. D. M.”.
L’odierna affermazione di Arnone, al quale “è facile prevedere che vi saranno avvicendamenti all’ultimo piano del Palazzo di giustizia”, appare quantomeno assai disdicevole.
In attesa di “avvicendamenti all’ultimo piano del Palazzo di giustizia”, l’udienza è stata fissata al 25 giugno davanti al gip Stefano Zammuto.
Gian J. Morici
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