Agrigento – L’ipotesi sulla quale indaga la Direzione distrettuale antimafia di Palermo, è quella che dietro gli sbarchi di immigrati a Lampedusa, ci sia un’organizzazione di militari fedeli a Gheddafi.
Alcuni immigrati hanno infatti raccontato che sarebbero stati costretti ad imbarcarsi e partire per Lampedusa, sotto la minaccia di uomini appartenenti ad un’organizzazione che opera nei porti libici.
L’ipotesi di imbarchi forzati non è nuova. Già il 7 marzo, sulle pagine di questo giornale, pubblicavamo la notizia di come Gheddafi avesse intenzione di mandare in Europa migliaia di fuggiaschi che dalla Libia volevano raggiungere la Tunisia e che erano stati arrestati dalle forze filogovernative per essere imbarcati e ‘spediti‘ sulle nostre coste (leggi l’articolo)
In quello stesso articolo avevamo anche indicato il posto – una zona costiera denominata Naeemah – dove Gheddafi aveva già radunato gli sfollati, per inviarli via nave verso l’Italia, per dimostrare che senza di lui l’immigrazione illegale sarebbe aumentata.
Successivamente, con l’articolo del 15 marzo dal titolo “Il ‘mistero’ del Mistral Express. Le navi delle quali tutti sanno, tranne il Viminale” (leggi l’articolo), tornavamo sull’argomento, chiedendoci se il Viminale non stesso fingendo di non sapere nulla delle intenzioni di Gheddafi e di quanto accadeva lungo le coste libiche, fin quando, il 27 agosto, non era lo stesso ministro degli esteri Frattini, a comunicare come il Cnt, dopo la presa di Tripoli, avesse raccolto le prove sul piano libico per mandare immigrati verso le nostre coste (leggi l’articolo).
L’inchiesta della Procura antimafia, che vede indagati dieci libici, tra cui alcuni scafisti, si concentra su tre sbarchi avvenuti tra il primo e il sei agosto, tutti dalla Libia: in un caso 25 clandestini sono arrivati morti.
“Il sospetto è che i viaggi della speranza – dichiara il procuratore aggiunto Vittorio Teresi – siano l’espressione della politica di Gheddafi di invadere le nostre coste, in risposta all’intervento militare in Libia”.
Gian J. Morici